«Poche certezze sugli account falsi» Giravolta Musk: non compro Twitter

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Doveva essere l’operazione finanziaria del secolo, per tutte le implicazioni non solo economiche, e invece Elon Musk, il fantasioso, visionario e talvolta incontenibile miliardario fondatore di Tesla e SpaceX, ha deciso di rimettersi in tasca la maxi offerta da 44 miliardi di dollari per l’acquisto di Twitter.

La rinuncia, in realtà, era nell’aria da qualche giorno, almeno stando alle indiscrezioni che arrivavano da ambienti finanziari ben informati di Wall Street. D’altra parte, se l’offerta di Musk era di 54,20 dollari per azione e al contrario il titolo in Borsa vale adesso intorno ai 39 dollari, è evidente che il mercato era già diventato scettico sulla buona riuscita dell’accordo.

Ora però è ufficiale, confermato dalla lettera che l’avvocato Mike Ringler del mega studio Skadden Arps ha inviato all’ufficio legale del social network e per conoscenza alla Sec, l’equivalente della Consob a Wall Street, vale a dire l’organo di vigilanza sulla Borsa americana.

Lettera che nero su bianco mette alle corde Twitter: «Non ha rispettato i suoi obblighi contrattuali, né ha fornito le informazioni commerciali richieste», facendo riferimento al vero oggetto del contendere, cioè la stima del numero reale di account di spam o fasulli. Secondo Twitter si tratterebbe solo del 5% circa. Musk ha detto fin dall’inizio di voler vederci chiaro, ritenendo che il numero – troppo basso – non fosse veritiero. «Twitter ha mancato o rifiutato di fornire queste informazioni – ha rincarato Ringler –. A volte ha ignorato le richieste del signor Musk, a volte le ha respinte per motivi che sembrano ingiustificati o ha fornito informazioni incomplete o inutilizzabili».

Impossibile dunque per Musk proseguire nell’operazione annunciata intorno al 25 aprile scorso, ma poi più volte messa in stand-by nelle settimane successive proprio per la querelle sugli utenti falsi. All’inizio di giugno, il cda del gruppo aveva accettato di dare a Elon Musk l’accesso alle montagne di dati necessari per rispondere alle sue domande su questo argomento, dopo che il miliardario aveva minacciato, in un documento ufficiale, di ritirare la sua offerta.

Quindi l’uomo più ricco del mondo e il suo team hanno deciso di analizzare questi dati grezzi per determinare se la percentuale di account falsi rappresenta effettivamente meno del 5% degli utenti attivi giornalieri di Twitter, come affermato dalla rete. Evidentemente la conclusione cui sono giunti Musk e i suoi è opposta, e il ritiro dell’offerta ne è la logica conseguenza.

Che cosa succederà adesso?

Di certo, secondo quello che peraltro le due parti avevano scritto nell’accordo, partiranno maxi cause legali. Twitter ha subito reagito annunciando un procedimento legale contro Musk. Entrambi, infatti, si erano impegnati a pagare un’indennità di fine rapporto fino a 1 miliardo di dollari in determinate circostanze. Circostanze come questa.

Per Twitter, al netto di divergenze anche politiche emerse fin dall’inizio del dialogo con Musk, l’acquisto da parte del miliardario rappresentava una grande opportunità di rilancio, considerando che solo nel 2019 la società nata nel 2006 ha chiuso per la prima volta un bilancio in attivo. E a due mesi dal blocco delle assunzioni in tutta l’azienda, ha licenziato il 30% del team dedicato proprio al reclutamento del personale.

Ultima modifica: 9 Luglio 2022