Forse non tutti lo sanno, ma anche le multe hanno una data di “scadenza”, oltre la quale arriva la prescrizione, ecco tutti i dettagli a riguardo

Sembra impensabile, ma le lungaggini della burocrazia italiana riguardano anche le multe.

Che siano per eccesso di velocità o per divieto di sosta, trascorso un determinato tempo dalla violazione, lo Stato non ha più il diritto di riscuoterle e le sanzioni vanno così in prescrizione.

I tempi di prescrizione

La legge 689 del 24 novembre 1981 (art. 28) è infatti chiara: “Il diritto a riscuotere le somme dovute per le violazioni indicate dalla presente legge si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in cui è stata commessa la violazione”.

Questo tempo è invece di due anni per l’ente incaricato dagli enti comunali della riscossione del ruolo (ad esempio, Equitalia), a decorrere da quando gli viene affidato il mandato.

Come funziona la prescrizione

Per non fare confusione è bene ricordare che termini di prescrizione e termini di riscossione sono due concetti distinti.

Se infatti il termine di riscossione è introdotto al fine di snellire i procedimenti burocratici, il termine di prescrizione è il termine entro cui deve essere richiesto il pagamento.

Ogni volta, dunque, che tale pagamento viene chiesto, i tempi decorrono dall’inizio.

Per fare un esempio pratico: se ho commesso un’infrazione stradale a gennaio 2015, l’ente comunale avrà tempo per richiedermi il pagamento della multa sino a gennaio 2020 (cinque anni).

Se il Comune mi farà la richiesta di pagamento a febbraio 2017, in questo caso potrà richiedermela nuovamente entro febbraio 2022 e così via.

Solo in caso siano trascorsi cinque anni dalla contravvenzione senza che sia mai stata inoltrata alcuna richiesta di pagamento (o siano passati più di cinque anni tra una richiesta e l’altra), allora la multa può dirsi prescritta.

Ultima modifica: 29 Marzo 2017