Otto domande a Amedeo Felisa, amministratore delegato Ferrari

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Amedeo Felisa dal marzo 2008 ha sostituito Jean Todt nel ruolo di amministratore delegato Ferrari. Nato a Milano nel 1946 Felisa si e’ laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico. Dal 1972 in Alfa Romeo, diventa Direttore dello Sviluppo Prodotto nel 1987. Nel 1990 entra in Ferrari, con l’incarico di Direttore Tecnico. La sua crescita professionale lo ha portato a ricoprire ruoli di sempre maggiore responsabilita’ fino alla nomina, nel 2001 di Direttore Generale della divisione Granturismo e nel 2006 di Direttore Generale dell’Azienda

 

{{IMG_SX}}Puo’ dirci quale sia, tra le tante, la Ferrari che ha amato di piu’?
“A questa domanda chiunque in Ferrari le risponde citando il fondatore Enzo Ferrari: “la Ferrari che preferisco e’ la prossima”, ed e’ la verita’. La vettura alla quale sono piu’ affezionato? Direi la F355 del 1994, un 8 cilindri sportivo che veniva dopo la F348. Perche’ mi ricordo che avevamo vari vincoli dal punto di vista tecnico progettuale, e nonostante cio’ abbiamo realizzato una vettura che e’ un vero salto in avanti”.
Nei giorni scorsi l’azienda ha inaugurato le ultime ‘tappe’ del progetto Formula Uomo. Quali saranno le prossime?
“Il programma Formula Uomo prevede l’inizio dei lavori per i nuovi edifici della Gestione Sportiva a partire dal 2009. Ma il programma non e’ fatto solo di grandi tappe, e’ piuttosto un continuum di interventi con priorita’ ben definite che sono qualita’ della vita, ambiente e sicurezza. Su quest’ultimo tema in particolare vogliamo che la soglia di attenzione sia sempre al massimo livello. Solo quest’anno investiremo piu’ di 4 milioni di euro tra interventi strutturali e formazione”.
Nel 2007 la Ferrari ha venduto piu’ di seimila auto. Quali sono i volumi nel medio termine? Esiste un limite?
“Come e’ noto, Ferrari e’ un’azienda che non mira ai volumi. Per noi l’esclusivita’ e’ e deve restare l’ elemento caratterizzante del nostro marchio. Gli aumenti che ci sono stati negli ultimi anni sono dovuti al nostro ingresso in nuovi mercati. Dal 1993 a oggi i mercati sono praticamente raddoppiati e alcuni di essi, come la Cina, hanno avuto una accelerazione inaspettata: quest’anno arriveremo a oltre 200 vetture nel grande Paese asiatico”.
Si puo’ parlare di una Ferrari …ecologica?
“E’ uno dei nostri driver principali, e non solo perche’ ce lo impongono le nuove legislazioni, ma perche’ il mercato va in quella direzione e perche’ un’azienda come la nostra proiettata al futuro non puo’ non avere come priorita’ il rispetto dell’ambiente e, per altro, per noi e’ un’ affascinate e stimolante sfida tecnologica. E’ una consapevolezza che coinvolge tutta l’azienda, non per niente abbiamo inaugurato in questi giorni un impianto fotovoltaico e presto uno di trigenerazione, grazie a cui nel 2009 produrremo la stragrande maggioranza dell’energia a noi necessaria con un taglio delle emissioni di C02 del 35%”.
La Ferrari e’ una azienda ‘globale’. Dopo la Cina e il Far East, quale pensa possa essere la prossima frontiera per il Cavallino?
“Oggi come oggi siamo presenti in 52 Paesi. Nei prossimi anni quindi e’ ipotizzabile un allargamento in pochi ulteriori mercati; penso soprattutto ai paesi dell’ex Unione Sovietica e naturalmente l’India. Quest’anno abbiamo attraversato il grande Paese asiatico con due 612 Scaglietti per il Ferrari India Discovery Tour, e devo dire che siamo rimasti impressionati da quanta passione abbiamo trovato per le nostre vetture e il nostro marchio”.
Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte del Drake (e sono passati 110 anni dalla sua nascita). Cosa rimane dello spirito del Fondatore?
“Ci sono tante cose che Enzo Ferrari ci ha lasciato e che fanno parte del DNA della nostra azienda. Se dovessi sintetizzare il tutto con una parola sola, direi che “passione” e’ quella che meglio rappresenta la sua eredita’. Passione per le corse, per le vetture, per il futuro, per il proprio lavoro. La Ferrari ha avuto la fortuna di avere la passione e la visione di Enzo Ferrari nella prima parte della sua lunga storia. Con la sua scomparsa poteva accadere di restare ancorati al passato ma proprio grazie alla passione siamo riusciti a mantenere salde le radici e in questo devo dire che la visione di Luca di Montezemolo e’ stata fondamentale”.
Le ultime edizioni della 24 Ore di Le Mans sono state vinte da vetture che montavano motori a gasolio. E’ immaginabile, in futuro, una Ferrari-diesel o una Ferrari alimentata da fonti di energia rinnovabile (ibrida, idrogeno, ect)?
“Sicuramente nel futuro avremo Ferrari che usano altre fonti di energia, dipendera’ molto dalle tecnologie disponibili. Stiamo facendo molta ricerca e sperimentazione in questa direzione, come dimostra la vettura puramente sperimentale F430 Spider Biofuel presentata a inizio anno al salone di Detroit. Ovviamente come sempre ci aspettiamo molto dal lavoro combinato con il team di Formula 1. L’anno prossimo le monoposto avranno a bordo il cosiddetto Kers, ovvero un meccanismo che recupera energia durante la fase di frenata, utilizzandola per garantire prestazioni del motore piu’ elevate con un minor consumo di carburante. Di conseguenza una minore emissione di anidride carbonica. Indipendentemente dalle fonti energetiche utilizzate le Ferrari saranno sempre vetture sportive, prestazionali e divertenti da guidare”.
Nel 2047, tagliando il traguardo dei cento anni, la Ferrari come e cosa sara’?
“La mia formazione di ingegnere non mi porta a fare il futurologo. Comunque nel 2047 la Ferrari sara’ ancora leader non solo per i prodotti ma per il modo di lavorare, un brand esclusivo amato in tutto il mondo che realizza le vetture piu’ belle, affascinanti e prestazionali che si possano desiderare, insomma un’azienda diversa da oggi ma uguale nei suoi principi di fondo. La vera sicurezza che ho e’ che anche nel 2047 ci sara’ Leo Turrini pronto a stigmatizzare i nostri comportamenti”.

 

Ultima modifica: 16 Novembre 2017