Automobile Club, storia e curiosità

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Le primissime origini del glorioso Automobile Club d’Italia (ACI) risalgono al 1898. Ai primi di novembre di quell’anno, infatti, a Torino mosse i primi passi l’antenato di quello che poi, nel 1905, diventerà l’Automobile Club propriamente detto.

L’iniziativa si dovette a Roberto Biscaretti di Ruffia, Michele Lanza e Cesare Goria Gatti: i tre scrissero una lettera circolare rivolta ai “simpatizzanti” dell’automobile piemontesi, che erano pochi, appartenevano più o meno allo stesso ceto sociale alto-borghese e si conoscevano tutti. L’invito rivolto a questi entusiasti della quattro ruote era di riunirsi in un club e prendere parte a una riunione costitutiva prevista per il 19 di quel mese.

L’associazione venne poi effettivamente fondata ufficialmente il 6 dicembre: i soci promotori furono diciannove e il nuovo sodalizio prese il nome di Automobile Club di Torino. Roberto Biscaretti di Ruffia ne fu il presidente e vice presidente Cesare Goria Gatti; Giovanni Agnelli invece assunse la carica di segretario. Tra gli altri soci fondatori sono da citare Jules Blanc, Carlo Biscaretti di Ruffia, Pietro Bosio, Giovanbattista Ceirano, Luigi Damevino, Pietro Gandolfo, Michele Lanza, Felice Leumann, Fortune Naveux, Edoardo Noyer, Salvatore Pugliese, Giuseppe Rotta e Luigi Storero.

La ragion d’essere della neonata associazione, che aveva la sede in corso Vinzaglio, era di riunire i proprietari di automobili, rappresentarli nei confronti dei poteri pubblici e dare vita alle prime gare sportive.

Torino, o cara

Ma, come si diceva, la nascita dell’Automobile Club d’Italia come entità nazionale avvenne solo nel gennaio 1905: si era appena inaugurato con grandissimo successo il Secondo Salone Internazionale dell’automobile organizzato al parco del Valentino; si trattò del risultato della fusione tra l’Automobile Club di Torino e altri sodalizi minori. Il capoluogo sabaudo continuò naturalmente ad essere considerato la sede di riferimento, dato che lì era nato il primo club degli automobilisti italiani.

La Grande Guerra impose un freno temporaneo all’espansione della nuova associazione, ma dopo la conclusione dell’immane massacro (una “inutile strage”, la definì Benedetto XV) le nuove sedi si moltiplicarono piuttosto in fretta. Basti pensare che nel 1926 le sedi dell’ACI ammontavano ormai a cinquanta e gli automobilisti associati a quasi 10 mila.

Il quel 1926 (anno quarto dell’era fascista), tra l’altro, l’Automobile Club d’Italia passò, dal punto di vista giuridico, dalla condizione originaria di associazione privata a quella di ente morale, con la denominazione di Reale Automobile Club d’Italia, nome che mantenne fino al 1946, anno in cui, tramontato il fascismo nell’ignominia, si ritornò alla dicitura originaria.

Nel periodo tra il 1926 e il 1939 furono istituiti gli Uffici ACI ai valichi di frontiera, cominciò la stampa delle utilissime e prestigiose carte stradali e si tennero le prime Conferenze nazionali del traffico. Da rammentare anche il salvataggio dalla bancarotta dell’autodromo di Monza.

Con l’avvento della Costituzione repubblicana si ebbe l’approvazione del nuovo statuto dell’ACI: esso ne ristabilì la denominazione originale (ACI) e ne ribadì la natura giuridica di ente morale. Più esattamente l’Automobile Club d’Italia diviene ora (siamo nel 1950) una federazione: esso riunisce infatti gli Automobile Club provinciali e altri sodalizi con ragione sociale legata all’automobile. Tutti questi soggetti, però, manterranno la propria autonomia, sia dal punto di vista della gestione che da quello patrimoniale.

Il boom economico

Nel dopoguerra un’Italia giovane e volenterosa (ma non scordiamo l’aiuto imprescindibile del Piano Marshall) si rimette in piedi con straordinaria rapidità. Tutto ciò porta naturalmente ad un miglioramento delle condizioni economiche generali e quindi, in pochi anni, anche ad un aumento impressionante del parco auto circolante: basti solo pensare che il numero dei soci ACI passa dai 43 mila e 500 del 1945 ai 305 mila e 500 del 1960. E siamo appena prima del cosiddetto boom degli anni Sessanta, forse il periodo economicamente più felice che l’Italia abbia mai vissuto in tutta la sua storia.

Dal punto di vista giuridico-formale, in questo periodo assistiamo anche all’ingresso dell’Automobile Club d’Italia nella ipertrofica famiglia degli enti parastatali: mamma DC, lo sappiamo, era molto generosa coi soldi pubblici. Da ricordare anche, nel 1950, il riconoscimento dell’ACI, da parte del CONI, come “Federazione sportiva”.

Nel 1978 l’ACI entra nella Alliance Internationale du Tourisme, organizzazione che mette insieme gli operatori nazionali che agiscono nel settore turistico. Ma per la definitiva affermazione dell’Automobile Club d’Italia il decennio decisivo è senz’altro quello tra il 1974 e il 1984. È da ricordare, tra l’altro, che nel 1973 era scoppiata la grande crisi petrolifera in conseguenza dell’aumento dei prezzi del greggio deciso dall’Opec: i meno giovani ricordano ancora le domeniche di circolazione a targhe alterne…

Ma crisi o non crisi, i soci aumentano fino al numero impressionante di più di due milioni. Si sviluppa un servizio di soccorso stradale efficiente e capillare. Nasce un centro di assistenza telefonica (col numero 4212) che viene individuato dalla RAI come interlocutore principale per la realizzazione della gloriosa rubrica di informazione per gli automobilisti Onda Verde.

L’oggi

Lo sviluppo di Automobile Club d’Italia prosegue negli anni successivi con la costituzione di società collegate che permettono al sodalizio di agire con più efficacia in settori in cui i soggetti di diritto privato sono più efficienti di quelli di diritto pubblico.

Dal punto di vista dei servizi di assistenza al pubblico, l’ACI è costretta a confrontarsi con un mercato sempre più dinamico e competitivo e sempre meno rinchiuso nei confini dei singoli Paesi. Ecco dunque che crea una propria società di servizi, la ALA Service, che ha per ragione sociale l’assistenza nei settori medico, automobilistico e legale.

È anche da ricordare che dal 1995 al 2000 proprio all’Automobile Club d’Italia è toccata la presidenza della Regione I dell’Alliance Internationale du Tourisme (regione che comprende Europa, Medio Oriente e Africa). L’Automobile Club ha inoltre assunto un ruolo piuttosto importante nelle reiterate campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli organismi decisionali dell’Unione Europea: lo scopo è ottenere l’elaborazione di progetti sensati sui temi della sicurezza dei veicoli, delle vie di comunicazione e degli automobilisti, nonché per la tutela dei consumatori e dei turisti, e per una mobilità che non impatti in maniera eccessiva su un ambiente sempre più provato dalla pressione delle attività umane.

Ultima modifica: 22 Marzo 2019