Carsharing di vicinato, patto anti smog di quattro famiglie

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Silenziosa, ecosostenibile, condivisa. Quattro famiglie, otto persone, hanno fondato un’associazione per dividersi costi e prestazioni della ’macchina del futuro’.

A raccontare luci e ombre della guida elettrica è Nicola Dall’Olio, ambientalista parmigiano, dipendente della Regione, tra i fondatori nonché presidente di Dynamo Oltretorrente, un esempio di carsharing di vicinato.

Carsharing di vicinato, patto anti smog di quattro famiglie

«Abitiamo tutti nello stesso quartiere a Parma e abbiamo scelto di noleggiare un’auto elettrica in comune. Crediamo nella mobilità sostenibile e questo è un modo per eliminare lo smog e il numero di auto che circolano. Chiaramente abbattendo i costi che sono ancora troppo onerosi per la maggior parte delle persone».

Partiamo dall’inizio. Di che auto parliamo?

«Si tratta di una Zoe Renault, non ultimo modello ma quello precedente. In sostanza ha una batteria di 40 kWh, mentre quelle nuove hanno una batteriadi 52 kwh. Siamo già sorpassati».

Sorride. Tutto questo per la modica cifra di?

«Al mese paghiamo circa 125 euro a famiglia. In un anno 1500 euro complessivi. Occorre considerare che l’auto in sé parte da 25.900 euro a salire (questo senza contare gli incentivi statali). Noi abbiamo un noleggio di lungo periodo (36 mesi) da T.I.L., società pubblica di Reggio Emilia specializzata in mobilità elettrica. Non solo: nel maggio 2019 abbiamo candidato questo progetto ad un bando di finanziamento per iniziative di micro car sharig promosso dall’Amat, l’Agenzia mobilità ambiente e territorio di Milano, con fondi del ministero dell’Ambiente. Il progetto è stato approvato e ci hanno riconosciuto 2.000 euro per le spese di installazione della piattaforma software con la quale condividiamo l’utilizzo del veicolo».

A cosa serve questa app?

«Ci consente di prenotare l’auto, vedere dove è parcheggiata, aprirla e fare la contabilità dei tempi di utilizzo sulla cui base ci ripartiamo poi le spese».

A proposito di costi, parliamo anche di prestazioni, a cominciare dall’autonomia.

«Riuscire a stabilirla con precisione è difficilissimo: troppe variabili. Ad esempio l’autonomia della nostra auto si aggira attorno ai 300 chilometri, questo però vale nelle mezze stagioni. D’inverno, quando la temperatura crolla, l’autonomia diminuisce di circa il 20%. Stessa cosa d’estate quando, a causa del calore, occorre accendere l’aria condizionata. Va detto anche che in salita consuma di più, ma in discesa si ricarica. Ed è ovvio che se la guida è più sprint, mi riferisco alle tratte in autostrada, il consumo aumenta».

Ricapitolando non è indicata per i viaggi lunghi?

«Esatto. O meglio, diciamo che occorre fare più attenzione alle colonnine per la ricarica e impostare diversamente il viaggio. È perfetta per le tratte urbane».

E qui veniamo a un tasto dolente, giusto?

«Giusto. Purtroppo le colonnine pubbliche sono poche, spesso non funzionanti e l’energia elettrica che viene erogata è cara. Parliamo di 41-42 centesimi kWh. Certo a casa spendi la metà, ma chiaramente al posto di ricaricare in un’ora e mezza, massimo un’ora e quarantacinque minuti, impieghi 12 ore».

Chiara Pozzati

Ultima modifica: 10 Novembre 2020