Forse la natura ci aiuterà a sviluppare l’auto del futuro. Appare come un paradosso, ma ciò che stanno facendo nei centri di ricerca Ford sembra confermare questa ipotesi. L’azienda dell’Ovale Blu è infatti impegnata su alcuni studi che riguardano lo sviluppo di componenti basati sul bambù per auto ecosostenibili.
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LE PROPRIETÀ DEL BAMBÙ
Se per la realizzazione della fibra di carbonio o dell’alluminio leggero, attualmente i materiali più all’avanguardia e più utilizzati, occorrono grandi investimenti, il bambù è invece facilmente reperibile in natura. Possiede inoltre, a differenza di altre piante, una notevole capacità di crescita veloce, impiegando fra i 2 e i 5 anni per svilupparsi completamente, con una rigenerazione dello stelo di oltre un metro al giorno. Il bambù del resto è noto per la sua resistenza alla trazione e per l’elevato carico di rottura da sollecitazione: caratteristiche che gli permettono di concorrere con diversi metalli. Da secoli se ne sfruttano le proprietà (pensiamo alle costruzioni nelle civiltà dell’Est Asiatico, la Cina su tutte).
COSA VUOLE FARE FORD?
Nel corso degli ultimi anni Ford, in collaborazione con alcuni fornitori, si è occupata di studiare le potenzialità del bambù per un eventuale impiego nella produzione delle componenti interne dei suoi veicoli. Il piano prevede un utilizzo combinato con materiali plastici, che possono aumentare ulteriormente la resistenza del vegetale. I ricercatori Ford hanno sottoposto il bambù a una lunga serie di test di resistenza (urto, trazione, alte temperature), registrando delle ottime risposte.
ALTRI PROGETTI “VEGETALI”
Il bambù rappresenta solo una parte delle ricerche Ford. L’azienda, per esempio, ha recentemente annunciato la collaborazione con Jose Cuervo, noto marchio che produce tequila, per provare a utilizzare il materiale bio-plastico che deriva dagli elementi di scarto delle piante di agave (necessarie per la produzione del distillato messicano). Il fine è sempre lo stesso: trovare materiali ecosostenibili per la futura industria automobilistica.
Ultima modifica: 28 Aprile 2017