2050, odissea nel futuro. Le strategie dei giganti dell’energia

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Forte spinta verso le energie rinnovabili per raggiungere il traguardo, fissato dall’Europa al 2050, dell’addio al carbone con conseguente azzeramento delle emissioni nette di CO2.

Dai consumi di energia domestica, incentivando l’installazione di caldaie a condensazione, pannelli solari, pompe di calore attraverso il superbonus al 110% agli incentivi per un ricambio, nel segno dell’elettrico e dell’ibrido, del parco macchine italiane fino alle mission contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica destina circa 70 miliardi, un terzo di quelli previsti dai fondi Ue con il Next Generation, l’obiettivo è vivere in un Paese sostenibile e dall’aria pulita.

Transizione energetica e mobilità locale sostenibile

In particolare alla transizione energetica e alla mobilità locale sostenibile (con diffusione dei veicoli elettrici e ibridi, a partire dagli autobus green) vengono destinati dal Pnrr 18,5 miliardi e ben 40 all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici.

Un corpo di misure ampie, che dovrebbe però essere accompagnato da una semplificazione normativa – promessa dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani – di fronte a iter autorizzativi degli impianti (solari ed eolici tra cui i fotovoltaici galleggianti ed eolico marino oltre al grande capitolo dell’idrogeno) che oggi impongono tempi biblici (tra 4 e 5 anni con punte di 8) e hanno determinato una crisi di crescita delle rinnovabili. Tanto che su 4.824,9 MW finora messi a gara dal GSE per erogare gli incentivi alle fonti rinnovabili previsti dal decreto Fer 1, ben 2.816,5 non sono stati assegnati.

In prima fila in questa rivoluzione verde ci sono i campioni nazionali dell’energia e delle infrastrutture.

Eni ha confermato il carbon free al 2050 e, con fotovoltaici ed eolici onshore e offshore, la produzione di 15 gigawatt di energia rinnovabile al 2030.

Enel, primo operatore privato nel settore delle rinnovabili a livello mondiale, con circa 49 GW di capacità totale, ha accelerato l’uscita dal carbone annunciando la dismissione degli impianti dal 2030 al 2027 a livello globale e al 2025 in Italia.

In prima fila sul fronte della transizione energetica c’è anche Snam. Proprio in questi giorni la società, guidata dall’ad Marco Alverà, ha avviato una collaborazione con Wolftank Hydrogen, azienda del gruppo austriaco Wolftank-Adisa, per dare il via allo sviluppo di stazioni di rifornimento a idrogeno per automobili, bus e camion.

In particolare, Snam e Wolftank potranno realizzare distributori a partire dall’Autostrada del Brennero ed entro il 2024, Snam punta a svilupparne almeno 5 in Italia.

L’azienda, che in Italia gestisce oltre 33mila km di rete gas, ha inoltre avviato negli ultimi anni quattro startup dedicate ai business dell’idrogeno, del biometano, della mobilità sostenibile e dell’efficienza energetica, che ricoprono un ruolo chiave nel piano industriale da 7,4 miliardi di investimenti al 2024.

Il gruppo punta inoltre a rendere le proprie infrastrutture compatibili al trasporto di gas interamente decarbonizzatobiometano e appunto idrogeno – al 2050 mentre ha anticipato al 2040 la neutralità carbonica.

I progetti di Snam su gas naturale e biometano

Domani quindi l’idrogeno, che per Snam è un pilastro del futuro sistema energetico, e oggi gas naturale e biometano per contribuire a una mobilità più sostenibile.

A questo proposito, l’azienda ha messo recentemente in pista un progetto, finanziato per circa 2 milioni dall’Unione europea, finalizzato all’approvvigionamento di GNL (gas liquefatto) e Bio-GNL per i trasporti pesanti in Italia. Il piano prevede la realizzazione di stazioni di rifornimento e di un impianto di microliquefazione in Campania e un adeguamento del terminale di rigassificazione di Panigaglia (La Spezia)

Achille Perego

Ultima modifica: 23 Aprile 2021