Strade e autostrade, e quindi ponti e viadotti, intelligenti e sicuri. Le smart road. Nel rilancio del Paese del dopo-pandemia e con la pioggia di miliardi (oltre 220 complessivamente per il Next Generation Eu e il React Eu) dovrà esserci spazio anche per una mobilità ecosostenibile e tecnologicamente avanzata.
Un’innovazione che non riguarda solo i veicoli – con la gomma che solo per le merci assorbe quasi il 90% dei trasporti – ma anche le infrastrutture non solo da mantenere e ristrutturare (per evitare che si ripetano tragedie come quella del Ponte Morandi) piuttosto che ampliare ma anche da monitorare giorno per giorno anche da remoto.
Una mobilità, appunto, intelligente e sicura, oltre che ecosostenibile, per cui dei 220 miliardi complessivi, il governo per ora, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ne ha destinati 32. Gran parte dei quali destinati ai trasporti su rotaia e all’Alta velocità che, ricorda l’ad di Italo, Gianbattista La Rocca rimane «un’infrastruttura strategica per l’intero Paese e dovrà continuare a ricoprire un ruolo di primaria importanza».
L’importanza delle smart road
Per le infrastrutture della viabilità stradale e autostradale, però, il Recovery Plan, avverte Massimo Schintu, dg di Aiscat, l’Associazione che rappresenta le 27 società concessionarie – a partire da Autostrade per l’Italia per cui resta ancora aperto il contenzioso con il governo dopo la tragedia di Genova – di oltre 6mila chilometri di autostrade su un totale di quasi 7mila, gli investimenti previsti sono ben poca cosa.
Sebbene, aggiunge, anche in veste di presidente dell’associazione delle concessionarie europee, non sarebbe «vero» che i fondi di Bruxelles non potrebbero essere utilizzati anche sul fronte di strade e autostrade.
Non tanto per un sensibile incremento dei chilometri – fatta salva la realizzazione della Gronda di Genova, la Asti-Cuneo e gli interventi per la resistenza antisismica della rete stradale del Centro Italia – quanto, spiega, anticipando la sua audizione la prossima settimana alla Camera, per un miglioramento infrastrutturale che guardi alla creazione delle smart road (strade intelligenti che dialogano con i veicoli), al monitoraggio infrastrutturale da remoto (si pensi a ponti e viadotti) e alla telesorveglianza fino alla diffusione di rifornimenti di carburanti non convenzionali (compreso l’idrogeno, oltre l’elettrico) e alla sviluppo della rete di distribuzione autostradale di beni e servizi.
Il programma di aggiornamenti
Le autostrade in concessione, che soffrirebbero dei ritardi degli aggiornamenti dei contratti tra concessionarie e concedente, hanno comunque un programma decennale di investimenti di circa 29 miliardi. Quasi 30 (29,9) invece sono quelli previsti dal Contratto di programma quinquennale dell’Anas (gruppo Fs italiane) che gestisce oltre 30mila km di rete stradale e autostradale con più di 14.600 ponti e oltre 1900 gallerie.
Circa la metà (15,9 miliardi) degli investimenti di Anas riguarda la manutenzione programmata (superando la logica di quella straordinaria ed emergenziale), l’adeguamento e la messa in sicurezza della rete, 14 invece sono rivolte a nuove opere e al completamento degli itinerari. Grazie all’impiego di strumenti informatici che supportano i tecnici dell’azienda nel corso delle visite, è stato reso più efficiente il processo di ispezione sulle opere ed è stato avviato un progetto per il monitoraggio strumentale con sensori – con una sperimentazione anche via smartphone – di ponti e viadotti.
Oltre al capitolo sicurezza (con la sostituzione di oltre 650 km di barriere e l’uso di barriere spartitraffico in calcestruzzo e ‘salvamotociclisti’) Anas è impegnata anche sul fronte dell’innovazione tecnologica e delle sue applicazioni. Tra i progetti in corso – con 1 miliardo di investimenti – spicca, apripista in Europa, la Smart Road Anas, una tecnologia propedeutica ai futuri scenari di guida autonoma dei veicoli.
Achille Perego
Ultima modifica: 29 Gennaio 2021