Formula 1, le innovazioni nella storia della categoria regina

Formula 1, massima serie, categoria regina, sono tutti nomi attribuiti al campionato di automobilismo più seguito al mondo, il sogno di molti giovani piloti e l’obiettivo da raggiungere per aspiranti ingegneri. Qui corrono le auto più prestazionali prodotte, l’istinto dell’uomo si fonde con la tecnica della macchina dando vita a uno spettacolo che appassiona nei weekend centinaia di migliaia di persone sparse per tutto il mondo.
L’evoluzione tecnologica è proprio una delle ragioni che rendono la formula uno così appassionante, molte di queste vengono poi portate su strada implementandole ai veicoli di serie. Alcune di queste sono state così innovative da essere bandite per non avvantaggiare troppo un team rispetto agli altri, altre hanno dato origine a vetture diventate iconiche per la loro stravaganza.

1967: la Lotus 49 e i radiatori ai lati della vettura

Nel campionato del 1967 viene presentata sulla griglia la Lotus 49: montava un motore Ford Cosworth DFV V8 in grado di produrre al massimo circa 400 cavalli, ma che generava anche una quantità significativa di calore. Questo calore doveva essere gestito in modo efficace per evitare surriscaldamenti che potessero danneggiare il motore stesso o influenzare negativamente le prestazioni della vettura. La soluzione adottata dagli ingegneri della casa inglese è stata quella di installare i radiatori ai lati della vettura, appena dietro alle prese laterali, invece di posizionarli anteriormente o posteriormente, come era comune nelle vetture dell’epoca. Questa configurazione permetteva di sfruttare al meglio l’effetto Venturi generato dalle prese d’aria laterali per aumentare il flusso d’aria attraverso i radiatori stessi, migliorando così l’efficienza del sistema di raffreddamento. Inoltre, ha contribuito a migliorare la distribuzione del peso della vettura, poiché i radiatori erano posizionati in modo simmetrico ai lati del pilota. Oltre a questa variazione nella distribuzione degli elementi, anche i materiali utilizzati si differenziavano da ciò che fino a quel momento era stato utilizzato. In particolare, vennero applicati degli isolanti termici attorno al motore al fine di prevenire un’eccessiva trasmissione del calore a tutte le altre parti del veicolo. La Lotus 49 è diventata un’auto leggendaria nella storia della Formula 1, oltre che per il suo design, per la sua gestione delle temperature del motore, caratteristica che le fece guadagnare 12 vittorie e 19 pole position.

1976: la P34 di casa Tyrrell

Uno dei grandi temi affrontati da tutte le scuderie è sempre stato quello dell’aderenza. Avere il maggior grip possibile sull’asfalto è uno dei tasselli fondamentali nel complesso puzzle di un’auto vincente. Lo sapevano bene in casa Tyrrell i cui ingegneri nel 1976 introdussero una delle monoposto più particolari che il circus abbia mai visto: la P34. La peculiarità principale di questa vettura è stata l’adozione di una configurazione a sei ruote, con quattro piccole ruote anteriori anziché le classiche due. La scelta di adottare quattro ruote anteriori va proprio nella direzione dell’aumento dell’aderenza e di un miglioramento della maneggevolezza della vettura, in particolare nelle curve veloci. Infatti, si aumentava la superficie di appoggio della vettura, individuando due punti aggiuntivi grazie ai quali era possibile scambiare forze con l’asfalto. Tuttavia, questa configurazione ha presentato una sfida significativa dal punto di vista della temperatura degli pneumatici. Se le due ruote posteriori, più grandi e collocate in posizione tradizionale, beneficiavano di una maggiore esposizione all’aria fresca, al contrario, le quattro ruote anteriori più piccole e raccolte presentavano una minore esposizione all’aria e una maggiore tendenza a surriscaldarsi. Per risolvere questo problema critico, gli ingegneri della Tyrrell hanno installato delle prese d’aria aggiuntive sulla carrozzeria della vettura, posizionate strategicamente per indirizzare il flusso d’aria verso le ruote anteriori. Queste prese d’aria supplementari, collegate a un sistema di canalizzazione interna, hanno consentito un miglioramento nel raffreddamento dei freni, degli pneumatici e degli altri componenti che tendevano a surriscaldarsi a causa delle condizioni di funzionamento particolari della monoposto. La P34 ha dimostrato la bontà dell’intuizione dei suoi creatori, ottenendo una pole position e una vittoria. La FIA poco dopo impose che le vetture dovessero avere quattro ruote, stroncando in questo modo la possibilità di sviluppi delle scuderie nella stessa direzione della Tyrrell.

1977: la Lotus 78 di Colin Chapman

Coloro che sono appassionati di macchine sanno bene che una delle più grandi difficoltà per le vetture sportive risiede nella massa. Il desiderio di ogni ingegnere è avere una macchina il più leggera possibile, in maniera da poterla spostare con il minimo dell’energia possibile, ma d’altro canto, vorrebbe una macchina pesantissima, di modo che tutta quell’energia scaricata sulle gomme non vada sprecata in slittamenti.
La soluzione utilizzata anche oggi risiede nell’aerodinamica, si riescono ad ottenere forze che aiutano a schiacciare la macchina verso il terreno, come se pesasse molto più di quel che pesa, senza però intaccare la massa reale del veicolo, tenendolo dunque leggero e scattante. In questo senso uno dei risultati più significativi è stato ottenuto dalla Lotus 78 che partecipò al campionato del 1977.
Progettata da Colin Chapman, è stata introdotta nel 1977 e ha rivoluzionato il modo in cui le auto da corsa affrontano il problema della deportanza e dell’aderenza. La “John Player Special Lotus 78” sfruttava l’effetto suolo per generare deportanza aerodinamica e migliorare l’aderenza della vettura. Questo concetto, introdotto dallo studio aerodinamico della Lotus, ha rivoluzionato il modo in cui le vetture potevano affrontare le curve ad alta velocità. Tradizionalmente, si generava aderenza sfruttando le ali anteriori e posteriori, che diventavano sempre più grandi in quegli anni per generare sempre più carico aerodinamico. La Lotus 78 ha invece utilizzato un fondo piatto e delle “skirt” laterali per creare un flusso d’aria sotto la vettura, generando una pressione negativa che aspirava la vettura al suolo per il fenomeno Venturi. Questo nuovo concetto di vettura ha portato al team una serie di risultati eccezionali sin dalla sua introduzione. Nella stagione 1977, i piloti della Lotus, Mario Andretti e Gunnar Nilsson, hanno ottenuto una serie di vittorie e piazzamenti sul podio, dimostrando la superiorità della vettura. Andretti, in particolare, ha vinto quattro gare e si è laureato Campione del Mondo di Formula 1. La Lotus 78 ha continuato a dominare anche nella stagione successiva. La vettura è stata guidata da Andretti e Ronnie Peterson, entrambi riuscendo a vincere gare e a conquistare piazzamenti di rilievo, nonostante alcuni problemi di affidabilità, confermando la superiorità tecnica e garantendosi un posto come una delle vetture più competitive dell’epoca. Nuovamente a seguito di una variazione così significativa di un veicolo la FIA ha bandito questa soluzione aerodinamica, per poi reintrodurla come obbligo nelle vetture del 2022.

Ultima modifica: 24 Maggio 2023