Un piano da tre miliardi per salvare il mondo dell’auto sconvolto dal ciclone del Coronavirus. È questa la richiesta che l’Unrae (l’unione delle case automobilistiche straniere attive in Italia) presenterà al governo.
L’investimento è destinato a rimettere in piedi un mercato che era già in sofferenza prima che si manifestasse, nella sua devastante potenza, il Covid- 19. E che ora rischia un autentico collasso.
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Secondo le stime Unrae il 15/20 per cento dei 150.000 lavoratori impiegati nel settore dell’automotive rischiano di perdere il loro posto.
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Ferme al palo dal 12 marzo, quando Conte chiuse il Paese per Coronavirus, le aziende dell’auto, e i concessionari in prima fila, hanno visto sparire ogni forma di liquidità in entrata. Dovendo però far fronte a costi fissi elevatissimi.
Oltre alla protezione della Case automobilistiche, che non hanno disponibilità illimitate, serve un intervento del governo per evitare un crollo del sistema.
L’auto porta molti danari allo Stato
L’automotive, nel suo complesso, vale il 10 per cento del Pil italiano. E anche in materia di contribuzione assicura un gettito rilevante alle casse dello Stato.
Un calo di immatricolazioni di 600 mila auto in un anno, ipotizzabile secondo le previsioni di oggi, comporterebbe perdite fiscali pari a 3 miliardi di euro di sola Iva.
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Ecco perché è il governo per primo che ha tutto l’interesse a sostenere il piano di rilancio dell’auto. Le strade sono quelle indicate da Unrae. Aiuti industriali, incentivi più larghi, defiscalizzazione, adeguamenti fiscali.
Tante strade che portano a un solo obiettivo. Rimettere in moto l’auto da troppo tempo in panne.
Giuseppe Tassi
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Ultima modifica: 8 Aprile 2020