Formula E è la novità per eccellenza nel mondo motoristico della velocità con le marce. La formula E è il segmento che riscuote le maggiori attenzioni nei tempi recenti, in parallelo con quanto accade per le versioni di serie. Ma, esperti a parte, sono in pochi a conoscerne il funzionamento, anche nei suoi elementi essenziali.

Macchine formula E: hanno le marce?

Tra gli interrogativi più gettonati tra i meno avvezzi alla materia c’è il seguente: le macchine della formula E hanno le marce? Una curiosità alimentata dal successo del campionato mondiale di categoria che abbina al classico fascino della velocità la moderna attenzione per le questioni ambientali. Il campionato mondiale di formula E macina ormai numeri importanti per quanto riguarda spettatori e contatti sui media. Un interesse alimentato anche dai Paesi di tutto il mondo e dalle città che puntano a mettersi in vetrina grazie all’appeal ecologico dell’elettrico.

Cominciamo con il rispondere subito al quesito: sì, le macchine di formula E hanno le marce. Ma probabilmente, il vero dubbio di chi lo pone è se quelle delle auto elettriche siano le stesse marce dei veicoli tradizionali con motore a scoppio. E qui la risposta si fa più complessa. Per semplificare possiamo dire che un’automobile elettrica, anche da strada, si caratterizza per una grande rapidità di accelerazione, cui non corrisponde una capacità di resistenza altrettanto spiccata. Coppia e ripresa sono da record, ma sul lungo queste vetture faticano a tenere il passo.

Per questo, anche i team impegnati nel circuito mondiale lavorano molto sul rapporto tra motore e trasmissione, ovvero sul sistema degli ingranaggi. Ogni squadra ha dato vita a una propria strategia che rende ampio il ventaglio delle opzioni e variegata la risposta al quesito di partenza.

Quale tipologia di marce hanno le macchine della formula E

Ci sono scuderie che montano un originale cinque marce sequenziale con motore singolo, e altre che si sono regolate pressoché all’opposto con un’unica velocità “distribuita” su due motori. E vi sono chiaramente squadre che si collocano a mezza strada tra i due estremi, ritenendo che un’opzione mediana fornisca maggiore affidabilità e prestazioni soddisfacenti.

Nel tempo si sta però consolidando la tendenza maggioritaria ad andare verso la monomarcia. Praticamente ci si muove in direzione opposta rispetto alle versioni tradizionali endotermiche, e del resto appare logico che sia così essendo diversi i principi di funzionamento.

Ma perché si va sempre più verso il cambio a una sola marcia? Quali sono i vantaggi di tale scelta? Una ragione è la più banale: per il peso. Con una trasmissione più essenziale si riduce il peso che rappresenta sempre una componente importante. Ma il risparmio è anche in termini di tempi alla guida. Ciò chiaramente ha un rovescio della medaglia: il rendimento rischia di essere meno brillante se non si riesce a trovare il giusto compromesso tra facilità d’uso e prestazioni.

Ultima modifica: 12 Novembre 2021