Il governo ignora l’auto, micia incredibile. Il decreto Liquidità  ha promesso danari per tutti, ma non per l’auto. Una visione autolesionista, il comparto auto vale circa il 12% del Pil italiano. Senza rivali, per impatto sull’economia nazionale: il mondo delle quattro ruote nel nostro Paese conta un indotto che occupa circa 350mila persone.
Con stabilimenti, filiali, concessionari, aziende al vertice per componentistica e tecnologia. Un autogol ancora evitabile, ma non per molto. Sono arrivati incentivi per le bici e i monopattini. Ma per le quattro ruote a motore (al 99% a combustione termica), neanche una parola.
Governo assente nella catastrofe del mercato
Apprezzamenti e bonus di 4mila euro confermati per le auto elettriche, che però rappresentano circa l’1% del nuovo. E, a parte le lussuose Tesla, non dispongono di una rete ragionevolmente veloce di ricarica. Il mercato auto non esiste più, azzerato dal -97,55% di aprile. L’Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) non le manda a dire. «La disattenzione del Governo lascia disarmati. Occorre intervenire con urgenza per un rilancio della domanda, prima che sia troppo tardi».
Qualcosa nei saloni a maggio è migliorato, ma non si parla di ripresa: nelle prime due settimane, gli ordinativi registrano un -70%, le immatricolazioni -52%. Le proiezioni indicano poco più di un milione di auto immatricolate per il 2020: -45% rispetto agli 1,9 milioni del 2019.

Una catastrofe senza precedenti. Fiat Chrysler Automobiles ha avviato i colloqui con i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo per avere garanzie per un mega-prestito bancario da 6,3 miliardi di euro. Utile «esclusivamente alle attività italiane del gruppo Fca e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10mila piccole e medie imprese, a seguito alla riapertura degli stabilimenti italiani, avviata a fine aprile». Non basterebbe.
Fermare gli Euro 3, non tutti i Diesel
Le case auto a turno hanno dichiarato che il Governo dovrebbe sostenere un settore che vale un ottavo del Pil, incentivando il nuovo e rinnovando il parco auto. Oltre un terzo dei 39 milioni di autovetture circolanti in Italia ha più di 14 anni: è Euro 3, quindi altamente inquinante rispetto alle nuove ed efficienti Euro 6d. Sia benzina, sia soprattutto diesel, che emettono meno CO2. Questo sarebbe il primo passo.
Dove agire: incentivi, cancellare l’iniquo superbollo …
Altre proposte arrivano da Confcommercio Mobilità , la federazione che rappresenta i rivenditori di auto e moto, i rivenditori di ricambi, i venditori di camper, i parcheggi automatizzati e le autorimesse con servizio e quelle automatizzate. Oltre al bonus di acquisto per le auto nuove, con uno sconto del 20% per quelle popolari e 10% per quelle di lusso, la proposta è eliminare l’ottuso superbollo che dal 2011 penalizza le vetture potenti e non quelle di alto listino, avendo azzerato anche un remunerativo mercato dell’usato.
Inoltre si propone la forfettizzazione dell’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) ai bassi su tutto il territorio italiano e la detraibilità dell’Iva al 100% (ora è al 40%) per le auto aziendali. Far ripartire l’auto significherebbe, oltre a salvare posti di lavoro. Riavere un gettito enorme dal consumo dei carburanti e ovviamente dall’Iva sugli acquisti.
Non aiutare le quattro (e le due) ruote sarebbe come buttare l’acqua sporca col bambino. Un danno incredibile.
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Ultima modifica: 18 Maggio 2020