Il monitoraggio della velocità degli automobilisti in viaggio è una prassi molto diffusa da parte delle forze dell’ordine. La velocità eccessiva è una causa rilevante di incidenti. Essendo il codice della strada italiano particolarmente severo circa la velocità, sono molti i sistemi di tale monitoraggio. Sono basati sull’effetto sorpresa, dunque, l’automobilista ignaro può solo prenderne la presenza. Si tratta degli autovelox mobili. Con questi dispositivi, le forze dell’ordine verificano la velocità e sorprendono i mal capitati automobilisti dal piede pesante.
Autovelox mobili: il tutor è fisso
Da qualche anno, sulla rete autostradale italiana – non in tutti i tratti, però – sono in uso i cosiddetti tutor.
Gli automobilisti che percorrono detti tratti autostradali sono al corrente della loro presenza e sanno che, per fare in modo che il viaggio proceda liscio e senza sanzioni, dovranno percorrere il tratto da A a B al massimo alla velocità massima consentita. Nel merito, se si viaggia in autostrada, si dovrà viaggiare – salvo altre prescrizioni – a una velocità massima di 130 km orari.
I tutor sono fissi e, al massimo, possono essere spenti. In ogni caso, dall’autostrada in cui sono stati installati non si muovono: lì ci sono e lì restano. Diverso il discorso degli autovelox mobili.
L’autovelox può essere mobile
La scena sarà capitata a molti automobilisti: sulle strada a doppia percorrenza, nel procedere, si notano gli automobilisti che viaggiano nell’altro senso di marcia intenti a “fare i fari”.
È un codice non scritto tra automobilisti, e sta a segnalare che poco più avanti vi è una situazione anomala. Per esempio un incidente – i fari quindi invitano alla calma – o anche, la presenza delle forze dell’ordine che rilevano il comportamento degli automobilisti, in primis la velocità ottimale o di crociera. Pertanto, per farlo, utilizzano dispositivi mobili.
E, se non si viene prontamente avvisati di ridurre la velocità, il rischio di sanzione è appena girato l’angolo.
Ultima modifica: 11 Febbraio 2020