E’ stato il tormentone della fine del 2018 e ancora oggi il meccanismo operativo non è chiarito. La Ecotassa, tassa il cui intento dovrebbe essere quello di imprimere una svolta green nel parco auto circolante in Italia, porta con sé importanti novità per il portafogli di coloro che desiderano acquistare uno dei modelli di automobili entrato nell’occhio del mirino del Governo.
Non mancano le critiche. Ecco tutto quello che bisogna sapere sull’ecotassa auto 2019.
Ecotassa auto: info utili
Chi ha seguito le vicende politiche di fine anno, lo ricorderà senz’altro molto bene: l’approvazione della manovra finanziaria voluta dal Governo è stata una vicenda in cui non si sono risparmiati i toni alti, le polemiche e i colpi di scena. Non solo: nonostante del provvedimento si parlasse da lungo tempo, il voto e la conseguente approvazione della manovra sono arrivate il 30 dicembre scorso e pertanto è mancato il tempo per avere chiarimenti specifici sulle singole decisioni. In quella data, una Camera dei Deputati piuttosto agitata – c’è chi non ha votato, chi si è astenuto e chi ha votato contro – ha comunque approvato il disegno di legge del bilancio 2019. E pertanto, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del giorno dopo, dal primo gennaio scorso la Legge finanziaria è entrata in vigore ed è a tutti gli effetti operativa. Tale legge contiene importati novità anche per il settore e l’industria dell’automobile. Nel provvedimento normativo, infatti, è annoverata anche la cosiddetta Ecotassa, ossia una tassa che dovranno pagare coloro che scelgono un’automobile in grado di emettere anidride carbonica in misura superiore ai 160 grammi per chilometro percorso.
Prima però di entrare nel merito della questione, un’informazione per quanto riguarda i tempi: l’Ecotassa è realmente operativa dal primo marzo 2019 e andrà in pensione il 31 dicembre 2021. Dunque, in poco più di un mese il legislatore dovrà provvedere a disciplinare la questione con un decreto interministeriale, che vedrà a lavoro di concerto tre ministeri diversi: quello dello sviluppo economico, quello dell’economia e, naturalmente, quello delle infrastrutture e dei trasporti. Per il momento, circa le modalità operative di applicazione della tassa ecologica, nulla è dato sapersi.
Un provvedimento criticato
inutile dire che il provvedimento normativo è stato accolto molto male da coloro che operano nel settore dell’automotive – costruttori e dealer – ma anche dagli stessi automobilisti, che si sono visti spiazzati. Tra l’altro, si sta parlando di un settore che – va detto – ha sofferto parecchio negli anni della crisi e che ancora tutt’oggi non se la passa benissimo, basti considerare che il 2018 si è chiuso con una contrazione del mercato superiore al 3 per cento e basti guardarsi attorno: il parco circolante è mediamente obsoleto, tanto che gli addetti ai lavori auspicavano più che altro alla messa a punto di un meccanismo incentivante (e non penalizzante) per chi vuole acquistare una nuova auto (un inventivo in realtà c’è, ma se ne parlerà in seguito).
Ciò che sostanzialmente viene contestato all’Ecotassa è che ad essere tassate (supertassate!) sono auto di ultima generazione (tanto che ancora devono uscire dalla concessionarie), mentre nulla si è fatto (o molto poco) per svecchiare il parco macchine circolante. In altri termini, chi possiede un’auto Euro 3, per esempio, può circolare indisturbato (a meno di specifici provvedimenti del Comune), inquinando e senza sborsare un centesimo, mentre chi acquista un’auto nuova Euro 6 (dunque ultimo ritrovato tecnologico), può trovarsi a pagare una tassa ecologica che può raggiungere i 2500 euro. Il che, naturalmente, è in antitesi con il principio di economia ambientale “chi inquina paga” e, tra l’altro, è anche un deterrente (se non addirittura un freno) all’acquisto di nuove autovetture e dunque alla ripartita del settore.
Per altro, ad essere tassate non sono soltanto le automobili di lusso e le supercar come era stato fatto in passato con il famoso “super bollo” – in questo caso, tra l’altro, occorrerebbe cambiare nome alla tassa – ma anche alcuni modelli più “pret a porter” . Insomma, una tassa punitiva, che stenta ad essere digerita e che potrebbe scatenare un altro fenomeno, ossia quello dell’usato. Chi acquista auto (anche vecchie, molto vecchie) di seconda o di terza mano, infatti, nulla deve in termini di tasse. Per dovere di cronaca va però detto che l’Ecotassa insiste anche sui modelli usati acquistati all’estero.
Quanto costa l’Ecotassa?
Il costo dell’ecotassa è proporzionale alle emissioni in atmosfera in termini di anidride carbonica. Per i modelli (sono compresi anche i camper e i veicoli per il trasporto delle persone, fino a 9 passeggeri) che emettono tra i 160 e i 175 g/km, l’esborso è pari a 1100 euro; per quelli che emiliano tra i 176 e i 200 g/km, la tassa sale a 1.600 euro.
Sono invece ben 2000 euro per quelle automobili che immettono in atmosfera tra i 201 e i 250 g/km di CO2. Infine, la tassa ammonta a ben 2.500 euro per le attuabili che superano i 250 g/km di CO2. Si paga l’Ecotassa anche se si firma un contratto di leasing, non solo di compravendita.
Ecobonus: cos’è
Come si accennava, accanto all’Ecotassa il Governo ha varato in effetti un meccanismo incentivante per l’acquisto di auto ibride ed elettriche. Si tratta dell’ecobonus, ossia di un contributo che sarà destinato all’acquisto di auto che immettono in atmosfera una quantità di CO2 inferiore a 70 g/km. Si tratta di un provvedimento di nicchia, dunque, che coinvolgerà soltanto coloro che vorranno acquistare auto con trazioni innovative.
Contributi sono previsti anche per l’installazione di colonnine elettriche, ma i dettagli del provvedimento non sono ancora chiari. Così come non è ancora certo se, l’Ecobonus, sarà destinato anche alle persone giuridiche e, dunque, alle imprese.
Ultima modifica: 9 Gennaio 2019