Omino Michelin: storia del simbolo e come è nato

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Le idee migliori vengono all’improvviso, quasi per caso. E anche il successo di certe imprese o di certi simboli non sempre è progettato a tavolino, è il caso del famoso Omino Michelin. Chi potrebbe mai dire che il miglior logo di tutti i tempi è nato da una semplice catasta di pneumatici.

Eppure la storia dell’Omino Michelin nasce proprio così, per caso, da un’osservazione e da una battuta. E oggi compie 120 anni. Anni di successi senza mai conoscere periodi di stanca. Merito anche di una sostanziosa strategia pubblicitaria, di menti brillanti e di disegnatori d’eccezione, che nel tempo non solo sono riusciti ad adattare il soggetto ai gusti che cambiavano, ma anche a un prodotto che evolveva: oggi questo semplice pupazzo racchiude in sé la storia e il valore di un brand potentissimo.

Quando nasce l’Omino Michelin

La Michelin nasce nel 1889 dai fratelli Edouard e André Michelin, che aprono la sede di Clermont-Ferrand. In realtà la produzione di gomme comincia negli anni 30, con la gomma vulcanizzata. Ma è soltanto con l’esplosione delle biciclette prima e delle automobili poi, che si avverte l’esigenza di una produzione di massa.

E così Edouard e André si lanciano nella produzione di pneumatici ed è subito un successo. Al punto che i due fratelli francesi appena cinque anni dopo si sentono già pronti a partecipare alla grande Expo di Lione del 1894. Lì realizzano uno stand forse innovativo dal punto di vista del design. Non una semplice esposizione di mercanzia, ma una sorta di dimostrazione delle varie applicazioni del prodotto Michelin.

Alcuni pneumatici di varie dimensioni vengono impilati proprio all’ingresso di quello che oggi chiameremmo stand. L’intento è di mostrare quante possibilità ci sono per l’impiego di una gomma. Sottile, più spessa, più larga, più stretta: c’è di tutto. E vengono impilate seguendo un ordine crescente. Edouard le osserva, riflette, e in un attimo nasce il logo che ha accompagnato per oltre un secolo tutte le campagne pubblicitarie di Michelin, divenendo un simbolo indiscusso. “Se avesse le braccia, sarebbe un uomo” è stata questa la frase pronunciata dal fondatore. Magari un po’ grassoccio, di certo rassicurante. Ed ecco che così nasce l’Omino Michelin.

L’intuizione di Edouard Michelin diventa logo

Per la verità Edouard Michelin ha intravisto quel segno grafico che sarebbe poi nato dalla mano preziosa di un artista francese, ma quattro anni più tardi. E’ infatti il 1898, quando O’Galop disegna un memorabile manifesto pubblicitario.

In primo piano si vede quella pila di pneumatici vista da Edouard Michelin, ma è bianca, più stilizzata ed è un omino con le braccia e regge una coppa, sotto la scritta “Nunc esta bibendum” (ora bisogna bere) . “Le pneu Michelin boit l’obstacle!”. Un misto di latino e di francese per dire che gli pneumatici Michelin bevono gli ostacoli. Il motto latino, pronunciato dal poeta Orazio,  regala il nome autentico al pupazzo di gomma più famoso della storia. Si chiamerà Bibendum, e con questo nome sarà registrato nel 1890.

Orazio, nella sua ode, celebrava la fine dei rischi per il popolo romano in seguito alla morte di Cleopatra, motivo per cui bisognava appunto brindare. Bibendum da allora, e più avanti grazie alla prestigiosissima guida gastronomica Michelin, invita a darsi alla pazza gioia, o a vivere con una certa spensieratezza anche la guida, oltre che la tavola, naturalmente.

L’Omino Michelin compare infatti sulla copertina della prima guida Michelin, data alle stampe nel 1900. Ed è una sorta di Cicerone che accompagna i viaggiatori dal palato fino alla ricerca dei migliori ristoranti e dei migliori alberghi in Francia, e più avanti in tutto il mondo.

L’Omino prende forma nel 900

E’ anche grazie alla guida, che Bibendum accresce la sua notorietà, diventando un autentico personaggio, al pari di attori o altri esempi in carne e ossa. Nel 1901 conquista anche le gambe. O’Galop, l’artista Marius Rossillon, non ci aveva pensato, ma ormai Bibendum è una star e a disegnarne i tratti si cimentano artisti e pubblicitari di grande fama come Grand Aigle, Riz, Hautot, Cousyn e René Vincent.

Ma occorrono venti anni per avere una forma ben definita, anche nel numero di pneumatici. L’Omino Michelin del 1920 ha infatti 4 pneumatici per braccio e 5 per le gambe, mentre per il tronco sono 4 le gomme e due per la testa. E’ sempre bidimensionale, almeno fino agli anni 2000. E assume le sembianze del tipico uomo con possibilità di spendere per acquistare un’automobile.

Grazie ad alcuni dettagli grafici, come i baffetti allungati o gli occhiali, o anche il sigaro e addirittura i gemelli ai polsini, sembra il classico uomo della buona borghesia facoltosa o della nobiltà che vuole ammodernarsi. Per una scelta pubblicitaria, Bibendum sembra voler parlare solo a questo target di consumatori. E invece il successo è al di là delle classi, della disponibilità economica e della passione per le auto.

L’Omino diventa un personaggio autonomo. Nel 2000 perde anche un po’ della sua forma eccessivamente rotonda. Sembra più slanciato e scattante e soprattutto ha un aspetto tridimensionale, che però non riscuote lo stesso successo delle precedenti versioni.

Il ritorno alle origini dell’Omino Michelin

Si decide così nel 2017 di ritornare al segno grafico che ne ha decretato la fama mondiale. Bibendum torna a essere bidimensionale, ma non perde la forma fisica più agile conquistata con il passaggio al nuovo millennio. E se ormai ha raggiunto la tenera età di 120 anni anni, è tutt’altro che un vecchio decrepito.

E’ già dal 2000 che Bibendum ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Financial Times come miglior logo di tutti i tempi. Il museo della società transalpina, L’Aventure Michelin a Clermont-Ferrana, ha deciso di allestire una mostra dedicata appunto a tutta la storia del celebre omino. Sarà aperta fino al 31 dicembre 2018. Ci sono in esposizione tutte le versioni del celebre logo, sia nelle pubblicazioni, a partire dal primo celeberrimo manifesto del 1898, fino ai giorni nostri, fino, per la precisione, alla realizzazione di omini Michelin tridimensionali che accompagnano i visitatori alla scoperta di una storia così affascinante, nata da una casualità e da un guizzo di fantasia.

In fondo la storia di Bibendum è anche la storia della ruota, così come l’abbiamo conosciuta dalla fine dell’800 in poi.

Ultima modifica: 8 Ottobre 2018