Nell’era della mobilità sostenibile, la filosofia sottesa all’ecoincentivo è piuttosto facile da comprendere: chi decide di acquistare un’auto che abbia uno scarso impatto ambientale – sostituendo così un’auto inquinante – riceve un contributo statale, un bonus che supporti l’investimento. Non si tratta di un provvedimento inedito e nemmeno nuovo, e per tale motivo, sugli ecoincentivi, si potrebbero scrivere fiumi di parole. Sì, perché si tratta di un provvedimento che presta il fianco a una serie di considerazioni, positive e negative. Ad esempio gli ecoincentivi per le microcar.

Considerazioni sugli ecoincentivi

Da un lato, infatti, permette di dare una mano a svecchiare il parco circolante, il che è come minimo sacrosanto, visto che in Italia più della metà delle auto che viaggiano sulle nostre strade hanno motorizzazioni vecchissime, tra Euro 0 e Euro 3. Dall’altro lato, però, c’è chi dice che gli incentivi droghino il mercato, il che significa che nel periodo degli ecoincentivi vi è una corsa all’immatricolazione, la quale si arresta, riportando il settore nel baratro, nel periodo immediatamente successivo alla chiusura del piano di incentivazione.

Ma sono molte altre le considerazioni, soprattutto in tema di Ecobonus. Sì, perché il Governo ha deciso di premiare solo chi acquista auto ritenute poco inquinanti per via delle trazioni alternative, senza considerare che anche un’auto Euro 6 può essere decisamente molto poco impattante sull’ambiente. Ma vediamo nel dettaglio.

Il Diesel non se la passa bene

Additato come la causa di tutti i mali, il Diesel in questo periodo non se la sta passando di certo bene, nonostante – e a dirlo sono i fatti, non le parole – sia, ancora a oggi, la trazione più conveniente sotto tutti i punti di vista. Ovviamente non si deve generalizzare e, a scanso di creare equivoci, meglio puntualizzare che per Diesel efficiente sotto tutti i punti di vista, si intende un motore Diesel di ultima generazione, non certo un Euro 1 senza filtri e senza dispositivi di rigenerazione dell’aria. Fatta questa doverosa premessa, ecco perché il Diesel è ancora un valido motore. Per prima cosa perché non ha problemi di autonomia.

A differenza di auto elettriche, auto a GPL, auto a metano, le stazioni per il rifornimento di auto a Diesel sono ovunque, lungo tutto lo Stivale, isole comprese. In pratica, quindi, generalizzando e senza fare distinguo tra marche e modelli, chi utilizza un’auto Diesel di ultima generazione, dunque Euro 6, si trova davanti ai seguenti vantaggi: il motore è efficiente, e pertanto non consuma eccessivamente; il serbatoio è generalmente capiente, il che significa che anche su modelli più piccoli l’autonomia è alta.

Inoltre, va detto, che chi guida un’auto a Diesel di fatto non ha problemi nel rifornimento, perché le stazioni di servizio, come si è anticipato, sono un po’ ovunque. Un altro nido centrale, a vantaggio delle motorizzazioni diesel, riguarda la manutenzione: qualsiasi professionista sa dove mettere le mani su questi motori, mentre la cosa non è scontata per le trazioni alternative. Una precisazione: quanto appena detto vale per tutte le motorizzazioni endotermiche, benzina in primis.

Le trazioni alternative, vantaggi e svantaggi

Auto ibride, elettriche, metano e GPL: sono queste le trazioni alternative che tanto piacciono alle Leggi di Bilancio, ai Governi e alla Istituzioni, i quali decidono di premiare coloro che acquistano una nuova vettura ritenuta poco inquinante e dunque ecologica. In pratica, quindi, per capire quali sono le auto a cui vengono assegnati gli incentivi, occorre valutare il valore delle emissioni. Chiaro che, un’auto elettrica, le cui emissioni sono pari a zero, rientra nella fascia degli incentivi più alti.

Ma, prima di entrare nel merito dei valori, davvero un’auto elettrica è l’auto ideale per tutti? I limiti sono noti: autonomia, tempi di ricarica, necessità di infrastrutture. Difficilmente un’auto elettrica, anche le più performanti, può allo stato attuale sostituire un’auto con trazione tradizionale, ma è un’auto a cui vengono demandante determinate funzioni, per esempio quella della circolazione cittadina. Ecco perché una minicar elettrica è il compromesso perfetto.

Le microcar e il bonus

Ricapitolando, in base al valore delle emissioni, il bonus va da 6 a 4 mila euro, se le emissioni in atmosfera sono comprese tra 0 e 20 g/km di CO2; tra 2500 e 1500 se l’intervallo è compreso tra 21 e 70 g/km di CO2. L’Ecobonus oscilla per via della rottamazione: se si rottama si ha diritto a un bonus più alto. Focalizzando l’attenzione sulle microcar, il ragionamento fin qui fatto non si discosta di molto.

Va detto che le microcar, per loro natura, sono vetture destinate alla circolazione urbana, e pertanto sono perfette anche quelle elettriche. Proprio queste, avendo un impatto sull’ambiente in termini di emissioni pari a zero, sono particolarmente avvantaggiate rispetto alle auto familiari, quelle di grosse dimensioni.

Proprio su queste ultime, infatti, si sono accese le maggiori polemiche: il governo, con la cosiddetta ecotassa, ha infatti deciso di penalizzare le auto di grossa cilindrata – sostanzialmente l’alto di gamma – perché ritenute molto inquinanti, nonostante le motorizzazioni di ultima generazione molto performanti. Dunque, concludendo, semaforo verde per l’acquisto di minicar, ancor meglio se a trazione alternativa. Le istituzioni le incentivano, al privato resta la valutazione sulla loro effettiva utilità.

Ultima modifica: 7 Gennaio 2020