Tra le tantissime forme d’ansia che il modo di vivere odierno ci ha regalato c’è solo l’imbarazzo della scelta: alcune patologie cinquant’anni fa nemmeno esistevano e ci sono state trasmesse con il cosiddetto “benessere”. È un paradosso ma è anche la realtà delle cose, così per come le sperimentiamo oggi: se da una parte viviamo molto più a lungo, con molte più comodità e con una grande possibilità di divertirsi, dall’altra paghiamo tutto questo con le cosiddette ‘fobie’. C’è chi ha paura di amare, chi di restare solo, chi degli spazi aperti e chi degli spazi chiusi; c’è chi ha il terrore dell’altezza, chi del cibo, altri si misurano con le proprie insicurezze o con l’eccessiva sicurezza in se stessi. Le ‘fobie’ non sempre possono essere curate: sotto questo aspetto anche i farmaci più evoluti non fanno miracoli. È per questo che tra i medici più richiesti degli ultimi trent’anni ci sono gli specialisti della mente. Con le fobie ci si convive nel modo migliore possibile nel tentativo di subire quanti meno danni possibili.
La claustrofobia in auto: l’angoscia dello spazio chiuso anche se si tratta di un’auto
Tra le prime paure che sono state studiate c’è la claustrofobia, la paura degli spazi stretti e chiusi: gli psicologi dicono che la vera paura è che in quello spazio angusto non ci sia una via di fuga. Il fatto di essere con le spalle al muro e senza una prospettiva diventa un motivo di angoscia profonda. L’ambiente che rispecchia perfettamente questo genere di paura è l’ascensore, una paura amplificata dal fatto che l’ascensore potrebbe rompersi e restare magari bloccato per ore. Proprio per questo motivo ci sono migliaia di persone che rifiutano l’uso dell’ascensore e che anche di fronte alla necessità di salire su un grattacielo vanno a piedi usando le scale antincendio, ovvero quelle esterne. La claustrofobia è una paura spesso irrazionale che si autoalimenta e si ingigantisce ogni qualvolta proviamo a controllarla. L’auto è indubbiamente un elemento che può richiamare paura in chi soffre di claustrofobia: è un ambiente piccolo, chiuso, il fatto di non guidarla personalmente ci toglie sicurezza e può aumentare ulteriormente il nostro disagio. Ma ci sono anche parecchi elementi che possono essere sfruttati nel modo migliore per vincere le ansie che la claustrofobia provoca. Intanto pensare che il problema si risolverà da solo non è il modo migliore per superare l’ostacolo: quando si è in auto e si avverte un crescente senso di angoscia e di paura che porta a un aumento del battito cardiaco o del ritmo della respirazione è inutile fare finta di niente o pensare di dominare il proprio stato d’animo. Ci si ferma, si scende, si chiede aiuto a chi viaggia con noi e si conta sulla comprensione delle persone che ci circondano. Pensiamo a un attacco di ansia, in auto dovuto alla claustrofobia come a un malore uguale a qualsiasi altro. In un secondo momento con l’aiuto di uno psicologo si inizia un percorso che ci consenta di “convivere” con l’auto, o con l’ambiente nel quale vogliamo poter vivere senza paura.
Poche istruzioni per riuscire a superare la claustrofobia in auto e viaggiare più sereni
È possibile superare la claustrofobia in auto, tuttavia è bene evitare certe azioni che possono sembrare soluzioni veloci ma che non portano ad alcun risultato; come:
- Cura fatta per conto proprio: sulla base di qualche blog o del sentito dire.
- Assumere psicofarmaci: se non in casi estremi e sotto controllo medico. La claustrofobia spesso nasce da una motivazione che può essere recondita, forse anche dimenticata. Una paura, un trauma, un pericolo vissuto magari da bambino.
- Forzarsi o nascondersi: ammettere di avere un problema e chiedere aiuto per risolverlo è il primo passo verso la guarigione. Una volta consapevoli che c’è un problema da risolvere non bisogna avere alcuna fretta.
Occorrono tempo e metodo. Sicuramente il terapeuta ci insegnerà a concentrarci su quelli che sono gli aspetti meno paurosi del luogo che ci crea angoscia da claustrofobia. Nel caso dell’auto è sostanzialmente abbastanza facile: ci si concentrerà sul piacere del viaggio e della partenza verso una bella destinazione che ci è cara, sul fatto che la macchina rispetto ad altri luoghi chiusi consente di vedere quello che ci circonda, sulla musica che si diffonde all’interno dell’abitacolo, sulle chiacchiere degli amici che viaggiano con noi. Unire tutti questi aspetti può rendere il viaggio meno traumatico. Ci sono persone che per vincere la paura dell’aereo impiegano anni: per vincere quella della macchina occorre molto meno ma non bisogna strafare e soprattutto non bisogna precorrere i tempi. Se si ha un problema di claustrofobia non ci si infila in macchina per un viaggio di mille chilometri al primo tentativo, così, tanto per mettersi alla prova; piccoli passi, un primo viaggio da cinquanta chilometri apprezzando il tragitto, raccontandolo come se fosse stata una bella conquista e immaginando di pianificare un secondo viaggio. E così via.
In viaggio non è solo l’auto a fare paura
Un aspetto importante quando si viaggia in macchina e si soffre di claustrofobia è quello rappresentato dalle gallerie e dai tunnel: niente di meno di quello che dovrà sopportare chi viaggia in treno. Affrontare tunnel lunghi come Gran San Bernardo, Frejus, San Bernardino, Monte Bianco – solo per citare quelli più popolari – sono profondi diversi chilometri e richiedono parecchi minuti di transito a una velocità molto moderata. Il cemento, la corsia relativamente stretta e le luci non aiutano certo chi soffre di claustrofobia ad acquisire serenità ma la nostra mente può crescere e ‘allenarsi’ contro il disagio.
L’allenamento è per l’appunto continuare a visualizzare quello che ci fa stare tranquilli: gli amici e i familiari con cui viaggiamo, la musica e, cosa più importante, l’obiettivo primario… andare avanti. Sarà utile ascoltare più che parlare: se parleremo della nostra ansia mentre siamo in viaggio, non faremo altro che suscitare l’interesse di chi viaggia con noi e di conseguenza alimentare la nostra stessa paura. Da sempre l’uomo viaggia verso il progresso, per migliorarsi e crescere. È nel suo DNA, è una delle sue caratteristiche più peculiari e fondamentali. Senza questa capacità l’uomo sarebbe estinto da un pezzo. Le paure sono in definitiva dei segnali che il nostro corpo ci dà per imparare a sconfiggerle e renderci più forti.
Ultima modifica: 5 Giugno 2019