Il quotidiano britannico loda l’ad del Lingotto, considerato insieme ai manager di Ford e General Motors come salvatore dei ‘big three’, marchi principali del mercato Usa che stanno tornando agli antichi fasti

Londra, 25 gennaio 2011 – ‘Abili a Detroit’. Cosi’ il titolo di una pagina che il ‘Financial Times’ dedica ai tre manager a capo di quelle che stanno di nuovo riconquistando l’appellativo di ‘big three’ dell’auto americane: in ordine alfabetico Chrysler, Ford e General Motors (Gm).
 

Il quotidiano osserva che tutte e tre sono risorte sotto la guida di manager non provenienti dal mondo dell’auto (‘non car guys’), vale a dire Sergio Marchionne (Chrysler), Dan Akerson (Gm) e Alan Mullally (Ford), che sono riusciti a portare fuori dalla crisi economica e finanziaria i tre costruttori, diventati “competitor eccezionali nell’industria globale”.
 

Dopo una ristrutturazione durata anni, nel 2010 la quota di mercato congiunta negli Usa delle tre societa’ e’ cresciuta per la prima volta nell’ultimo decennio. I tre adesso superano o sono uguali al benchmark Toyota per produttivita’ nei loro principali stabilimenti, come indica il rapporto Harbour, che analizza la produzione automotive.
 

E questo grazie ai tre ‘boss’, che ‘Ft’ ha battezzato ‘il re filosofo (Marchionne), l’Esecutore (Akerson’) e l’Unificatore (Mulally). I tre hanno instillato nuova linfa nelle societa’, hanno cambiato l’organizzazione e la mentalita’ compiacente che danneggiava i tre costruttori, afferma il giornale, che riassumendo le caratteristiche dei tre a.d. ,afferma che Marchionne e’ “per nulla pretenzioso, ma con forti sentimenti”, Akerson “determinato e analitico” e Mulally “ottimista e molto focalizzato”.
 

‘Talloni d’Achille’ sono invece, secondo ‘Ft’, per Marchionne “il troppo lavoro”, per Akerson “le perdite di Opel/Vauxhall’ e per Mulally “la mancanza di un chiaro erede malgrado abbia gia’ raggiunto l’eta’ della pensione”. La questione, si domanda il giornale, e’ se i tre costruttori riusciranno a mantenere la loro buona reputazione nell’ambito di un’industria cosi’ ciclica come quella dell’auto.
 

“I rischi di una ripresa sostenuta – conclude – sono forse maggiori per Gm e Chrysler che non per Ford”, che il 28 gennaio rendera’ noti i dati 2010, previsti record.

Ultima modifica: 16 Novembre 2017