Il biometano quale elemento importante per una transizione energetica della mobilità.
Lo ha ribadito, come vedete nel video qui sopra, Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, intervenendo al convegno “Biometano per la mobilità sostenibile: l’evoluzione green del motore a combustione interna”.
Il biometano: perché sì
La crescita del biometano, inclusa la sua versione compressa bioGNC e liquefatta bioGNL, è un tema rilevante nelle politiche europee e nazionali per la transizione energetica, infatti gli obiettivi al 2030 sono molto ambiziosi tanto da prevedere una produzione più che decuplicata rispetto all’attuale.
Tuttavia, le norme UE risultano contradditorie, in quanto se da un lato mirano a costruire un contesto favorevole alla produzione, dall’altro escludono l’uso futuro del biometano nel trasporto leggero.
Oggi la catena del valore del biometano, seppure ancora di piccole dimensioni, presenta importanti potenzialità di crescita ed è matura dal punto di vista tecnologico e industriale, a differenza di altri combustibili e vettori low o zero carbon, ancora ben lontani dall’avere raggiunto una dimensione commerciale (idrogeno verde e combustibili rinnovabili di origine non biologica-RFNBO).
Inoltre, il biometano possiede molteplici valenze per sviluppare una mobilità sostenibile.
Innanzitutto, consente una forte riduzione delle emissioni, calcolate lungo il ciclo di vita del prodotto, rispetto ai combustibili fossili, che può giungere al 100% o anche a valori negativi utilizzando come materia prima FORSU o reflui.
È impiegabile da subito, potendo utilizzare senza modifiche tutti i punti di distribuzione GNC/GNL per l’erogazione di bioGNC/bioGNL e attrezzare gli altri punti vendita senza necessità di interventi rilevanti; l’impiego nei veicoli in sostituzione dei carburanti tradizionali può avvenire senza o con modeste modifiche tecniche.
Ciò permette di ridurre i costi della transizione e salvaguardare l’occupazione delle filiere esistenti.
Già oggi il bioGNC/bioGNL sta gradualmente subentrando al GNC/GNL fossile nel trasporto stradale e ha raggiunto nel 2023 un tasso di sostituzione stimabile almeno nel 50%.
Inoltre, la possibilità di utilizzare come materia prima FORSU, scarti agricoli o dell’industria agro-alimentare, reflui zootecnici, fanghi di depurazione, rende il biometano uno strumento per l’economia circolare dando vita a filiere interamente nazionali.
La produzione di biometano è attesa almeno decuplicarsi nei prossimi anni, tuttavia la sua disponibilità non sarà abbondante, per limiti connessi alle materie prime economicamente sostenibili e per motivi impiantistici.
Perciò dovrà essere utilizzata oculatamente, nei settori in cui può dispiegare i maggiori benefici in tempi rapidi, come nei trasporti.
Infatti, la diffusione dei veicoli elettrici e dei RFNBO resta incerta nei tempi e nelle quantità, quindi sbilanciare il settore a favore solo di questi vettori comporta rischi nel caso non si raggiungano gli obiettivi, con possibili problematiche di equilibrio domanda/offerta e riflessi sui prezzi per i consumatori.
Al contrario, un numero più ampio di tecnologie low/zero carbon complementari, tra cui il biometano, offre sicurezza per la copertura della domanda di mobilità nella complessa fase di transizione.
Il recente “rapporto Draghi” sottolinea come la neutralità tecnologica, a parità di risultati in termini emissivi, debba essere un principio guida della legislazione UE.
Per poter sfruttare appieno il potenziale tecnico di produzione nazionale di biometano, occorre però creare un contesto regolatorio adeguato nell’ambito di una corretta allocazione delle risorse: superare le attuali barriere normative UE, pianificare in modo coordinato impianti e infrastrutture, ridurre le criticità che limitano l’upgrading del biogas, costruire per l’intera filiera un quadro di sostegno equilibrato rispetto a quanto già adottato per altri vettori rinnovabili.
Ulteriori materiali informativi sono disponibili sul sito di Federmetano.
Ultima modifica: 30 Settembre 2024