La filiera GPL non ha ancora recuperato, ma mantiene il suo peso nell’economia italiana

Un calo limitato dei consumi nel settore combustione GPL (-2%) nel 2020 rispetto al 2019 con numeri meno confortanti nel settore autotrazione (-21%), il valore aggiunto del Pil che si assesta al -8% per la combustione contro il -28% dell’autotrazione e investimenti molto più ridotti (-53%) in quest’ultimo settore rispetto alla combustione (-21%).

Numeri che descrivono in sintesi l’impatto della pandemia e dei provvedimenti di blocco della mobilità sul settore del GPL e che vengono analizzati nel dettaglio nello studio EY “Valutazione degli impatti del settore del GPL”, commissionato da Assogasliquidi, Associazione nazionale imprese gas liquefatti, che fa parte di Federchimica.

Le differenze di dati sui due settori trainanti non sono altro che lo “specchio” dell’andamento dei consumi e della produzione in questi due anni di emergenza sanitaria e della necessità di trovare soluzioni ad hoc.

La ricerca prende in esame gli anni 2019 e 2020: arco temporale caratterizzato dall’emergenza sanitaria da Covid 19 con tutte le irrimediabili ripercussioni sul sistema produttivo ed economico.

Ripercussioni che hanno messo in forte discussione anche l’impatto delle reti energetiche sul clima e sull’ambiente.

Dai dati dello studio emerge che, nonostante la crisi e lo stallo economico, il contributo delle Imprese di Assogasliquidi al Paese è stato significativo, in termini di posti di lavoro, contribuzione al Pil nazionale, contribuzione fiscale.

Il rapporto è stato realizzato dal team italiano “Climate Change and Sustainability Services di EY, composto da professionisti che si occupano degli aspetti legati alla sostenibilità.

Siamo partiti da un’indagine su un campione rappresentativo di aziende associate ad Assogasliquidi-Federchimica – spiega Roberto Giacomelli, partner Climate Change and Sustainability Services EY SpA – che ci ha consentito di arrivare a dati piuttosto articolati per poi fare una fotografia di tutto il settore del GPLAbbiamo iniziato misurando gli impatti diretti, indiretti e indotti nei tre comparti considerati, non solo l’autotrazione e la combustione ma anche i “soci aggregati” ossia tutte quelle realtà della componentistica che completano la filiera del GPL, ma che non sono fornitori diretti delle aziende associate. Abbiamo tenuto conto non soltanto dell’impatto generato dalle attività delle aziende e dei loro fornitori ma anche di quello che, a cascata, deriva dai consumi finali degli occupati coinvolti lungo la filiera”.

Dallo studio emerge che nel 2019 il settore del GPL ha contribuito al Pil con 1,6 miliardi di valore aggiunto, 18.013 posti di lavoro per quanto riguarda il settore della combustione, tenendo conto anche di 1.640.000 tonnellate di GPL consumate. Nel settore dell’autotrazione, il contributo è stato di 401 milioni di valore aggiunto e 5502 posti di lavoro, con 1.653.000 tonnellate di consumi. Nel 2020 i valori cambiano, anche se di poco: il settore combustione dà un valore aggiunto di 1,4 miliardi e 15.541 occupati per 1.615.000 tonnellate di GPL consumate; il settore dell’autotrazione contribuisce al Pil con 196 milioni e conta 2.987 occupati, mentre i consumi si attestano su 1.302.000 tonnellate.

La pandemia ha sconvolto e messo in discussione i parametri di produzione e consumo a livello globale, con forti ripercussioni sul sistema economico, e il settore del GPL ha particolarmente accusato gli effetti della crisi – afferma Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi –. Si intravedono timidi segnali di ripresa sui consumi del 2021 rapportati al 2019 per quanto riguarda il settore della combustione, ma continua il gap per quanto riguarda i volumi registrati nel comparto auto: nel raffronto tra i dati dei primi 9 mesi del 2021 rispetto all’analogo periodo del 2019 (ante pandemia), il mercato del GPL auto segna ancora un preoccupante -15% dei consumi. Non c’è dubbio però che quanto è stato perso nel 2020 non si recupererà nel 2021. A maggior ragione, Governo e Istituzioni devono urgentemente introdurre le misure che da tempo proponiamo e che potrebbero compensare il gap economico che si è prodotto negli ultimi due anni”.

Penso per esempio – spiega Arzà – alla nostra proposta di incentivo per la conversione a gas delle auto circolanti euro 4, 5 e 6 a diesel e benzina che, oltre ai forti benefici ambientali (riduzione sino a 12 ton di NOx e 42mila ton di CO2), darebbe un grande respiro a tutta la filiera che, come conferma il rapporto di EY, è una grande realtà produttiva italiana e il suo peso è rilevante sia a livello economico che sociale”.

Accanto a queste misure di carattere urgente – ha continuato Arzà – è poi necessario intervenire sul pacchetto Fit for 55, rispetto al quale il settore dei gas vuole rappresentare parte della soluzione: ma per far sì che questo avvenga le previsioni vanno riviste per mantenere una fiscalità contenuta sui gas (sia per il riscaldamento sia per la mobilità), introdurre il criterio della valutazione delle emissioni di CO2 in un’ottica Well to Whell o LCA oltre a rivedere l’inasprimento delle soglie emissive che di fatto prevedono un “ban” del motore endotermico al 2035″.

Il BioGPL

“In questo modo si eviterebbe di bloccare gli investimenti industriali a vantaggio dello sviluppo di soluzioni bio e rinnovabili per i carburanti e della valorizzazione delle infrastrutture esistenti. Come settore del GPL siamo infatti fortemente impegnati nello sviluppo delle componenti bio (BIOGPL) e rinnovabili (miscelazione con prodotti rinnovabili come – ad es – l’rDME) da miscelare al prodotto fossile per ridurre in modo considerevole l’impronta carbonica nell’intero ciclo di vita sia negli usi di riscaldamento, industriali/commerciali ed agricoli sia in quelli come carburante per i motori. Ma gli sforzi delle imprese in questo settore devono trovare il sostegno della politica”, conclude Arzà.

Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi

Ultima modifica: 17 Novembre 2021