di Elena Comelli
Decisione storica dei ministri Ue, che alla fine hanno dato il via libera allo stop per le auto a benzina e diesel dal 2035, seppure con una mini apertura sugli ecocarburanti strappata dai Paesi più scettici, tra cui l’Italia. «Ce l’abbiamo fatta, contro ogni pronostico, molti pensavano fosse impossibile, ma oggi è un grande giorno per il Green Deal europeo e un grande giorno per l’Ue», ha commentato il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, al termine della riunione fiume che si è tenuta a Lussemburgo.
Ora i dettagli della decisione saranno concordati con il Parlamento, che aveva approvato la proposta della Commissione a inizio mese, ma sulle scadenze alla vendita di auto con motori termici le posizioni già collimano.
Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto passano così al 55% entro il 2030 (50% per i furgoni) e al 100% entro il 2035. Resta sullo sfondo la proposta della Germania, che aveva chiesto di aggiungere la possibilità di immatricolare dopo il 2035 anche veicoli «che utilizzano combustibili climaticamente neutri».
La Commissione europea ha confermato che uno spiraglio è ancora aperto, ma la tecnologia ad oggi non esiste, perché gli ecocarburanti non centrano l’obiettivo zero Co2. Tuttavia, «se i costruttori da qui al 2026 pensano di poter raggiungere certi obiettivi, lo prenderemo in considerazione», ha detto Timmermans. L’accordo prevede che nel 2026 la Commissione valuti i progressi compiuti e possa riesaminare gli obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici.
È stato approvato anche l’emendamento «salva Motor Valley» (o emendamento Ferrari), che concede una deroga ai piccoli costruttori sui tagli delle emissioni fino alla fine del 2040.
Il rischio denunciato dai costruttori e dai sindacati sul piano dell’occupazione sono gravi per l’Italia, se non ci sarà una rapida evoluzione tecnologica. La Clepa, Associazione europea della componentistica, evidenzia che l’Italia rischia di perdere, al 2040, 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030. «Ora serve recuperare il tempo perso, e il ruolo di innovatore del Paese, ed elaborare un piano straordinario per definire gli obiettivi su come investire le risorse pubbliche e private», ha commentato Simone Marinelli, di Fiom-Cgil.
Le sfide per i Costruttori
In generale, le Case automobilistiche europee hanno molte sfide da affrontare, sia sul piano della capacità produttiva di auto elettriche (materie prime, batterie, motori elettrici) che sulla riduzione del prezzo dei veicoli (ancora meno convenienti) e sulla questione dell’autonomia (disponibilità delle colonnine di ricarica, velocità di ricarica). «Servono tutte le condizioni per passare al full electric, compreso il lancio di una rete europea di infrastrutture di ricarica e rifornimento e l’accesso alle materie prime necessarie», chiedono i Costruttori di Acea.
Ultima modifica: 30 Giugno 2022