Metteteli insieme, in un vortice di pulsioni generazionali. Charles Leclerc, idolo nuovo dei ferraristi. Claude Lelouch, cineasta francese con una passione sana per i motori.
Frullate tutto in un cocktail di emozioni e andate avanti a leggere. La curva è cieca. Il pilota ci si tuffa dentro a tomba aperta. Non sa cosa troverà oltre l’ignoto.
D’altronde, se non fosse matto mica farebbe il driver. La vita è adesso, il sogno è sempre. Nella seconda metà degli Anni Settanta, Lelouch girò un cortometraggio vagamente assurdo nel cuore di Parigi.
Montò una telecamera su una automobile e un viaggio folle, a velocità estrema, venne documentato tra i Campi Elisi e Piazza della Concordia, tra l’Arco di Trionfo e il Louvre.
Talvolta, i miei lettori lo sanno, tra ciò che è verosimile e ciò che è reale prevale il verosimile. Come nel finale di un mitico western, «L’uomo che uccise Liberty Valance»: il giornalista, che poi sarei io!, dice al protagonista, il mitico James Stewart, che nel West tra leggenda e realtà fa testo la prima. La leggenda.
Con la storia di questo video di Lelouch, idem. Si narrò che quel tour pazzo sulle strade della Ville Lumiere fu percorso da una Mercedes, ma fu usato il suono di una Ferrari 275.
Si disse che al volante della macchina c’era un campione della Formula Uno dell’epoca: forse Arnoux, forse un certo Jarier, magari addirittura il mitico Gilles Villeneuve, eroe in Rosso delle impossibili imprese.
Ancora: si mormorò che Lelouch sempre si rifiutò di svelare l’identità dell’…autista, finendo persino in guardina per avere risparmiato multe sacrosante al tizio che sfrecciava ignorando semafori, sfiorando passanti, spaventando piccioni.
Ma questa, appunto, è la suggestione che viene dal passato. Un mistero avvolto nell’enigma di una emozione. Con la inattesa, però, occasione di una replica.
Eh, sì! Quante volte, nelle vite nostre, vite di comuni mortali, ci è capitato di immaginare che ci sarebbe piaciuto recuperare un frammento di passato, magari per riscrivere un dettaglio, correggere uno sbaglio, anche per cambiare il tragitto di un sentimento che non abbiamo saputo valorizzare al momento giusto?
Lelouch, il regista, evidentemente ha avuto la stessa intuizione. E la stessa intenzione. Così si è messo in contatto con Carletto Leclerc. Il giovanissimo asso della Ferrari post moderna.
Il Principe di Monaco cui una moltitudine di tifosi affida idealmente l’eredità di grandi eroi di Rosso vestiti. Da Lauda a Villeneuve, passando per Schumi e Raikkonen, ultimo iridato con il Cavallino. In breve.
Oggi, giorno in cui prima della pandemia sarebbe stato in programma il Gran Premio di Montecarlo di Formula Uno, Lelouch attiverà le sue telecamere digitali per immortalare il giro dei sogni.
Non potendo utilizzare la monoposto di Formula Uno, Carletto Leclerc si accontenterà (si fa per dire!) di una Ferrari da strada. Guiderà una SF90, primo modello ibrido uscito dalle officine di Maranello.
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Si ricomincia a sognare che prima
E stavolta non ci saranno dubbi, non nasceranno leggende metropolitane, persino la polizia di casa Grimaldi, dal Principe Alberto in giù, è d’accordo. Si ricomincia. Se non a vivere come prima, almeno a sognare. Come prima.
Leo Turrini
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Ultima modifica: 24 Maggio 2020