Dazi USA, Federauto e Federcarrozzieri lanciano l’allarme per il settore auto

Le recenti decisioni commerciali statunitensi, con l’introduzione di dazi, suscitano forte apprensione nel comparto automobilistico, specialmente in Europa e Italia. Massimo Artusi, presidente di FEDERAUTO, ha commentato tali misure, rimarcando come esse danneggino un settore già provato dalla transizione ecologica. Artusi ha espresso timori riguardo le conseguenze negative dei dazi, capaci di alterare i mercati e frenare la produzione globale.

Dazi usa

Secondo Artusi, l’imposizione tariffaria influenzerà negativamente le vetture europee esportate negli USA, quelle prodotte in loco da aziende europee e i veicoli di costruttori americani con parti europee. Anche la filiera della componentistica e la logistica subiranno rallentamenti e rincari. Plinio Vanini, vicepresidente di FEDERAUTO, ha calcolato che una riduzione di 50 mila automobili vendute causerebbe la perdita di 3 mila posti di lavoro nel solo comparto dei concessionari.

Massimo Artusi Federauto © Francesco Vignali Photography
Massimo Artusi Federauto

Artusi auspica una risposta unitaria dell’Unione Europea, atta a disinnescare la spirale dei dazi incrociati mediante una mediazione efficace e accordi di libero scambio. Suggerisce, inoltre, una revisione degli obiettivi del Green Deal per salvaguardare la competitività dell’industria automobilistica europea. Vanini reputa necessario intervenire per neutralizzare le politiche del Green Deal non condivise dal mercato e semplificare le onerose normative gravanti sull’automotive.

Impatti sui costi e sul mercato

Anche Federcarrozzieri esprime forte preoccupazione per l’introduzione dei dazi del 25% non solo sulle auto importate, ma pure sulla componentistica estera a partire dal 3 maggio. L’associazione avverte del pericolo concreto di aumenti di prezzo per i consumatori italiani, sia per l’acquisto di nuove auto sia per i ricambi. Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, parla di un possibile incremento dei listini auto a livello globale di 2500/3000 euro.

Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri
Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri

Federcarrozzieri sottolinea come i dazi sui pezzi di ricambio avranno un effetto inatteso, accrescendo il costo anche delle automobili prodotte negli Stati Uniti. Ciò avviene perché oltre il 50% dei componenti di tali veicoli proviene da nazioni estere, come Europa, Corea o Cina, e sarà soggetto alla nuova tassazione. Nel 2024, le importazioni USA di tali componenti hanno raggiunto i 138,5 miliardi di dollari.

L’Italia esporta negli Stati Uniti rilevanti quantità di componentistica auto: 805 milioni di euro di parti meccaniche, 213 milioni di euro di motori, 127 milioni di euro di pneumatici e oltre 110 milioni di euro di parti elettriche. Le case automobilistiche e i produttori di componenti a livello mondiale affronteranno significative perdite economiche, con conseguente innalzamento dei prezzi per i consumatori.

Richiesta di intervento e allarme occupazionale

Artusi ha dichiarato: «I dazi decisi da Donald Trump riguardano in varia misura tutti i paesi che esportano negli Stati Uniti, ma colpiscono in particolare il settore auto europeo, già penalizzato da una decarbonizzazione che si muove sul terreno dell’ideologia anziché su quello del realismo. Ed è proprio sul piano del pragmatismo che l’Europa e l’Italia devono misurare le loro risposte all’iniziativa di Washington». Ha poi aggiunto: «Noi siamo sempre stati contrari a guerre daziarie, perché, dietro le illusioni muscolari che le motivano, esse provocano solo disastri: soprattutto in un mondo ormai globalizzato, come quello che viviamo, i dazi non favoriscono i commerci, distorcono i mercati, rallentano la produzione, generano inflazione e ricadono sull’occupazione».

Vanini ha espresso preoccupazione per l’occupazione: «Per il solo comparto dei concessionari, l’impatto dei dazi va calcolato nella misura di un occupato in meno per ogni mille autoveicoli di diminuzione delle vendite. Il che vuol dire che un calo di 50 mila veicoli mette a repentaglio 3 mila posti di lavoro. Si tratta di una prospettiva preoccupante che mette in ulteriore grave difficoltà il settore della distribuzione degli autoveicoli, già sottoposto a forti tensioni determinate dall’introduzione dell’agenzia e dall’impatto delle normative sulla transizione energetica che – se dovessero prevalere – colpirebbero pesantemente un comparto che dà lavoro a oltre 90 mila persone tra dipendenti diretti e indiretti».

Galli ha espresso un giudizio severo: «I dazi rischiano di determinare a livello globale una nuova impennata dei listini delle auto, che a regime potrebbero salire anche di di 2500/3000 euro rispetto ai prezzi attuali come conseguenza delle politiche commerciali protezionistiche degli Usa che si ripercuoterebbero sull’intera filiera mondiale dell’automotive». Federcarrozzieri avverte: «Rischio concreto di rincari a danno dei consumatori italiani, che potrebbero veder rincarare sia i prezzi di listino delle auto, sia i costi di ricambi e componenti».

I dazi USA e l’auto, i rischi e la situazione

  1. Dal 3 aprile, dazio del 25% sulle auto importate negli USA.
  2. Dal 3 maggio, dazio del 25% sulla componentistica auto importata negli USA.
  3. Previsto un occupato in meno ogni mille auto in calo di vendite per i concessionari.
  4. Un calo di 50 mila veicoli venduti mette a rischio 3 mila posti di lavoro nella distribuzione.
  5. Nel 2024, importazioni USA di componentistica auto per 138,5 miliardi di dollari.
  6. Esportazioni italiane di parti meccaniche negli USA: 805 milioni di euro.
  7. Esportazioni italiane di motori negli USA: 213 milioni di euro.
  8. Possibile aumento dei prezzi auto fino a 2500 euro/3000 euro.
  9. Oltre il 50% dei componenti delle auto prodotte negli USA proviene dall’estero.
  10. Il settore della distribuzione degli autoveicoli in Italia impiega oltre 90 mila persone.

Leggi ora: le news motori

Ultima modifica: 7 Aprile 2025