Cos’è il filtro antiparticolato
Il filtro antiparticolato è, in ingegneria meccanica, un dispositivo che viene installato sulle vetture a motore Diesel che permette di abbattere le emissioni inquinanti da polveri sottili. Abbattere le polveri sottili è molto importante non solo per l’ambiente, e per diminuire il fenomeno del surriscaldamento globale, ma anche per la salute collettiva. Per questo è auspicabile che sempre più automobilisti acquistino auto provviste di questo particolare filtro.
L’obiettivo è, infatti, la diminuzione del PM10 emesso dalle vetture Diesel, una sostanza particolarmente pericolosa.
Sebbene ne esistono in commercio diversi modelli, il funzionamento è sostanzialmente lo stesso per tutti: al filtro che limita l’accesso delle polveri sottili è abbinato un software di gestione e diagnosi dei problemi che effettua costantemente il monitoraggio del filtro e segnala eventuali problematiche.
Oltre a questi due elementi, alcuni modelli sono dotati anche di un sistema che aggiunge un additivo al carburante. Tuttavia, si tratta di un sistema più raro e non fondamentale, anche perché, è stato dimostrato, la presenza dell’additivo appesantisce il motore e costringe il proprietario a frequenti rabbocchi.
Una volta raccolti i gas combustibili nel collettore di scarico, passando attraverso il filtro vero e proprio essi vengono convogliati nella marmitta catalitica.
Il filtro antiparticolato purtroppo non costa poco, in media tra i 500 e i 600 euro, e per questo non solo è auspicabile ma anche conveniente utilizzarlo correttamente per evitare che si intasi e che debba essere sostituito troppo di frequente.
Cosa fare in caso di problemi
Essendo un filtro, può capitare che, con il tempo e con l’usura, si verifichino dei problemi, il più frequente dei quali è che il sistema si intasi.
Alcuni dispositivi sono progettati per essere sostituiti dopo un determinato periodo, mentre per tutti gli altri, come abbiamo visto, è presente un software che effettua la diagnosi costante dell’apparecchio e ci informa in caso di criticità.
Ad esempio, quando arriva il momento di pulire il filtro intasato, sul veicolo si accende un’apposita spia.
Ma se non si provvede tempestivamente alla manutenzione richiesta, il filtro si otturerà eccessivamente, provocando il danneggiamento del sistema e rendendone necessaria la sostituzione.
Come fare la pulizia del filtro antiparticolato
Tutti i filtri antiparticolato necessitano di essere puliti periodicamente per eliminare i detriti.
La frequenza della pulizia dipende da vari fattori.
Per schematizzare, potremmo dire che sarebbe opportuno pulire il filtro ogni 50.000 km oppure ogni sei mesi se si guida prevalentemente in città, ogni 80.000 km o nove mesi se si predilige il contesto extraurbano, infine ogni 150.000 km o un anno se si guida prevalentemente su lunghi tratti.
Per effettuare la pulizia, occorre innanzitutto liberare il filtro da tutti i detriti residui, utilizzando aria compressa ad una pressione massima di 7 bar. Questa procedura va svolta all’aria aperta o comunque in un ambiente idoneo.
Successivamente, il filtro va scaldato in forno a 615 gradi celsius, per asciugare la fuliggine, avendo cura di posizionare la parte sporca verso il basso. Oltre a pulirlo, questa procedura serve a preservare il filtro.
Una volta effettuato questo passaggio, e accertato che il filtro abbia acquisito una temperatura di 40 gradi, occorre pulirne l’ingresso e l’uscita con l’aria.
Infine, il filtro va nuovamente riscaldato in forno e ripulito per una seconda volta, sempre quando raggiunge la temperatura di 40 gradi.
In commercio sono disponibili in alternativa specifici additivi per pulire l’antiparticolato.
In ogni caso, è bene rivolgersi ad un meccanico di fiducia perché ci indichi modalità e prodotti più idonei.
In caso di filtro antiparticolato intasato
Grazie al sistema di controllo, i filtri antiparticolato sono in grado di pulirsi da soli.
Ma questo è possibile solo se si rispettano determinate condizioni. Altrimenti, può succedere che il filtro si intasi.
In questo caso, il motore potrebbe subire una riduzione delle prestazioni, i consumi di carburante potrebbero risultare più elevati e potrebbero inoltre verificarsi problemi al sistema di iniezione.
Quando si accende la spia, allora, l’unica cosa da fare è portare la macchina in officina.
Questo perché continuare a viaggiare con il filtro intasato, può costituire un pericolo e portare con il tempo ad un guasto irreversibile.
Qualora l’intervento del meccanico non risultasse definitivo, bisognerà provvedere a sostituire il filtro.
Rigenerazione
Il processo attraverso il quale il filtro antiparticolato effettua la sua pulizia si chiama rigenerazione.
Essa consiste nella fase in cui il filtro espelle le particelle inquinanti mediante combustione ed avviene automaticamente ogni 4/500 chilometri, in relazione alla quantità di particolato catturata sino a quel momento.
Perché la rigenerazione possa avvenire correttamente, è necessario che la vettura viaggi per almeno cinque minuti ad una velocità superiore ai 70 km/h.
Solitamente, prima dell’avvio del procedimento, sul display dell’auto si accende la spia “Service”, che avverte il conducente della necessità della pulizia del filtro, in modo che possa procedere con il viaggio extraurbano, al termine del quale, se è andato tutto bene, la spia dovrebbe spegnersi.
Qualora non sia possibile effettuare la rigenerazione, ad esempio quando l’auto viene usata prevalentemente in città – dove è difficile mantenere una velocità elevata per lungo tempo – si può andare incontro a diversi problemi, come appunto l’intasamento del filtro.
Purtroppo questo, per i possessori di una vettura Diesel, diventa un inconveniente molto frequente se si utilizza l’auto solo per brevi spostamenti o esclusivamente in contesto urbano.
Negli ultimi anni, le case automobilistiche stanno mettendo a punto sistemi tecnologici sempre più efficaci, in grado di sopperire ad alcune di queste problematiche.
Ultima modifica: 20 Marzo 2017