Carburante: si pensa a formulare nuove possibilità, si pensa al biometano

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Trovare un nuovo carburante in grado di diminuire le emissioni dei veicoli è oggi la più grande sfida per una mobilità sostenibile.

Il mondo è alla ricerca di nuove opportunità energetiche. Per quanto riguarda il settore automotive, la sfida più importante è certamente quella di rivoluzionare la mobilità, scovando nuovi carburanti a basse emissioni, o addirittura ad emissioni zero. La necessità di identificare nuovi carburanti, nasce da una duplice ragione: la prima è la necessità di porre fine o limitare in modo considerevole le emissioni inquinanti, per preservare la salute e la vita del pianeta; la seconda ragione è di tipo economico, ovvero trovare alternative al costo petrolio.

Nel 2018, la sfida concreta della ricerca di nuove forme di carburante si chiama biometano. Per ottenere questa risorsa, che potrebbe in futuro breve rappresentare la svolta decisiva per una mobilità sostenibile, è necessario lavorare sottoprodotti agricoli e rifiuti organici; queste sono le materie prime necessarie per ottenere questo tipo di prodotto. La caratteristica importante del biometano, tanto significativa da rappresentare forse una risposta definitiva alla mobilità sostenibile, è che si tratta di un carburante a zero emissioni.

Il biometano è dunque un giacimento accessibile di energia pulita, che servirà a rendere puliti gli spostamenti e i trasporti, proponendo la mobilità sostenibile e la green economy; si tratta sostanzialmente del concetto di economia circolare, che prevede il recupero e il riciclaggio dei prodotti di un’industria, che vengono utilizzati per alimentarne un’altra.

Possibilità attuabile?

 

Ai fini di una valorizzazione reale delle applicazioni industriali del biometano, è nata la Piattaforma Tecnologica Nazionale sul (Bio)Metano. Questa piattaforma è stata presentata nel novembre del 2016 alla Fiera di Rimini, all’interno della rassegna Ecomondo, con il supporto e il coordinamento di Cib (Consorzio Italiano per il Biogas) e di Cic (Consorzio Italiano Compostatori). In questa occasione, vi è inoltre stata la partecipazione di:

  • Anigas
  • Assogasmetano
  • Confagricoltura
  • Fise-Assoambiente
  • Legambiente
  • Ngv Italy
  • Utilitalia

Il gas biometano viene ottenuto da biomasse agro industriali come ad esempio alcuni sottoprodotti agricoli, reflui zootecnici, colture di integrazione che non competono con la produzione di tipo alimentare e foraggera. Inoltre il biometano può essere ottenuto dalla frazione organica dei rifiuti urbani, che provengono dalla raccolta differenziata. Oggi nel nostro Paese sono presenti all’incirca 1500 impianti di biogas; di questi impianti, 1200 riguardano l’ambito agricolo, caratterizzati da una potenza elettrica media di circa 1200 Mw. Questa potenza è l’equivalente di una potenziale produzione di biometano della quantità di 2,4 miliardi di metri cubi l’anno.

Oggi l’Italia è il secondo produttore di biogas europeo, dopo la Germania. Dato molto significativo, dal momento che il nostro Paese oggi è anche il quarto produttore mondiale dopo la Cina, la Germania e gli Stati Uniti. L’Italia sarà presto in grado di produrre potenzialmente l’importante numero di 8,5 miliardi di metri cubi di biometano (pari a circa il 12, 13% del fabbisogno complessivo annuo di gas naturale).

Obiettivi

 

E’ molto importante considerare il fatto che la filiera industriale del biogas-biometano rappresenta oggi il settore a maggior intensità occupazionale, per quanto riguarda le energie rinnovabili. Il numero di occupati di questo settore registra il dato di 6,7 addetti per Mw installato, riuscendo a favorire la creazione di oltre 12 mila posti di lavoro specializzati stabili. Al momento nel nostro Paese sono presenti solamente 7 impianti di upgrading, in riferimento al oltre 1500 impianti di biogas.

Oggi in Italia la normativa che disciplina la produzione del biometano risulta ancora non regolamentata e caratterizzata da notevoli vuoti normativi. L’obiettivo nel nostro Paese, è certamente quello di dare vita a nuovi progetti, colmando prima di tutto il vuoto normativo, per una regolamentazione accurata della materia. Ad oggi uno degli step che mancavano, ma recentemente raggiunto, è la pubblicazione delle procedure applicative per l’immissione in rete da parte del Gse.

Oggi la piattaforma tecnologia ha lo scopo di mostrare concretamente che molte imprese private sono pronte a sostenere degli importanti investimenti per finanziare l’industria della produzione del biometano. Molti gruppi potrebbero, infatti, oggi fare rete, poiché disponibili ad aprire un dialogo con le istituzioni; l’obiettivo è quello  di superare i problemi burocratici e i vuoti normativi costituiti dalla situazione legislativa attuale che mal regolamenta la materia della produzione di energie rinnovabili. Il fine è quindi quello di dare vita ad una produzione di massa dell’industria del biometano, riuscendo ad esprimere al meglio l’immenso potenziale al servizio della mobilità sostenibile e dell’industria automobilistica green del futuro.

Caratteristiche

 

Le stime sono che entro il 2020 si arriverà ad essere in grado di effettuare una raccolta di rifiuti organici, che raggiungerà i 7-8 Mton l’anno. Di questa cifra, 5,8 Mton l’anno saranno costituiti da rifiuti definiti Forsu, ovvero la frazione organica del rifiuto solido urbano. E’ certamente interessante considerare il fatto che se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani fosse riciclata negli impianti dedicati, sarebbe possibile creare fino a 2 Mton l’anno di fertilizzante organico. In questo modo sarebbe possibile generare una quantità di biometano pari a circa 300.000.000 di kg ogni anno. Questo numero sarebbe certamente più che sufficiente ad alimentare tutto l’insieme dei mezzi destinati al recupero dei rifiuti solidi urbani prodotti.

E’ altrettanto interessante che nella gestione dei rifiuti urbani, ottimizzando tutta la filiera, il ruolo del biometano diventerebbe decisamente importante e strategico, in accordo con tutti i principi etici dell’economia circolare. Su questi principi, l’Europa sta improntando la rivisitazione delle proprie politiche di sviluppo industriale. L’ottimizzazione della produzione di biometano consentirebbe inoltre agli impianti industriali di assumere la connotazione di innovativi, trasformandosi così in vere e proprie raffinerie. All’interno di queste verrebbero di fatto prodotti fertilizzanti per l’agricoltura, biometano e nuovi prodotti ai quali dare un nuovo impiego industriale.

Sperimentazione Fiat

 

Buoni risultati provengono anche dalla sperimentazione Fiat per quanto riguarda appunto il biometano. Una Fiat Panda Natural Power è stata guidata per 12 mesi con un’alimentazione a gas, ricavata dalle acque di scarto. Questi test hanno dimostrato che il metano ottenuto da acque reflue non ha alcuna controindicazione o effetti negativi sui motori delle automobili.

Le sperimentazionii Fiat sul biometano giungono dopo l’annuncio di un ampio programma su scala nazionale, che contribuirà a far aumentare notevolmente le quote del biometano.

Ultima modifica: 10 Maggio 2018