L’Autodromo internazionale del Mugello, per tutti semplicemente “il Mugello”, è da cinquant’anni tra i circuiti simbolo del motomondiale. Curve “arrabbiate” e continui saliscendi ne fanno una prova tra le più impegnative.
Formula 1 al debutto: patrimonio della Rossa
Il 2020 ha rappresentato una data storica: per la prima volta anche i bolidi a quattro ruote hanno gareggiato tra i colli di Scarperia e San Piero. Inedito dovuto alla pandemia che ha riscritto completamente (anche) il calendario della Formula Uno. Probabilmente non tutti sanno che l’Autodromo è di proprietà della Ferrari dal 1988. Il Cavallino, che detiene anche la pista di Fiorano, diede inizio alla completa ristrutturazione dell’impianto che era stato costruito nel 1972 per iniziativa dell’Automobil Club d’Italia di Firenze.
Rettilinei veloci e curve… Arrabbiate
Gli appassionati senz’altro conoscono una delle caratteristiche peculiari dell’Autodromo fiorentino: le curve cieche e impegnative da affrontare ad elevato numero di giri se si vogliono avere chance di successo. Sono le celeberrime “Arrabbiata 1” e “Arrabbiata 2”, passaggi temuti anche dagli assi delle due ruote. Molto conosciute anche la “San Donato” in fondo al rettilineo di partenza, e la chicane in discesa denominata “Casanova-Savelli”. Ma il punto da far tremare i polsi anche a chi è seduto comodo sul divano di casa è sicuramente il lungo rettilineo in salita: 1.141 metri percorsi a velocità superiori ai 300 chilometri orari. E anche molto di più: nel 2019 il ducatista Andrea Dovizioso spinse la sua Desmosedici a 357 chilometri orari!
Il circuito che… non dorme mai
“Al Mugello non si dorme”. Un luogo comune molto noto nell’ambiente vuole che il Mugello unisca l’aspetto goliardico a quello agonistico in modo quasi inestricabile. Celeberrima la tradizione di raggiungere l’Autodromo con mezzi consoni all’ambiente circostante come i trattori che si lasciano accesi per tutta la notte precedente il Gran Premio. Sottofondo che risuona nelle valli rurali dei monti toscani tra braciate, divertimento e fiumi di vino.
Un’altra caratteristica unica del Mugello è la possibilità di accamparsi all’interno nei giorni di apertura. Quasi una conseguenza naturale dell’ambiente in cui è calato l’Autodromo, tutto boschi e montagne. In passato erano in molti ad introdursi nel circuito in barba ai controlli, favoriti dall’ampiezza della pista.
Mugello o… Silverstone?
Quando c’è il Gran Premio al Mugello piove sempre. Anche questo è un luogo comune ma gli appassionati giurano che ha un reale fondamento. Si racconta che ciò sia da attribuire a Baccaleo, un frate vissuto tra i monti del Mugello nell’Ottocento. Avrebbe voluto essere seppellito proprio dove poi sorse l’Autodromo, e non nel cimitero comunale. Un desiderio inascoltato che ha generato la leggendaria maledizione che fa somigliare il circuito toscano a quello britannico di Silverstone.
Ultima modifica: 11 Febbraio 2021