Alfa Romeo SZ rappresenta la fine e l”inizio di un epoca per il Biscione. E anche l’ispirazione per uno dei dettagli di design più indovinati dell’agognata Tonale. I fari a tre moduli, che hanno stregato critica e pubblico in primavera al Salone di Ginevra.

I fari a tre moduli di Alfa Romeo SZ

SZ rappresenta la fine di un’epoca perché è l’ultima trazione posteriore della Biscione prima dell’avvento di Giulia Quadrifoglio. Ben 26 anni dopo, dal 1989 al 2015.

Sono passati 30 anni. SZ incarna anche un periodo nuovo, perché di fatto è il primo progetto sportivo del Gruppo Fiat, che nel 1987 aveva rilevato il Biscione, dedicato al Marchio.

Con ambizioni fondate e speciali. Alfa Romeo SZ fu concepita per stupire. Il design di Zagato la rendeva e la rende diversa da tutte le altre sportive.

Fu una delle prime auto realizzate anche grazie all’applicazione delle tecnologie informatiche Cam e Cad. Soprannominata da alcuni “mostro“, invece il tempo l’ha rivalutata alla grande.

Alfa Romeo SZ, retaggio classico

La configurazione meccanica era invece quella “sacra” per Alfa. Ovvero trazione posteriore, motore longitudinale, schema transaxle con il cambio al retrotreno. Con Sospensioni anteriori a quadrilatero e posteriori De Dion. Un concentrato di Alfa Romeo, derivata dalla 75 Turbo IMSA.

Il “Busso” sotto il vestito Zagato

Il motore era un mito per gli alfisti, il celebre 3 litri V6, il “Busso” (dall’ingegnere Giuseppe Busso). Un aspirato a due valvole per cilindro che erogava 210 cavalli.

Alfa Romeo SZ pesava poco di più di 1.200 kg e in questo modo poteva raggiungere i 245 km/h. E accelerare da 0 a 100 in 6,8 secondi. Ne furono costruiti solo 1.036 esemplari, a un prezzo che poteva essere di oltre 100 milioni di lire.

Attualmente la base d’offerta parte da 60.000 euro, ma il prezzo medio è di 90.000 euro. Fu realizzata anche la versione a cielo aperto, la RZ, quasi una barchetta.

Alfa Romeo SZ

Ultima modifica: 15 Agosto 2019