Multe stradali, dove finiscono i soldi

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Quando parliamo dei soldi raccolti attraverso le multe riguardanti il Codice della Strada, ci riferiamo a cifre veramente importanti, il cui destino è regolamentato a norma di legge. Norma di legge che non sempre viene seguita pedissequamente dagli enti locali. Chiaramente la funzione primaria delle multe non è legata all’aspetto economico, ma è un deterrente per far rispettare il Codice della Strada. Ma d’altra parte, a chi non è mai capitato di pagare una multa per un parcheggio arrangiato, un limite di velocità superato o un semaforo sorpassato proprio quando la luce è passata dall’arancione al rosso? Ecco, sicuramente il 90% degli automobilisti e non solo, si è imbattuto in una violazione di questo genere, con conseguente pagamento della relativa multa. Ecco quindi perché è importante sapere come vengono investiti questi soldi. Andiamo a vedere nel dettaglio innanzitutto di che cifra stiamo parlando e di come andrebbe utilizzata secondo la legge e le relative criticità di un sistema nel quale non sempre funziona tutto perfettamente.

 

Nel 2021, raccolti 400 milioni

Nel solo anno solare 2021, secondo un report del Viminale, in Italia sono stati raccolti complessivamente oltre 400 milioni di euro dalle sole sanzioni amministrative derivanti dall’infrazione del Codice della Strada; le classiche multe insomma. Una cifra sicuramente considerevole. Snocciolando nel dettaglio questo numero, vediamo che la città con più ricavi è Milano: un quarto del totale infatti, arriva dal capoluogo lombardo grazie ai suoi 102,6 milioni raccolti. Seguono a ruota Roma (94,1) e, anche se leggermente staccata, Torino (41,5). Le media pro capite invece, “premia” Bologna, con 96 euro incassati dalle multe stradali per cittadino. Di questi 400 milioni totali, più di un decimo arriva dall’autovelox; sono ben 47 i milioni raccolti grazie alle multe provenienti dagli apparecchi automatici appostati lungo le strade. In questo caso, il record spetta ad un piccolo paesino pugliese, Melpignano, un comune del Salento che ha poco più di duemila anime. In questo paese in provincia di Lecce sulla velocità non si scherza. Nel 2021 infatti, il comune di Melpignano ha raccolto 4,98 milioni di euro in multe derivanti da sanzioni riscontrate tramite autovelox. Si, avete letto bene: quasi 5 milioni di euro per un paese di duemila persone. Pensate invece, che Napoli è arrivata poco sotto i 30mila. Ma tutti questi soldi, come dovrebbero essere investiti?

 

Cosa dice la legge

L’Articolo 208 del Codice della Strada è molto chiaro in proposito. Lo Stato o l’ente locale che accerta la contravvenzione, deve destinare quei soldi per attuare il Piano nazionale della sicurezza stradale, spendendoli dunque per la manutenzione e la messa in sicurezza delle strade, ma non solo. Una parte dei soldi dev’essere destinata ad altre attività sempre connesse con il mondo dei trasporti. Dal potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni, all’insegnamento dell’educazione stradale nelle scuole, passando per una quota destinata anche al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per studi e ricerche circa la sicurezza dei veicoli. Gli enti locali poi, possono destinare una parte dei proventi per assunzioni stagionali di personale dedicato al controllo della sicurezza urbana e stradale. L’Articolo 142 invece, è specifico circa la destinazione dei fondi delle multe provenienti dai limiti di velocità infranti. Questa cifra infatti, dev’essere dedicata totalmente per la manutenzione delle infrastrutture. Non sempre però, questo avviene.

 

Chi controlla gli enti locali?

Non è scontato che gli enti locali scelgano di investire i proventi delle multe secondo la legge. In primo luogo, il Ministero dell’Interno non sembra avere la possibilità di controllarne l’utilizzo, ma anche nel caso in cui dovesse riscontrare delle irregolarità, sarebbe impossibile applicare le sanzioni previste per gli enti locali (riduzione dei proventi fino al 90%). Perché impossibile? Perché i dati delle multe vengono trasmessi proprio dagli enti locali stessi, senza alcun tipo di controllo. Spesso infatti, nei bilanci vengono inserite voci generiche tali da non permettere un effettivo riscontro. Per questo il governo sta valutando l’ipotesi di ricorre ad una sanzione amministrativa applicabile automaticamente in base al numero di abitanti.

 

Gli aumenti del 2023

Chiudiamo infine con gli aumenti che erano previsti per il 2023. Ogni due anni infatti, il Ministro della giustizia, insieme ai Ministri dell’Economia e delle finanze, e delle Infrastrutture e dei trasporti, fissano i nuovi limiti delle sanzioni amministrative pecuniarie seguendo il tasso dell’inflazione. Nell’ultimo aggiornamento datato dicembre 2020 però, i limiti erano addirittura scesi dello 0,2%. A dicembre 2022 invece, le previsioni erano decisamente più negative: si ipotizzava un aumento tra l’11% e il 15%. Proprio per questo è stato deciso di congelare la crescita per un ulteriore biennio, quello 2023/2024, attraverso la nuova Legge di Bilancio. Un sospiro di sollievo per gli utenti della strada dunque, i quali però dovranno fare a breve i conti con un altro aumento, questa volta inaspettato. A partire da fine marzo le spese relative alla notifica dell’accertamento via posta aumenteranno di 85 centesimi. Non una cifra esorbitante dunque, ma che andrà ad influire sicuramente sulla totalità dei proventi.

 

Ultima modifica: 24 Marzo 2023