Il settore delle multe stradali rappresenta in Italia una «vera e propria giungla», anche a causa della scarsa trasparenza da parte degli enti locali, che per legge sono tenuti a rendicontare ogni anno al governo gli importi incassati delle contravvenzioni elevate per violazioni al Codice della strada e a dichiarare quanti di questi derivino dagli autovelox.

Lo sottolinea il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, Simone Baldelli (FI) che ha presentato un emendamento (approvato) nell’ultimo decreto Trasporti che, da luglio 2022, obbliga il governo a pubblicare tutto sul suo sito. «Non esistono dati ufficiali aggregati e analitici sui proventi incassati dagli enti locali – spiega Baldelli, che è anche componente della Commissione Trasporti della Camera – nonostante la legge imponga a ciascuna amministrazione di consegnare al governo una relazione annua sugli introiti delle multe, anche quelle elevate tramite autovelox».

Sul totale di circa 7.900 Comuni italiani, infatti, più di uno su 3 (2.747) non ha fornito la rendicontazione sui proventi delle multe del 2020. Si può però stimare che l’ammontare complessivo delle sanzioni stradali superi i 3 miliardi di euro l’anno, ma solo il 56% del tesoretto viene effettivamente incassato dagli enti locali (1,7 miliardi di euro).

Nel periodo precedente la pandemia il Comune di Milano era quello che ha registrato gli introiti più alti, circa 180 milioni di euro nel 2019; seguito da Roma (170 milioni), Torino (50 milioni), Bologna e Firenze (circa 47 milioni). Solo 36 milioni di euro i proventi di Napoli. Ad alimentare il business delle multe i famigerati autovelox: 2,5 milioni le contravvenzioni solo per violazione dei limiti dei velocità (dati Aci-lstat 2019) che sarebbero elevate ogni anno.

Italia da record

L’Italia vanta inoltre il primato europeo del numero di autovelox installati sulle strade: se ne contano oltre 8mila lungo tutta la penisola, contro i circa 4mila della Gran Bretagna, i 3.800 della Germania e i 2.400 della Francia.

Sistemi di rilevazione a distanza della velocità troppe volte installati con lo scopo preciso di aumentare le casse delle amministrazioni locali, e non sempre infallibili: si pensi al caso della sanzione elevata ad Osimo (An) nei confronti di un automobilista multato perché viaggiava con la sua utilitaria alla velocità di 703 km/h.

Qualcosa però si muove: il governo si impegna a varare entro i primi mesi del 2022 il nuovo decreto che disciplina il corretto utilizzo dei sistemi di rilevazione a distanza della velocità, atteso dal 2010. Sarà verificata da parte degli enti gestori stradali, l’adeguatezza dei limiti di velocità imposti quale condizione necessaria per poter installare gli autovelox.

Fonte ansa.it

Ultima modifica: 20 Dicembre 2021