Quel cavallino presente sia nel logo Ferrari sia in quello Porsche

13778 0
13778 0

Le due storiche rivali nel settore delle auto sportive sono accomunate da un cavallino rampante: coincidenza, copia o una non cercata similitudine?

Capita davvero raramente di trovare elementi molto caratteristici in loghi di diverse aziende, e ancor più raramente se queste si ritrovano in concorrenza diretta. Esistono però delle eccezioni che nascono da vicende storiche molto particolari. E’ il caso di Ferrari e Porsche, due case automobilistiche che non hanno bisogno di presentazioni e che alimentano le fantasie di moltissimi appassionati.

Pur con dimensioni differenti, un cavallino rampante è presente in entrambi i loghi. Guardando con attenzione, poi, si può capire che poco è stato fatto negli anni per renderli differenti, tanto da pensare che possano rappresentare la stessa cosa. La realtà è infatti questa, ma nulla ha a che fare con la volontà di una delle due aziende di imitare l’altra.

Il logo Porsche non nasce così come lo conosciamo nell’anno della fondazione, ovvero il 1931, ma oltre vent’anni dopo, quando l’importatore di Porsche per il mercato americano Max Hoffmann convinse Ferdinand Porsche a realizzare un logo che fosse immediatamente riconoscibile. La scelta ricadde su alcuni elementi presi dallo stemma del Württemberg, regione di provenienza della Porsche, e altri da quello della città, Stoccarda. Corna di cervo nel primo caso, il famoso cavallino rampante nel secondo.

Meno logico e intuitivo è capire come il simbolo della città di Stoccarda, il cavallino rampante, sia finito nel logo Ferrari, costituendo di fatto la cosa meno Made in Italy di tutte. Nel corso del primo conflitto mondiale era usanza, fra gli aviatori, quella di assumere il titolo di “asso” all’abbattimento del quinto aereo nemico. Il caso volle che Francesco Baracca, asso dell’aviazione italiana, abbatté il quinto aereo tedesco guidato, probabilmente, da un pilota proveniente da Stoccarda, che recava il cavallino come simbolo personale sulla fusoliera. Seguendo un’usanza dell’epoca dagli uomini d’onore, quale Baracca era, con il titolo di asso era segno di rispetto quello di assumere anche il simbolo del nemico abbattuto.

Qualche tempo dopo la contessa Paolina Baracca, madre di Francesco, suggerì a Enzo Ferrari di utilizzare lo stemma personale del figlio in segno di buon auspicio. Enzo Ferrari, che in quel 17 giugno del 1923 vinse proprio una gara all’autodromo di Savio, vi si affezionò e lo fece suo. Il resto è storia.

Ultima modifica: 3 Marzo 2017