Suzuki Jimny, la prova. Pronta a tutto, stile inconfondibile

Born to be wild. Suzuki Kimny è una fuoristrada vera, tanto nella sostanza quando nella forma. Indovinata nel design, squadrata, spartana e inarrestabile quando mette le ruote lontano dall’asfalto.

Jimny è una highlander, da quattro generazioni  è il fuoristrada tascabile e travolgente, pronto a tutto. Tutti la guardano, le sue doti sono mitiche e il nuovo modello è il più ambito dagli abitanti di colline e montagne,  Una icona da quattro generazione, al pari di Mercedes Classe G o Jeep Wrangler.

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Il pacchetto è di quelli speciali. La trazione integrale inseribile, le marce ridotte, il telaio a longheroni (body on frame) rinforzato e gli assali rigidi . Il bello è che il “Suzukino” è attraente, per tutti.

Fa girare le teste: i riferimenti alla progenitrice LJ10 del 1970 sono voluti ed indovinati: i fari anteriori circolari con gli indicatori affiancati, la griglia tutta angoli come il resto della carrozzeria non passano inosservati. Riuscitissima.

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Un concentrato di grinta. L’unicità meccanica ed estetica per un’auto della sua contenuta stazza (3,65 metri) sono inequivocabili. Proposte a un prezzo adeguato, 22.500 euro non sono pochi in valore assoluto.

Per Jimny sono giustificati, data la dotazione soddisfacente: gli unici optional sono vernice bicolore (400 euro) e cambio automatico a quattro marce (1.500 euro). Clima automatico, fari a led, navigatore, una buona infarinatura di ADAS (frenata di emergenza, cruise control, riconoscimento segnali stradali) e sedili anteriori riscaldabili sono un corredo non banale.

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Armonia ben alternata. A fianco della strumentazione analogica old style c’è il noto schermo touch di famiglia da 7 pollici per l’infotainment, che prevede Radio Dab, Android Auto, Apple CarPlay e Mirror Link. Tutto semplice, ma non si notano mancanze.

Senza dubbio le plastiche sono rigide, tutte: scelta logica per consentire una pulizia e un lavaggio più rapido e preciso dopo qualche sessione in off-road, inevitabile vettore di sporco a bordo. Pratico.

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Le magagne riguardano un’accessibilità posteriore limitata a causa delle due porte laterali e dallo scorrimento non ampio dei sedili anteriori. In due ci si sistema discretamente nella seconda fila, ma il bagagliaio, a parte il bel portellone che si apre lateralmente, di fatto non esiste: solo 85 litri dichiarati.

Si possono stivare verticalmente oggetti di spessore non elevato, al massimo 23 centimetri. In soldoni, se andate a fare una spesa per più di una persona, dovete ribaltare le poltrone posteriori. Non c’è via di mezzo.

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On e off road

Sul civile asfalto il nuovo Jimny, non dà il meglio. Risulta in città, grazie al passo corto e lo sterzo molto demoltiplicato. Ma bene per i brevi trasferimenti, per l‘aperitivo. Non è nato per affrontare curve a ripetizione o lunghi viaggi in autostrada.

Comodità, silenzio e frenata non sono nei suoi top, di socio. Gli pneumatici M+S con misura 195/80 su cerchi da 15” spiccano per la loro polivalenza, non per la grinta su asfalto. Il 1.5 motore benzina aspirato da 102 cavalli e 130 Nm di coppia, installato longitudinalmente, invece ha buona grinta. E consumi non esagerati.

Jimny cambia carattere in fuoristrada. E diventa un leone. Semplice e pragmatico  l riduttore/ripartitore meccanico, che permette in inserire la trazione anteriore e le marce ridotte. Se la situazione si fa complicata la gestione elettronica  frena la ruota che gira a vuoto e sposta la coppia su quella opposta.

Con le gomme M+S, e senza  pneumatici specialistici più tassellati, che la renderebbero inarrestabile, Jimny resta eccezionale in off-road. Niente sembra potere fermarla, se si mantiene il senno: fango, sabbia, buche, dossi, terreno sdrucciolevole.

Indomita grazie ad angoli di attacco (37°), di dosso (28°) e di uscita (49°) di un altro livello. Quello di Jimny.

Ultima modifica: 5 Agosto 2019

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