C’è un linguaggio in codice, assolutamente affascinante, che consente al pilota di rally e al suo copilota – definito in gergo navigatore – di leggere metro dopo metro interi chilometri di piste difficilissime e che vale la pena di approfondire con particolare attenzione per alcuni segreti che raramente escono dall’abitacolo.
Un rapporto speciale
Il meccanismo di una gara di rally è estremamente delicato. Il destino di un’intera gara è non solo nelle mani del pilota ma anche nella memoria e nell’attenzione del navigatore che, insieme al pilota stesso, conosce a menadito il tracciato e consente a chi sta al volante di dedicarsi solo ed esclusivamente alla guida, isolandosi da tutto il resto. Ci sono degli aspetti che sono assolutamente straordinari nel rapporto tra pilota e navigatore. Amicizie che durano per trent’anni, coppie storiche, relazioni che diventano anche matrimoniali com’è spesso accaduto sia a livello nazionale che internazionale. Ma quello che spicca, soprattutto, e la capacità di comunicazione tra uno e l’altro, la necessità del pilota di appoggiarsi al suo partner in tutto e per tutto fidandosi ciecamente.
Un linguaggio misterioso
Le note di un rally, solitamente, vengono scritte con largo anticipo. Gli equipaggi visitano tutti i tracciati delle varie prove speciali, questo riguarda per lo meno quelli che sono i campionati rally tradizionali, per i rally raid le cose funzionano molto diversamente, e prendono nota di quelle che sono tutte le difficoltà del tracciato. L’intensità di una curva, i dossi, le eventuali strettoie, i punti dove accelerare e dove frenare. Tutto viene meticolosamente ha notato dal navigatore in quello che in gergo viene definito book, o in modo più completo roadbook.
Il road book è diventato anche un termine comune per definire come una cosa deve essere fatta, quale deve essere il percorso corretto per arrivare a una destinazione. Una sorta di prontuario, di manuale d’uso. Le note del navigatore solitamente si riferiscono all’intensità della curva e ai punti di maggiore difficoltà del percorso ma è impossibile entrare nel canale di comunicazione di una coppia che lavora all’interno di una macchina da rally perché le segnalazioni che sentiamo attraverso la radio spesso cambiano da equipaggio a equipaggio. Ognuno ha il suo modo di comunicare.
Ci sono piloti che vogliono ogni singola indicazione, chiara, in anticipo rispetto a quello che incontreranno sulla strada. Ce ne sono altri che si fidano molto di più della propria memoria e vogliono poche indicazioni, fondamentali. Il gergo, però, è simile. Si parla di sinistra più o di destra meno meno: sta significare l’angolo di convergenza di una curva che può essere più o meno aperta, cieca o addirittura a gomito. Molti navigatori danno indicazioni anche sui tempi di inserimento delle marce che, soprattutto quando devono essere scalate prima di una curva particolarmente rigida, possono essere fondamentali per risparmiare tempo e garantire aderenza alla vettura.
Le chiavi di lettura di una gara
Fondamentale la segnalazione dei dossi in modo particolare su eventi. Come nel Rally dei 1000 Laghi in Finlandia, dove i salti sono una delle componenti più problematiche dell’intero percorso. Interpretare un dosso con eccessiva aggressività significherebbe probabilmente mettere a repentaglio, se non addirittura distruggere, sospensioni e fondo della macchina.
Se il pilota la notte prima della prova speciale probabilmente riposa, il navigatore studia metro dopo metro il suo roadbook. Cerca di impararlo a memoria, perfeziona i suoi stessi appunti. Individua quelli che possono essere i punti di maggiore difficoltà per sottolinearli nel modo dovuto. La tempistica nei rally deve essere perfetta, la sincronia assoluta. Capita spesso che questo non accada: bastano pochi secondi di ritardo su una segnalazione e la gara va a farsi benedire.
La storia è piena di aneddoti di auto che si sono ribaltate in una scarpata o finite in un fosso. Proprio perché la segnalazione del navigatore è arrivata tardivamente o non era precisa. C’è anche una storia di grandi liti tra piloti e navigatori, che come in tutte le coppie che si rispettano hanno i loro momenti di crisi. Difficile che due partner all’interno di una macchina da rally possano durare per tutta la vita. Le gare sono estremamente dure e gli errori, molto spesso, diventano imperdonabili.
Coppie storiche
Fondamentalmente la figura del navigatore è molto oscura. Alcuni nemmeno ricordano il nome di chi era affiancato a un rallista che ha vinto gare storiche o campionati mondiali. Pochi per esempio si ricordano di Mario Mannucci, che è stato il partner di un campione leggendario come Sandro Munari su un’auto assolutamente straordinaria e altrettando leggendaria come la Lancia Stratos. Così come, nei mitici anni ’80, la parola Alen-Kivimaki sembrava quasi una cosa sola, un binomio indissolubile. Perché alla guida della Fiat 131 che dominò i rally c’era il grande Marku Alen. Ma al suo fianco c’era l’inseparabile Ilkka Kivimaki. Li chiamavano i gemelli siamesi perché durante le prove erano sempre appiccicati l’uno all’altro.
Ci sono poi esempi forse meno noti ma che vale la pena ricordare. Uno di questi riguarda una coppia italiana che ha dominato per anni il nostro campionato nazionale: Paolo Andreucci e Anna Andreussi. I due, compagni di lavoro e nella vita, hanno condiviso tutto, ma proprio tutto. Anche i momenti più difficili. Nel 2018, a causa di un terribile incidente durante un test, la loro carriera fu un forse. Paolo se la cavò con una terribile contusione all’esterno e diverse settimane di inattività. Ad Anna andò molto peggio, frattura del bacino. E per diverso tempo si pensò che non sarebbe tornata in auto a condividere con il compagno gare e avventure. Passata la ferita, e forse anche la paura, Anna Andreussi è di nuovo nella scuderia ufficiale Peugeot del campionato
Ultima modifica: 12 Agosto 2020