Un viaggio all’estero non proprio breve, oppure un soggiorno di almeno sei mesi o, ancora, un trasferimento anche temporaneo ma che superi i sei mesi. Se si vuol portare l’auto con sé dall’Italia è necessario prepararsi ad affrontare tutte le evenienze burocratiche. In relazione al tipo di situazione, cambia infatti la procedura per l’immatricolazione auto all’estero.

La regola fondamentale per l’immatricolazione auto all’estero

Vale comunque un principio che può aiutare sempre a dirimere i casi più controversi o a risolvere qualche dubbio sulla necessità o meno di cancellare la propria auto dal Pubblico Registro Automobili italiano e iscriverla all’estero. La regola sempre valida è che l’immatricolazione del veicolo di cui si è proprietari, qualunque sia l’uso al quale è destinato, segue la residenza fiscale che si stabilisce.

Altro fattore da tener presente, per un’auto registrata in uno Stato diverso dall’Italia, l’assicurazione Rc Auto stipulata non è valida, occorre contrarne una nuova con un compagnia autorizzata a operare nel territorio in cui si è registrata la vettura. Questo vale anche per le auto che vengono immatricolate all’estero, perché si è trasferita la residenza fiscale, ma restano per una qualunque ragione in Italia. Paese di immatricolazione e Paese di copertura assicurativa devono necessariamente coincidere.

Vediamo nel dettaglio quando la nuova immatricolazione è assolutamente necessaria, anche per essere in regola dal punto di vista fiscale. Prima di tutto, bisogna distinguere tra un trasferimento temporaneo o uno prolungato, all’estero. Nel secondo caso, infatti, è obbligatorio il cambio di residenza fiscale, che rende inderogabile l’immatricolazione nella nazione prescelta.

L’obbligo di iscrizione all’Aire

Il trasferimento prolungato, sicuramente superiore ai sei mesi, prevede l’iscrizione all’Aire, la cosiddetta anagrafe degli italiani all’estero. Se si possiede un veicolo immatricolato e assicurato in Italia, questo, entro sei mesi dall’iscrizione all’Aire con conseguente passaggio della residenza fiscale, va immatricolato nello Stato di nuova residenza.

Le regole per l’immatricolazione possono variare da paese a paese ed è bene informarsi prima della scadenza dei sei mesi. Ambasciate o Consolati possono essere di aiuto per ottenere le informazioni necessarie. Solitamente ogni Stato dispone di un registro automobili, come il PRA italiano e per ottenere l’iscrizione del veicolo sono fondamentali la carta di circolazione del veicolo, il certificato di proprietà, la documentazione anagrafica del proprietario e il saldo delle tasse locali.

A proposito di tributi, in alcuni Paesi europei è possibile ottenere l’esonero dal pagamento delle tasse locali, se si dimostra che per l’immatricolazione sono state già versate in un altro Stato in ambito UE. Sono previste anche delle deroghe all’obbligo di immatricolazione, ma sono riservate a due sole categorie:

  • gli studenti universitari;
  • i lavoratori transfrontalieri.

Nel primo caso si tratta, infatti, di persone che si trasferiranno in una nazione diversa dall’Italia sicuramente per più di sei mesi, ma probabilmente per il solo periodo universitario; nel secondo caso si tratta di persone che vivono in una zona a confine tra l’Italia e un altro Paese, nel quale trascorrono la maggior parte del loro tempo per ragioni di lavoro, ma che non hanno la possibilità o non intendono trasferire la residenza.

Per gli studenti la deroga viene meno soltanto nel caso in cui all’attività di studio si affianchi anche un lavoro. In questo caso, l’immatricolazione del veicolo che si è portato con sé diventa obbligatoria assieme al saldo delle tasse automobilistiche locali.

Per i transfrontalieri l’immatricolazione della vettura, con il relativo pagamento delle tasse, è obbligatoria nello Stato in cui si vive, anche se vi si fa rientro una volta alla settimana. La norma vale anche nel caso in cui si utilizzi un’auto aziendale, ma è sempre bene verificare paese per paese come bisogna regolarsi con un veicolo che si utilizza abitualmente per lavoro e che non è di proprietà.

Le procedure di immatricolazione

Le procedure hanno una certa omogeneità non soltanto normativa ma anche burocratica nelle nazioni che ricadono nell’Unione. Tutti, solitamente, richiedono una nuova immatricolazione per i veicoli che debbano circolare nei propri confini, se il proprietario decide di trasferirsi per un tempo superiore ai sei mesi o a 185 giorni. Ed è anche questo il termine che le amministrazioni concedono per regolarizzare la posizione del veicolo.

E’ un periodo di transizione che però si limita a un mese in Francia e in Austria, mentre non è concesso in Germania e nei Paesi Bassi. Molto più elastico il Regno Unito, che concede un anno di tempo per mettersi in regola per via della “Brexit” che modificherà sensibilmente i rapporti con gli altri Stati europei. L’obbligo scatta dal momento dell’iscrizione all’Anagrafe dei Italiani residenti all’estero.

Se si hanno dubbi sulle modalità, meglio affidarsi a un’agenzia di pratiche auto sia in Italia sia nella Nazione in cui ci si trasferisce. Nulla di diverso da fare anche se si va in uno stato fuori dai confini europei. Potrebbe però scattare l’obbligo di iscrizione dal momento in cui viene apposto il timbro doganale di uscita del veicolo dall’Unione Europea.

Cosa fare per il soggiorno temporaneo

Quando invece il soggiorno è temporaneo, in genere, al di sotto dei sei mesi, non è necessario il trasferimento della residenza fiscale e di conseguenza non c’è obbligo di immatricolare il veicolo al seguito nel nuovo paese. E’ possibile però che alcuni Stati richiedano il saldo delle tasse locali che sono appunto di “circolazione” e non di possesso come per il bollo auto italiano.

Bisogna ricordare, però, che una macchina registrata in Italia che si trovi all’estero non può essere prestata o noleggiata ad altre persone del proprio paese. E’ sempre necessario che ci sia il proprietario del veicolo presente. L’ultima situazione da considerare, si verifica quando chi espatria preferisce comunque lasciare la propria auto in Italia per usarla nei periodi di rientro.

E’ necessario aggiornare la Carta di Circolazione indicando un indirizzo e una persona fisica residente in Italia come riferimento legale. L’aggiornamento va quindi comunicato alla Motorizzazione Civile e naturalmente va comunicato il tutto anche alla propria compagnia assicurativa, che potrebbe anche rifiutare di garantire una polizza Rc Auto a un italiano residente all’estero. Ma in questo caso si può anche valutare l’ipotesi di sospendere l’assicurazione per riattivarla solo quando si è fisicamente presenti in Italia.

Ultima modifica: 20 Novembre 2018