La Corriera Rossa, il FIat 626 Rnl, sulle strade ancora per un giorno

Un autentico tuffo nel passato è quello che hanno potuto fare solo pochi fortunati, percorrendo ancora una volta la Statale 45 da Montebruno a località Due Ponti nell’Alta Val Trebbia a bordo di un’autentica leggende delle quattro ruote alla mitica Corriera Rossa, la Fiat 626 Rnl. Dopo 16 anni dalla sua ultima ricomparsa, nostalgici, appassionati o semplici curiosi, hanno potuto rivivere un viaggio in uno dei luoghi più belli della zona in compagnia di un oratore d’eccezione che ha raccontato i legami tra il fiume Trebbia e lo scrittore Hemingway che ha definito la Valle del Trebbia come “la valle più bella del mondo”. Un altro scrittore e poeta che era profondamente legato a questi luoghi e alla Corriera Rossa è stato Giorgio Caproni che in più di un’occasione ha descritto la valle e il viaggio con grande trasporto ed emotività.

La Fiat 626, un mezzo che ha fatto la storia

La Corriera Rossa altro non era se non la Fiat 626 Rnl. Un mezzo che è stato lungamente utilizzato sia in campo civile che militare. Il 626 Nafta Lungo Militare differiva dalla mezzo civile NL per la presenza di bloccaggio del differenziale, del filtro dell’aria ad olio e per il cassone in legno a sponde laterali fisse. La carrozzeria, disegnata dalla Fiat, fu realizzata da Aeronautica d’Italia e Viberti, ed era caratterizzata da linee particolarmente aerodinamiche. L’accesso avveniva attraverso due porte. Gli ultimi autobus su telaio Fiat 626 Rnl erano ancora in uso all’inizio degli anni ’70. L’abitacolo era dotato di un rudimentale sistema di riscaldamento che prelevava aria calda in prossimità del radiatore e la convogliava in cabina mediante tubazioni flessibili. In inverno era perciò necessario coprirsi molto bene. I sedili, ma solo nelle prime versioni, erano rigidi senza imbottitura. La carrozzeria era progettata con l’obiettivo principale di risparmiare materia prima metallica: ferro e alluminio erano praticamente solo di importazione o di rifusione da rottami per cui i prezzi erano molto elevati. Si impiegavano quindi centine di legno e tetti di tela impregnati di olio di lino cotto. Interni in faesite o masonite con pavimentazioni in linoleum. Alcune componenti erano in leghe metalliche povere tipo “zama”.

Le caratteristiche tecniche

La produzione del Fiat 626 ebbe inizio intorno al 1938 sulla base di un progetto che stabiliva che vari componenti (motore, cambio, differenziale, balestre, ecc.) fossero intercambiabili con altri modelli sia della Fiat che di altre case costruttrici italiane. Il progetto prevedeva 2 motori in alternativa (benzina e diesel ad iniezione indiretta) della stessa cilindrata. Il cambio era a 4 rapporti più retromarcia, senza riduttore, con sospensioni rigorosamente a balestra. La potenza era di 75 Hp per il modello a benzina e 70 per il diesel. Il 626 non era dotato di servosterzo e l’impianto frenante era dotato di servofreno ad aria, costituito da 8 ganasce frenanti (di cui 4 autofrenanti in ogni senso di marcia) tradizionalmente a tamburo. La velocità massima era di 60 Km/ora, anche se sulla SS45, non si superavano mai 40 chilometri orari. Al veicolo poteva essere agganciato un rimorchio ma in tale configurazione il Fiat 626 poteva percorrere solo strade pianeggianti. Grazie al rimorchio comunque il numero di passeggeri trasportati (27 per la motrice) circa raddoppiava.

Ultima modifica: 31 Luglio 2023