Il mondo delle corse fuoristrada è molto più ampio di quanto si potrebbe pensare: esistono gare difficili e gare estreme. Le prime sono basate soprattutto e nascono per mettere sotto stress i veicoli e i loro equipaggiamenti, ai piloti si chiede soprattutto di essere estremamente veloci e di sapersi adattare da una gara all’altra al tipo di tracciato e di fondo. In un ambito mondiale, la competizione per eccellenza è rimasta la WRC, il World Rally Championship: molte invece sono le competizioni di carattere locale soprattutto in Italia, Germania, Inghilterra, Francia e Spagna dove le grandi case automobilistiche continuano a produrre modelli che possano essere adattati a una competizione fuoristrada.
L’evoluzione dai rally tradizionali ai Raid
I rally più estremi diventano Rally Raid: i primi si concentrato in una corsa di quattro giorni con tappe di trasferimento estremamente brevi e una raffica di prove speciali molto selettive, i secondi invece possono durare anche fino a venti giorni e corrono lungo piste di migliaia e migliaia di chilometri che diventano estremamente selettivi non solo per la resistenza delle vetture ma anche per la capacità dei meccanici di rimetterle a punto dopo ogni tappa e per la tempra dei piloti che si ritrovano a dormire pochissime ore dopo una giornata di corsa estenuante in condizioni di grande provvisorietà. Molti sostengono che il fascino dei rally raid sia proprio questo: niente alberghi e materassi ma sacchi a pelo e bivacchi dove prevale sempre l’esigenza della macchina che nel corso di una notte può anche completamente essere ricostruita pezzo su pezzo pur di garantire la continuità della corsa.
Le origini del campionato mondiale rally
I rally secondo una concezione moderna nascono nei primi anni ’70 quando una serie di competizioni vengono definitivamente riconosciute dalla FIA, la Federazione Internazionale dell’Automobile e riorganizzate in un campionato del mondo. Erano gli anni del dominio delle Lancia e delle Fiat e i Rally per un lungo periodo, nonostante non riuscissero a garantire l’accesso al grande pubblico e le dirette televisive che erano invece il plus della Formula Uno, vissero un momento di straordinaria popolarità. Le imprese della mitica Lancia Stratos, della 131 Abarth e di piloti come Munari, Rohlr, Alen e Vatanen segnarono la storia e richiamarono a ogni tappa decine di migliaia di fan, in particolare a Sanremo e Montecarlo, considerate le tappe in assoluto più affascinanti di tutto il circuito insieme al Mille Laghi, il Rally finlandese.
Ogni corsa aveva le sue caratteristiche e imprevedibilità: Montecarlo e Sanremo si correvano su strade in parte asfaltate e in parte stellate sempre cosparse di neve e ghiaccio; il Mille Laghi era caratterizzato da migliaia e migliaia di salti e dossi ea velocità folle che mettevano a durissima prova trazione e sospensioni. Il Rally greco dell’Acropoli era famoso per le sue piste sterrate, secche e polverosissime, il RAC – in Inghilterra – era costellato di prove speciali brevi e frenetiche su strade fradicie cosparse di foglie e di fango. Ogni gara cambiava lo scenario e ogni anno le gare si alternavano costringendo le auto ad adattare le proprie caratteristiche: i piloti dovevano conoscere a menadito le caratteristiche di ogni singola prova guidati dal navigatore che anticipava le caratteristiche di ogni singola curva e rettilineo. Grandissima importanza rivestivano le gomme e la loro scelta.
I primi Rally nascono già nel 1800 in modo quasi illegale
In realtà i rally sono nati molto prima: ci sono notizie e tracce di gare che risalgono addirittura al 1903: corse molto più lunghe, come la Parigi-Madrid o la Parigi-Pechino che sarebbe arrivata più tardi dove i piloti rischiavano letteralmente la vita su auto ovviamente meno performanti ma estremamente pericolose e su strade di fatto inesistenti. Le “gare veloci” potevano essere in salita, una sorta di anticipazione di quelle che sarebbero diventate poi le cronoscalate che oggi vengono effettuate da auto gran turismo o prototipi, o gare notturne dove si correva quasi alla cieca da una città all’altra: sfide davvero pericolose per i piloti ma anche per chi malauguratamente si trovava ad attraversarne il percorso, tant’è che a un certo punto vennero messe addirittura fuori legge. La prima corsa fuoristrada – o per lo meno, parzialmente in asfalto e
Parzialmente su piste sterrate, di cui si ha notizia è la Parigi-Bordeaux-Parigi la cui grandezza venne poi superata dalla mitica Targa Florio, in Sicilia, già dal 1906, e dalla Tre giorni, la prima gara alpina che dal Tirolo austriaco portava al Sud Tirolo italiano lungo i micidiali tornanti dello Stelvio. Erano tempi in cui le gare cambiavano regolamento ogni anno vista la grande evoluzione che le macchine stavano offrendo e la necessità di regolamentare ogni cosa.
I Raid riportano in auge le emozioni delle corse intercontinentali
I Rally Raid sono tornati d’attualità negli anni ’70 con il desiderio sia parte degli organizzatori che delle case costruttrici di creare qualcosa di simile alle prime gare intercontinentali come la Parigi-Pechino. Il calendario si allunga a quindici, venti giorni, il percorso diventa estremo e incerto e le categorie dei partecipanti si amplia. Non più solo auto, ma anche moto, camion e negli ultimi anni quad. La presenza dei camion fu una geniale intuizione di Thierry Sabin, il leggendario inventore del format della prima Parigi-Dakar, tragicamente precipitato con il suo elicottero proprio mentre seguiva la corsa.
Sabin si rese conto che le auto avrebbero avuto bisogno di assistenza continua e che non avrebbero potuto affidare la loro assistenza ai piloti stessi dopo prove così massacranti di conseguenza coinvolse le case costruttrici di mezzi pesanti che fino a quel momento non avevano mai avuto uno spazio ‘sportivo’ per i loro mezzi. I camion vengono organizzati come officine da campo e ogni notte i meccanici si mettono al lavoro per rimettere le auto nelle migliori condizioni possibili dopo aver dormito tutto il giorno mentre la carovana si sposta da un bivacco all’altro.
Il bivacco, con tutte le auto e le moto organizzate in una sorta di parco chiuso sotto i tendoni, i fuochi accesi, la cucina comune è uno degli aspetti più straordinari di queste corse difficilissime e molto pericolose. Solo la Dakar ha provocato incidenti mortali con più di ottanta vittime: non meno micidiali sono il Rally della Seta, verso le piste cinesi, quello dei Faraoni, in Egitto e la Budapest-Bamako che è considerato il più grande rally raid riservato agli amatori che almeno una volta nella vita vogliono provare a vivere la grande emozione di una corsa nel deserto africano.
Ultima modifica: 7 Gennaio 2020