Boom di fanatici delle vetture storiche: e’ solo passione o puo’ essere anche un affare? Il sueperesperto Adolfo Orsi: “Guai a lasciarle marcire nel garage”
Milano, 14 giugno 2011 – Tranquilli, se cercate una notizia su un’auto d’epoca, lui la sa. Il lui in questione e’ Adolfo Orsi, modenese, cresciuto a pane e pistoni (suo nonno e’ l’uomo che fece grande la Maserati). Una passione che ha tramutato in lavoro, fondando con Raffaele Gazzi l’Historica Selecta, una societa’ che tra l’altro pubblica la Bibbia del settore, quel “Classic Car Auction Yearbook” che censisce circa 4 mila vetture.
Orsi, fino a che punto il mercato delle auto d’epoca risente della crisi?
“La crisi si e’ fatta sentire, ma meno di quanto ci si poteva attendere. E’ sempre sbagliato generalizzare, ma la vettura eccezionale, da diversi milioni di euro, ha tenuto meglio il valore di quella da centinaia o decine di migliaia. Negli ultimi decenni c’e’ stata una grande crescita, sia come numero di appassionati che come numero e qualita’ di manifestazioni. Ma e’ cresciuta anche la qualita’ delle vetture e quindi del restauro, sempre piu’ professionale. Le macchine “conservate”, cioe’ quelle che ancora mantengono la vernice e gli interni originali, sono diminuite di numero e aumentate di valore: rappresentano la memoria di come erano costruite all’epoca”.
L’auto d’epoca puo’ essere un investimento o la molla deve comunque scaturire dalla passione?
“E’ sbagliato acquistare una vettura da collezione pensando solo all’investimento. Innanzitutto l’auto non e’ assimilabile ad un’azione e non ne ha la stessa liquidabilita’. Ogni auto e’ diversa, anche vetture dello stesso modello e dello stesso anno possono avere quotazioni molto lontane: non solo le condizioni, ma anche il colore, la storia, perfino la presenza della vecchia targa nera possono influenzare il valore . Le auto, poi, hanno dei costi fissi annuali: il rimessaggio, la manutenzione. i pezzi di ricambio. Non si puo’ comprare una vettura e lasciarla in un garage, magari umido, con un lento deterioramento che rovina le gomme, la batteria, la frizione, i freni, lo scarico, fino alla corrosione della scocca”.
Che cosa si deve fare, allora?
“Le auto d’epoca si devono usare, con cautela, ma in modo continuo. E’ stato finalmente riconosciuto loro un valore storico e il proprietario puo’ godere di agevolazioni sul bollo e l’assicurazione. Il vero affare non e’ nel ritorno economico, incerto, ma nel piacere di guidare l’auto dei sogni giovanili”.
Tanta passione, poco guadagno…
“E’ chiaro che, in casi fortunati, puo’ rivelarsi anche un investimento: c’e’ chi ha comprato una Ferrari 250 GTO nel 1965/1966, una ormai vecchia auto da corsa non piu’ competitiva, a 3 milioni di lire e oggi la stessa vettura vale, euro piu’ o euro meno, 20 milioni. Ma ne sono stati costruite solo 33. Ma c’e’ anche chi ha comprato nell’89 una 365 GTB/4 Daytona a 800 milioni di lire che oggi, dopo di piu’ di 20 anni, vale 200/250.000 Euro”.
E’ stato un buon investimento? Non credo. E il problema dei falsi ?
“Riguarda quasi esclusivamente le vetture da corsa: sono le piu’ semplici da replicare, essendo leggere e costruite senza tanti orpelli. Ma, per la loro rarita’ e appetibilita’, hanno i valori piu’ elevati e i potenziali guadagni attirano i malintenzionati. Oggi e’ possibile replicare tutti i particolari con la massima precisione e diventa difficile, perfino per un esperto, capire a prima vista se ci si trova di fronte ad una vettura vera o falsa”.
Si compra nelle aste, alla luce del sole, o gli affari si fanno privatamente?
“Le aste coprono solo una parte del mercato, che e’ composto anche dai commercianti specializzati, dalle vendite tramite e-Bay e da quelle a trattativa diretta. Le grandi auto passano, nella maggioranza, da un garage all’altro senza pubblicita’. Prendiamo il caso delle Ferrari GTO: negli ultimi 20 anni ne sono state offerte in asta solo due esemplari, mentre la maggioranza ha cambiato proprietario a trattativa privata. Se uno ne vuole comprare una GTO, si presenta al proprietario e gli chiede se e’ disposto a venderla. La risposta e’ normalmente “no, grazie”, qualcuno puo’ invece rispondere “in linea di massima no, ma pero’ …”. A questo punto inizia una trattativa, di cui pero’ il mercato viene a conoscenza a cosa fatta, senza i dettagli del prezzo”..
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Ultima modifica: 16 Novembre 2017
