Le Kei Car, un fenomeno solo giapponese

1069 0
1069 0

Il futuro della mobilità, soprattutto urbana, sembra andare ormai fortemente verso l’elettrico, ma le case automobilistiche in Europa e negli Stati Uniti puntano sempre su modelli sempre più grandi con i SUV che si sono ritagliati una grande fetta di mercato a scapito dei veicolo di fascia A, decisamente più funzionali per il traffico e per le limitazioni sempre più stringenti nelle grandi città. In Giappone però il mercato è stato ancora una volta dominato le cosiddette Kei Car, terminologia derivante dalla parola nipponica keijidosha, che sta per leggero. Una tipologia di “microvetture” progettate, costruite e vendute esclusivamente per i consumatori giapponesi, la cui origine risale addirittura agli anni ’40 quando il Giappone decise di rilanciare l’industria automobilistica interna, con indubbi vantaggi sia dal punto di vista dello spazio, ma anche fiscali e assicurativi, oltre ad avere alcune esenzioni dal codice della strada. Inoltre attualmente sono gli unici veicoli a potere essere venduti senza l’obbligo di possedere un posto auto personale.

Come si definisce una Kei Car

Per beneficiare dello status di Kei Car, i veicoli devono soddisfare criteri specifici, in particolare in termini di dimensioni. Non devono superare i 3m e 40 di lunghezza, 1m e 40 di larghezza e 2m di altezza. Il motore non deve essere più grande di 660cm3 e con una potenza massima di 64 cavalli. Fino agli anni ’60 la cilindrata di questa categoria era limitata a 360 cm3. I veicoli sono omologati per 4 passeggeri e, nonostante le ridotte dimensioni esistono Kei Car per tutti gli usi: 4×4, minivan, auto sportive e da qualche anno a questa parte anche veicoli elettrici. Tutta l’offerta di Kei Car è composta esclusivamente da marchi giapponesi e rappresenta quasi il 35% del mercato. Nel 2022 è Daihatsu a guidare questo tipo di mercato con quasi 349.000 unità, seguita da Suzuki, nota a livello mondiale per le sue utilitarie, con 336.200 unità, mentre in terza posizione c’è Honda con 263.200 unità. A seguire Nissan, Mitsubishi, Mazda, Toyota e Subaru. Il modello più venduto nel 2022 è stata la Honda N-Box con le sue 202.200 unità, quasi il doppio rispetto ai numeri della seconda in classifica: la Daihatsu Tanto, che ha superato le vendite della Suzuki Spacia, che era al secondo posto nel 2021.

Le origini delle Kei Car

Le Kei Car non sono un fenomeno degli ultimi anni, ma risale addirittura alla seconda metà degli anni ’40, quando il Giappone dovette ricostruire un Paese uscito devastato dalla Seconda Guerra Mondiale. I livelli di reddito delle persone erano molto bassi e molti potevano permettersi solo motociclette, non automobili personali. La prima legislazione su queste piccole auto è entrata in vigore nel 1949, con un limite di cilindrata di 150 cavalli, consentendo a una percentuale maggiore della popolazione di permettersi un’auto. Quando la cilindrata fu portata a 360 cavalli nel 1955, le cose iniziarono a decollare e all’inizio degli anni ’60 c’era una serie di Kei Car che sfrecciavano per le strade del Giappone. Nel corso del tempo queste piccole auto iniziarono ad evolversi nella forma, nella potenza e nel design e nell’agosto del 1968 la Honda lanciò la N360, la prima Kei con cambio automatico. Nel 2010 Mitsubishi lanciò la prima versione elettrica. Attualmente in Giappone le Kei Car sono definite dalle loro targhe più piccole del solito che sono di un giallo brillante, guadagnandosi il soprannome sempre creativo di “auto con targa gialla”.

Perché le Kei Car non sbarcano in Europa?

A giudicare dalle caratteristiche di dimensioni e di consumi, le Kei Car sembrerebbero perfette per circolare soprattutto nelle grandi città europee, sempre afflitte dal problema del traffico, dei parcheggi e dell’inquinamento e invece non hanno mai compiuto il grande passo, nemmeno ora con l’avvento dei motori elettrici. Sono soprattutto le normative sulla sicurezza europee e il sistema di tassazione non agevolata a impedire lo sbarco di questo tipo di veicolo nel Vecchio Continente, ma nel Paese del Sol Levante il fenomeno è ben lontano dall’esaurirsi.

Ultima modifica: 26 Aprile 2023