«E questo contrassegnato da una R è il pulsante della retromarcia…».
‘Ma scusi a cosa serve su un circuito di Formula Uno?’ abbiamo chiesto da spacconi.
Qualche minuto dopo lo abbiamo capito: è necessario per rimettersi in pista dopo essersi schiantati a 220 chilometri orari contro la cinta di protezione in muratura.
Lo spavento è stato reale, ma per fortuna l’impatto è rimasto virtuale nella monoposto stretta e lunga del simulatore del Museo Ferrari. Nel quale ci si immerge vivendo l’esperienza unica alla guida di una macchina da corsa.
La cloche sembra quella di un aereo, è costellata di pulsanti e intimidisce. Ma è sufficiente memorizzare solo alcuni comandi per gestire il bolide e sopravvivere:
Il cambio al ‘volante’ prima di tutto (leva a sinistra per scalare di marcia, a destra per innescare la prima), quindi il tasto verde per accelerare e aprire l’alettone evitando così di decollare.
Il “test” a Imola
Nel circuito di Imola che abbiamo scelto assieme ad altri due concorrenti ogni curva diventa un’insidia. Per chi come noi non ha mai affrontato un semi-tornante lanciati a 180 chilometri orari capita più di una volta di tirare dritto e ritrovarsi ora spiattellati contro una staccionata, ora miracolosamente sul rettilineo dopo aver tagliato a velocità supersonica un paio di curve: sono cose che succedono quando nel giro di 4 secondi da zero ti ritrovi a 100 chilometri orari.
I giri si susseguono all’inizio tra mille interruzioni, ‘stop and go’ dovuti alle numerose sbandate e uscite di strada. Proseguendo nella gara, col passare dei minuti, però si prendono le misure, il rapporto cambio-acceleratore si affina. Fino a quando improvvisamente tocchiamo il cielo con un dito perché ci accorgiamo addirittura di sorpassare il nostro rivale… dopo che tuttavia ci aveva già doppiati due volte.
Gianpaolo Annese

Ultima modifica: 3 Novembre 2020