Offensiva di Autostrade per l’Italia (Aspi) di fronte alla prospettiva – per la quale M5s sta spingendo con forza – di una revoca delle concessioni, figlia della tragedia del Ponte Morandi e dell’inchiesta bis sui report dei viadotti nel quale alcuni dipendenti di Aspi e Spea operano per modificare, cancellare, nascondere i veri dati dei controlli sui viadotti e arrivano a usare jammer per evitare le intercettazioni.
Ma non sempre ci riescono, come nella telefonata del 4 dicembre 2018, tra il dirigente Luca Torricelli Ferretti e un suo sottoposto che riferisce che la perdita di precompressione del ponte Pecetti potrebbe essere una perdita doppia, e Ferretti risponde: «L’importante è che sulle carte che abbiamo siamo a posto».
«Le condotte degli indagati – scrive il gip Angela Nutini nella sua ordinanza – sono gravemente minatorie della sicurezza degli utenti della strada». E rischiano di raffozare chi vuole la revoca delle concessioni. Non a caso Aspi ha ribadito che è pronta, a partire forse già dal cda straordinario in agenda oggi, «a ogni azione di tutela nei confronti di eventuali comportamenti illeciti di propri dipendenti».
Due dipendenti coinvolti nell’inchiesta bis di Genova sono già stati sospesi, così come i 4 dipendenti di Spea, che martedì dovrà decidere del destino anche del suo Consiglio di amministrazione.
Autostrade per l’Italia non cede
Ma Aspi non vuole mollare. Ieri Gianni Mion – presidente di Edizioni, la holding dei Benetton che detiene il 30,25% di Atlantia, che a sua volta controlla Autostrade per l’Italia – ha smentito le indiscrezioni apparse sulla stampa su una possibile vendita di quote o dell’intera Aspi. «Non ci sarà nessun spin off o vendita parziale di asset».
Nella stessa ottica, Autostrade ha anche lanciato una «operazione trasparenza». Pubblicando online i dati di tutti i lavori di manutenzione in corso (73) e dei cantieri futuri (64 nei prossimi cinque anni, 253 a medio-lungo termine, 705 a lungo termine) sui viadotti. E ha annunciato che aprirà presto due sportelli. Uno online e uno fisico nella sede di Roma. Attraverso i quali i cittadini potranno chiedere l’accesso agli atti. Ottenendo direttamente tutta la documentazione sulla gestione della rete. Compresi i dati di monitoraggi e manutenzioni.
Autostrade per l’Italia ha poi negato di aver speso poco in manutenzioni. «Il consuntivo di spesa in manutenzione nel periodo 2000-2018 – dice in una nota – è infatti di 5,430 miliardi di euro. Pari a circa 196 milioni di euro in più rispetto agli impegni di spesa previsti in Convenzione».
Aggiungendo. «La spesa in manutenzione per chilometro di infrastruttura di Autostrade per l’Italia è di circa 108mila euro all’anno. Questo nel periodo 2013-2017. Pari a 5 volte di più rispetto alla spesa effettuata da Anas sulla propria rete. E 3 volte superiore alle concessionarie francesi e spagnole comparabili».
La diatriba Aspi-Anas
La comparazione non è affatto piaciuta ad Anas, che ha replicato a tono. «Per la manutenzione delle sue infrastrutture autostradali non a pedaggio l’Anas spende importi analoghi rispetto ai concessionari autostradali a pedaggio».
E ancora. «Sulla propria rete autostradale non a pedaggio, comprensiva di raccordi autostradali (totale 1.300 km) spendiamo in manutenzione mediamente, esclusa sorveglianza e info mobilità, oltre 98mila euro a km/anno. E sulla sola A2 la spesa raggiunge la quota di oltre 128mila euro a km/anno»
Alessandro Farruggia
Ultima modifica: 16 Settembre 2019