Adblue: tutto quello che devi sapere

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Il dieselgate scoppiato nel 2015 ha accelerato sicuramente i tempi per la dismissione di questo tipo di motore, almeno nelle preferenze degli automobilisti, sempre più orientati verso una mobilità più green. E’ il caso di AdBlue, una delle possibili soluzioni che rendono le emissioni prodotte dalla combustione del gasolio meno inquinanti.

AdBlue e tecnologia SCR per abbattere le emissioni

L’introduzione della tecnologia SCR ha sicuramente cambiato le carte in tavola e AdBlue è più di una semplice additivo.

Molte case automobilistiche grazie all’AdBlue sono riuscite ad abbattere sensibilmente le emissioni, “costringendo” in un certo senso chi legifera sulle politiche ambientali a riconsiderare almeno per il momento la dismissione del diesel. I motori Euro 6 diesel non godono di una fiducia incondizionata, ma grazie anche all’AdBlue qualcosa sta cambiando nella considerazione generale.

Ma vediamo in cosa consiste e come si comporta questo particolare liquido, che non ha neppure un costo elevato.

E’ un prodotto chimico ottenuto da una soluzione di urea e acqua demineralizzata nelle proporzioni del 32,5% e del 67,5%. E’ incolore, nonostante il nome, inodore, atossica e non infiammabile.

E’ dunque una soluzione altamente ecocompatibile, che non ha alcun impatto sull’ambiente, anzi ha proprio il compito di ridurre drasticamente le emissioni di Nox, come si definiscono in chimica gli ossidi di azoto prodotti dalla combustione di un motore diesel.

AdbBlue, come si usa nei motori diesel Euro 6

Adblue, il cui nome corretto è AUS32 viene inserito in un serbatoio dedicato, e non in quello del carburante. Anzi: miscelarlo così potrebbe provocare danni seri al vostro motore.

Non solo, ma può essere usato soltanto con i motori diesel Euro 6, comunque dotati di tecnologia SCR. Una volta inserito l’AdBlue deve scomporre le emissioni di ossido di azoto in vapore acqueo e gas di azoto non nocivo.

L’immissione avviene attraverso un iniettore dedicato che si trova nell’impianto di scarico, proprio perché deve “pulire” chimicamente i gas di scarico. Grazie alle elevate temperature diventa anidride carbonica e ammoniaca. Quest’ultima innesca la conversione dei NOx in azoto e vapore acqueo.

Al termine del processo le emissioni inquinanti di sola anidride carbonica sono davvero ridotte al minimo. Ma c’è chi sostiene che non si può ancora parlare di un diesel non inquinante, al punto che anche i motori con tecnologia SCR in futuro non potranno accedere più ai centri urbani di metropoli come Milano.

E’ per questa ragione che AdBlue viene considerato un “tampone” per evitare che le vendite dei diesel crollino definitivamente.

Tuttavia, la ricerca in questo senso non è di certo ferma e sta procedendo per arrivare a risultati che non mettano più in discussione il motore diesel, almeno sotto il profilo della compatibilità ambientale.

Le case automobilistiche che hanno adottato questa tecnologia, molto probabilmente, lo hanno fatto anche per recuperare molta della credibilità sul mercato persa in relazione al dieselgate, quando la scoperta di un software in grado di manipolare i dati sulle emissioni, mise in ginocchio colossi dell’industria auto come Volkswagen, Audi e altri.

E sono infatti proprio queste aziende, assieme a Mercedes, Peugeot, Citroen e Jaguar ad aver adottato AdBlue nei loro motori di categoria Euro 6.

AdBlue, dove fare il pieno di additivo

Più che una scelta, ormai è un obbligo, proprio dal 2016, dopo appunto il dieselgate. Ed è anche per questo che le stazioni di servizio più avanzate si sono dotate di colonnine di rifornimento di AdBlue.

Reperire questo tipo di additivo non è poi difficile. Viene venduto in taniche presso tutti i negozi di autoricambi e prodotti per le auto, e anche sul mercato on line è possibile acquistarlo senza difficoltà.

Alcuni rivenditori consegnano anche il kit per il rifornimento, dovendo appunto versarlo in un serbatoio apposito, che è sempre contrassegnato da un tappo di colore blu.

Per individuarlo con esattezza basterà comunque consultare il manuale d’uso della propria vettura. Avendo appunto il serbatoio dedicato non è necessario fare il rapporto con la quantità di carburante presente nel serbatoio.

E’ il sistema a stabilire le dosi da iniettare sui gas di scarico per ripulirli. E il serbatoio è dotato di un sensore che avverte con largo anticipo quando l’AdBlue è in esaurimento, di modo da consentire di rifornirsi prima che la scorta finisca.

E’ fondamentale, avere il serbatoio di AdBlue sempre carico, perché in assenza di liquido, il motore non si aziona.

AdBlue, quanto costa

Per quanto riguarda i costi,sono davvero variabili. Mediamente si spendono tra i 15 e i 20 euro, ma completa di kit per il rifornimento, una tanica da 10 litri può arrivare anche a 30 euro.

Dai rivenditori on line il prezzo medio è di circa 1,50 euro a litro. Le stazioni di servizio poi eseguono il rifornimento di liquido in base alla richiesta, quindi non necessariamente vendendo la tanica intera. Quanto ai consumi, non c’è una tabella rigida.

Molto dipende anche dallo stile di guida e naturalmente dalla cilindrata dell’auto. E’ stato calcolato che un’auto di media cilindrata, con una guida equilibrata può arrivare a coprire anche mille chilometri con un solo litro di AdBlue, mentre altre vetture possono arrivare a consumare addirittura un litro per 500 chilometri.

Per caricare l’AdBlue nel serbatoio apposito è opportuno rispettare alcune semplici regole. La prima accortezza da tenere sempre presente è di sicuro accertarsi che l’additivo venga versato nel serbatoio esclusivo, che non deve mai essere riempito di gasolio. Allo stesso modo è opportuno adoperare solo attrezzature specifiche per lo stoccaggio e il rifornimento di AdBlue. Gli stessi strumenti devono poi essere necessariamente sempre puliti e non presentare mai polvere o altra sporcizia per non contaminare il liquido.

Altra accortezza da non trascurare è l’uso esclusivo di acqua demineralizzata. Sarà indispensabile per la pulizia interna o la preparazione delle attrezzature.

Inoltre AdBlue non deve mai essere “allungato” mescolandolo con sostanze che potrebbero sembrarci innocue, come la comune acqua di rubinetto, l’olio motore, o il gasolio. Si rischia di danneggiare il sistema di scarico e di inficiare il processo di abbattimento delle emissioni.

Infine, per preservarlo al meglio, AdBlue deve essere tenuto a debita distanza dall’esposizione diretta della luce solare. La temperatura di conservazione non deve mai essere superiore ai trenta gradi.

Ultima modifica: 11 Marzo 2019