Ci sono storie di successo che nascono sicuramente per caso, ma i risultati poi sono frutto di grandi studi, sacrifici e intuizioni importanti, oltre che della caparbietà e della capacità di chi ha in mano le redini. E’ sicuramente il caso di Lamborghini.
Lamborghini, un progetto nato per sfidare Ferrari
Il nome rimanda al brand di uno scudetto con al centro un toro, ma dovrebbe ricordare soprattutto il suo fondatore, Ferruccio Lamborghini che aveva già costruito le sue fortune producendo trattori in un’Italia che aveva fame di costruire una storia industriale e si proiettava nel boom economico.
Eppure il nome Lamborghini è entrato nella leggenda delle grandi auto sportive, delle supercar extra lusso e di una competizione feroce con l’altra italiana simbolo di velocità , potenza e lusso: la Ferrari. La Lamborghini che non sia macchina da lavoro nei campi, nasce per far dispetto al ruvido Drake.
C’è un episodio che lega indissolubilmente Ferruccio Lamborghini, Enzo Ferrari e le due omonime case automobilistiche. Entrambi imprenditori di successo nell’Emilia Romagna che si divide tra industria e agricoltura. Ferruccio Lamborghini possiede una Ferrari, Enzo Ferrari possiede l’intera fabbrica delle auto da sogno.
Ma per Lamborghini quel gioiello di 250 GT non è assolutamente perfetta come il Drake racconta a tutto il mondo. E non si lascia scappare l’occasione per farlo notare all’ingegnere di Maranello. Che per tutta risposta rinfaccia al collega di non capire nulla di auto per essere uno che guida trattori.
Una risposta che non può passare liscia. E così il 7 maggio 1963 nasce Lamborghini automobili.
Lamborghini, un manipolo di grandi uomini per un’auto perfetta
Il progetto è semplice: costruire auto perfette, anche se non proprio rivoluzionarie. Tradotto nel linguaggio semplice di un imprenditore nato dal nulla e arrivato ai vertici del settore: dare fastidio al vicino di Maranello. Lo stabilimento sorge a Sant’Agata Bolognese, una trentina di chilometri distante da quello di Enzo Ferrari. Ma le distanze sono ben altre.
Manca sicuramente l’esperienza del settore auto sportive, anche se Ferruccio Lamborghini sceglie collaboratori di tutto rispetto come Giotto Bizzarrini, destinato alla progettazione del motore; Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani, che realizzarono il primo telaio; Franco Scaglione deputato al design.
Nasce così la prima Lamborghini che non ha la forma di un trattore, ma le linee avveniristiche dalle 350GTV. Troppo avveniristiche, tanto da risultare nella concorrenza con Ferrari un autentico flop e rimanere esemplare unico.
Le grandi risorse finanziarie del fondatore non bastano a far sfondare il progetto. Occorre quel quid che soltanto una carrozzeria milanese come la Touring possiede.
La 350GTV non viene stravolta, ma le linee diventano più morbide e sinuose, eleganti e classiche. Ed è subito un successo. Anche il nome del primo modello prodotto in serie dalla Lamborghini automobili cambia: è 350 GT e viene presentata nel 1964, per essere poi seguita dalla 400GT, sempre due posti, e dalla 400GT 2+2 del 1966.
La casa del Toro, perché lo stemma prende spunto dal segno zodiacale del patron e dalla sua passione per la tauromachia che darà il nome a diversi modelli di successo, è ormai una realtà .
Bizzarrini prima di lasciare l’azienda, dopo un epico litigio con il fondatore, consegna un nuovo motore, il primo che viene collocato sul posteriore di un’auto sportiva.
E’ pronto il progetto della Miura. Il nome viene da una razza di tori da corrida allevati a Siviglia. E trasmette proprio quell’immagine di forza e di potenza, ma non di perfezione. Miura nasce nel 1965 grazie anche all’intervento di Bertone per il design. E sarà un successo destinato a durare fino al 1973.
Uno dei modelli più apprezzati nella giovane storia di Lamborghini automobili. Sono, quelli tra il 65 e il 74, gli anni più produttivi per l’azienda di Sant’Agata Bolognese.
Un successo dopo l’altro, con la Islero che rimpiazzava la 400GT, l’Espada grande coupé sportiva che però non porterà grandi numeri. E’ Miura a catalizzare l’attenzione. Almeno fino all’arrivo nel 1974 di Countach.
Lamborghini lancia il mito Countach
A differenza delle precedenti, la nuova sportiva non porta un nome preso in prestito dalla tauromachia, ma da un’espressione dialettale piemontese per esprimere una sensazione di stupore.
E’ anche il segno di un cambio di passo nella gestione. Ferruccio Lamborghini abbandona il suo gioiello. Ha perso entusiasmo e il 1974 è un anno incastonato nelle grandi lotte sindacali.
E’ un clima che l’imprenditore non sopporta e cede la maggioranza delle sue azioni allo svizzero Georges Henri Rossetti.
Negli anni 80 avrà un debole ripensamento e cercherà di riconquistare le azioni, ma il tentativo, forse nemmeno troppo convinto, non andrà in porto.
E’ il primo di 4 passaggi di proprietà che alla fine degli anni 90 porta alla proprietà Audi, passando per un periodo di gestione Chrysler.
L’ingresso di Audi in Lamborghini e il successo di Diablo
Gli anni 70/80 sono stati sicuramente i più difficili per la Lamborghini, nonostante il successo di Countach, che ha resistito sul mercato per 17 anni.
Un autentico record per un’auto di questo segmento. Merito delle linee perfette, di un motore straordinario e di un mito che cresceva tra gli appassionati, nonostante Lamborghini non avesse mai allestito un team per gareggiare.
Ma è tempo per un altro modello di grande successo, e nel 1990 arriva la Diablo. Spopola sul mercato per quelle linee così esclusive e un motore che nella versione VT del 1993 è il primo per la trazione integrale.
Il nome viene dal terribile toro del duca di Veregua protagonista di un’epica corrida nel 1869 a Madrid. L’ingresso in società di Audi segna la nascita di un altri modelli destinato a fare la storia.
E’ il motore V12 a caratterizzare la Murciélago, presentata al salone di Francoforte nel 2001, mentre la Gallardo ha il V10 disegnata da Giorgetto Giugiaro, che ha resistito fino al 2013 proposta in 35 versioni differenti, come la coupé, la spider, e prodotta in 14mila esemplari venduti in tutto il mondo.
Aventador e Huracan sono le ultime creature in casa Lamborghini, dove il presidente e amministratore delegato dal 2016 è Stefano Dominicali, ex direttore sportivo della scuderia Ferrari in Formula 1.
Ultima modifica: 12 Aprile 2019