Stati generali della mobilità 2019, prima dell’elettrico la priorità è il rinnovo del parco circolante

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Sono ripartiti, da Milano, organizzati da Federmotorizzazione, gli Stati Generali della Mobilità, che hanno riproposto la formula di evento di confronto e studio allo scopo di fornire risposte concrete al settore dell’automotive, comparto che sta vivendo un momento di forte accelerazione nella direzione della mobilità elettrica ed elettrificata spinta dalla politica, che contemporaneamente impone una rottamazione delle attuali tecnologie ai più alti livelli di sviluppo. Nella sede milanese di Confcommercio, si sono alternati gli interventi di numerosi esperti in rappresentanza di tutti i comparti del settore, compresi i politici che in questa fase stanno ricoprendo un ruolo importante con scelte spesso non supportate da motivazioni scientifiche.

L’incontro promosso da Federmotorizzazione e Assomobilità Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, e moderato come di consueto dal giornalista Pierluigi Bonora, ha avuto come obiettivo primario l’analisi della mobilità come bene primario per la comunità, che non deve essere in conflitto con la lotta all’inquinamento, in quanto rappresentano due facce di un unico problema.

Dopo una prima lettura dei dati relativi al valore di un comparto che interessa 125.000 imprese e che nel prossimo futuro necessiterà di incrementare l’aspetto della formazione, come evidenziato dallo studio di Format Research, presentato dal presidente Pierluigi Ascani, il focus è stato spostato sul futuro dell’elettrico, che attualmente vede l’offerta superare ampiamente la domanda da parte del mercato. E gli incentivi introdotti di recente difficilmente otterranno i risultati previsti visto che, come ha sottolineato il direttore di “Quattroruote“, Gianluca Pellegrini, «gli incentivi fino a 6.000 euro per l’acquisto di auto che costano 50.000 euro non servono a chi oggi guida e si può permettere solo una Punto del 1997».

La quasi totalità dei relatori ha focalizzato la necessità di intervenire sul rinnovamento del parco circolante, poiché già eliminando i modelli più vecchi in circolazione con veicoli Euro 6, ma anche Euro 5, si otterrebbe il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030 in tema di riduzione di emissioni di CO2. A questo proposito, la scelta della politica di criminalizzare il diesel va nella direzione opposta, mentre la soluzione più efficace passa attraverso un utilizzo di tutte le tecnologie più attuali. «Le previsioni per il prossimo decennio parlano di uno sviluppo delle auto elettriche ed elettrificate – ha precisato il professor Sergio Savaresi del Politecnico di Milano  ma non supereranno quote del 20-30 per cento. Il resto resterà legato ai motori termici».

Sono ben consapevoli di tutto ciò alcuni dei politici intervenuti all’incontro, primo tra tutti l’onorevole Luca Squeri, secondo il quale «l’errore di fondo sta nel fatto che si pensi che l’energia elettrica sia la soluzione per tutti i problemi; purtroppo non è così, poiché non è un’energia primaria, ma deve essere prodotta. E non bisogna cadere nell’errore di utilizzare sistemi che non sono compatibili con il raggiungimento degli obiettivi, come il ricorso all’eolico e al fotovoltaico. Ma chi ci governa non capisce e imbocca strade sbagliate».

Critico rispetto a molte scelte è anche Raffaele Cattaneo, assessore ad Ambiente e Clima della Regione Lombardia, per il quale «la realtà è complessa e non si possono avere risposte semplici per mobilità. L’azione più efficace per ridurre le emissioni è senza dubbio la sostituzione del parco obsoleto con veicoli nuovi, a prescindere dalla loro tecnologia. Se il mercato offre soluzioni efficaci, non ci sono motivi per vietarne l’uso e, oggettivamente, è una sciocchezza la lotta al diesel che peraltro è un’eccellenza tecnologica europea, quindi rischiamo di arrecarci del male, facendo un favore alla Cina, fortemente impegnata sull’elettrico»

Incalzato da Pierluigi Bonora, Marco Granelli, assessore a Mobilità e Ambiente del Comune di Milano, ha cercato di difendere le numerose criticità segnalate dai cittadini e da chi quotidianamente deve entrare a Milano per lavoro, che derivano dai numerosi provvedimenti in materia introdotti dalla Giunta. «Il problema della nostra città è l’impossibilità di muoversi quando ci si avvicina al centro con un veicolo a motore, lo confermano i primi rilevamenti delle telecamere poste ai varchi della nuova Area B; eravamo partiti da stime di 600.000 auto veicoli quotidiani, ma questi dati devono esser rivisti al rialzo. Mentre l’Area C non è fatta per punire, ma per aumentare la velocità di transito, e questa è una realtà».

La sintesi

La sintesi a chiusura dei lavori di Simonpaolo Buongiardino, promotore dell’evento e presidente di Federmotorizzazione e Assomobilità, è più che positiva, poiché solo a un anno dalla prima edizione, «la visione dei relatori è complessivamente omogenea e senza contrapposizioni, lo ha dimostrato un dibattito sereno, che ha chiarito come diesel, elettrico e altre soluzioni devono convivere, per fare in modo che merci e persone possano continuare a circolare, migliorando la qualità della vita.

Tutto questo deve passare attraverso la formazione, che svolgerà un ruolo importante, al quale parteciperemo direttamente creando una Academy per operatori del settore. E non bisogna dimenticare che le decisioni che contano non possono nascere dai sentimenti, perché dire che presto i diesel non potranno più circolare, inibisce le vendite creando gravi ripercussioni, sull’economia, ma anche sull’ambiente. Per questo serve una cabina di regia nazionale, bisogna far capire a chi governa che è indispensabile ascoltare le visioni strategiche di chi è esperto del settore. Chi fa scelte importanti a livello nazionale deve avere conoscenze, non può essere uno sprovveduto».

Ultima modifica: 31 Marzo 2019