Si chiama documento unico di circolazione, è già in essere dal primo gennaio scorso anche se la sua applicazione diventerà un dato di fatto per tutti i mezzi immatricolati in Italia a partire dell’anno nuovo. È uno dei tanti adeguamenti che si sono resi necessari per uniformare l’Italia agli altri paesi dell’Unione Europa. Il documento unico di circolazione in definitiva va a integrare in un’unica certificazione quelli che fino a ieri erano due documenti ben distinti, il libretto di circolazione del veicolo, rilasciato all’atto dell’immatricolazione dall’ufficio provinciale della Motorizzazione civile è il certificato di proprietà del veicolo che invece viene aggiornato dal PRA, il pubblico registro automobilistico. Lo scopo non è solo quello di rendere più facile e fruibile l’accesso ai dati di veicoli e proprietari ma anche quello di snellire le pratiche ed evitare confusioni. L’obiettivo in Italia sarà quello di eliminare il PRA e concentrare tutti i dati riguardanti i mezzi in circolazione sul database della motorizzazione.
Il documento unico di circolazione integra certificato di proprietà e libretto di circolazione
Come detto il documento unico di circolazione è in essere dal primo gennaio 2019 e sostituisce il vecchio libretto di circolazione e il certificato di proprietà: il documento, ben presto verrà definito semplicemente ‘foglio’. E sarà anche quello che le forze dell’ordine ci chiederanno di esibire insieme alla patente nel corso di un controllo sulla strada. Di fatto si tratta di un vecchio provvedimento, legato al Decreto Legge 98 del 29 maggio 2017 che in un successivo momento è stato poi prorogato al primo gennaio 2019 dalla legge 205 del 2017. In questi mesi la legge è ancora in fase di attuazione e possiamo dire che solo con l’anno nuovo avremo un’applicazione più uniforme ed efficace: ci vorrà tuttavia qualche anno per far sì che tutte le auto, le moto, i furgoni e i mezzi pesanti abbiano il loro.
La forma prevede infatti che si debbano adeguare inizialmente solo i mezzi di nuova immatricolazione o quelli che verranno venduti e dunque subiranno un passaggio di proprietà: in questo caso i vecchi documenti saranno sostituiti dal DUC. Il primo obiettivo che i legislatori si sono posti con questa norma è stato quello di semplificare: fu infatti proprio l’ex ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ad aver avanzato questa proposta, in linea con la direttiva 1999/37/CE del Consiglio dell’Unione Europea relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli. Non tutti i veicoli, però, sono coinvolti nel cambiamento: il Documento Unico di Circolazione 2019 riguarderà infatti auto, moto, rimorchi e veicoli in generale, ma non le minicar e i ciclomotori, per i quali continueremo ad avvalerci del libretto di circolazione e del certificato di proprietà.
Il Ministero ha deciso di accentrare tutte le funzioni di controllo sui mezzi
La semplificazione non prevede alcuno spreco di informazioni: nulla andrà perduto. Lo scopo del DUC è semplicemente quello di sintetizzare all’interno di un solo foglio le informazioni che erano contenute nei due tradizionali documenti distinti. Nella carta di circolazione, impropriamente definito libretto, erano raccolte tutte le informazioni necessarie a verificare l’idoneità del veicolo alla circolazione e a fissare quelle che erano le sue caratteristiche fisiche e tecniche principali: targa, telaio, cavalli, potenza in kW, caratteristiche dell’impianto di scarico per l’emissione.
La polizia chiedeva sempre questo documento durante i controlli: paradossalmente il certificato di proprietà non era un documento indispensabile alla circolazione e diventava indispensabile solo in caso di furto, di vendita o di rottamazione. Tuttavia da quando nel 2015 è stato introdotto il certificato di proprietà digitale le cose sono radicalmente cambiate: e se fino a quel momento il certificato poteva essere custodito in casa fino al momento in cui decidevamo di separarci dalla nostra macchina ora, sempre di più, libretto e proprietà risultano legati a doppio filo.
Il documento unico di circolazione non comporta un risparmio per gli utenti ma per lo Stato
La cosa positiva della nuova documentazione è che il DUC costerà meno: stando a quando comunicato dal Ministero dei Trasporti non saranno più da versare due marche da bollo per l’emissione dei due documenti e che – se non interverranno rincari in un secondo momento – la cifra da spendere per la produzione del DUC sarà fissa, 29 euro. Difficile pensare che ci sarà un passaggio di consegno immediato e funzionale tra i vari documenti: se il DUC a poco a poco verrà inserito tra gli obblighi e di ogni singolo mezzo è facile pensare che ci sarà un lungo periodo nel quale il vecchio libretto e il certificato di proprietà risulteranno ancora necessari.
Come detto chi continuerà a utilizzare la sua macchina non avrà alcuna necessità di richiedere il nuovo DUC fino a quando non cambierà auto e non venderà o rottamerà quella vecchia. Solo a quel punto la sua nuova auto avrà il DUC e anche chi comprerà il suo nuovo mezzo a bordo avrà il nuovo documento unico. Con il passare del tempo è verosimile pensare che l’anagrafe automobilistica italiana avrà sempre meno bisogno del Pubblico Registro Automobilistico e che questo di conseguenza verrà progressivamente ridotto fino a essere, probabilmente, del tutto eliminato snellendo notevolmente le pratiche e i costi del database di auto e moto visto che solo minicar e scooter avranno ancora bisogno di un certificato di proprietà. Ma anche questo è un dato in divenire.
La semplificazione attuata da questa operazione servirà ad avere meno documenti da produrre, meno fogli in auto, meno matrici negli uffici. Questo porterà ad altri risparmi? Per esempio a una limatura del bollo auto? No, impossibile. Le tasse relative alle auto non si toccano: su questo il Ministero e le Regioni sono state chiarissime. Si tratta di un servizio che è teso a ridurre costi e sprechi e a semplificare la comunicazione tra automobilisti e istituzioni seguendo una segnalazione da parte dell’Unione Europea. La Motorizzazione Civile, ente che fa capo al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, c’è e resta. Il PRA verrà a poco a poco ridotto fino a essere smantellato, e in questo modo si esautorerà l’ACI delle funzioni relative al registro automobilistico per portare queste competenze all’interno dell’Agenzia per il Trasporto Stradale. Lo scopo del ministero è insomma quello di accentrare tutto il processo burocratico al suo interno. Di conseguenza anche il Documento Unico
Ultima modifica: 24 Giugno 2019