Jules Bianchi: la storia del pilota francese deceduto

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Giovane pilota francese dal triste destino, Jules Bianchi era a detta di molti abbastanza promettente alla guida delle auto.

E’ stata breve ma intensa la carriera del giovane pilota francese di origini italiane che a soli 26 anni ha trovato la morte proprio alla guida delle sue amate auto. Ha avuto una gavetta abbastanza fitta e ha militato in scuderie di Formula 1.

Jules Bianchi

 

Il 2015 ha visto la morte del pilota francese Jules Bianchi ancora in giovanissima età, aveva 26 anni ed era nipote di Lucien Binachi, un altro pilota automobilistico che è deceduto sul circuito di Le Mans nel 1969.

Nato a Nizza nel 1989, ha iniziato a correre relativamente in tenera età e prima di approdare alla massima serie delle gare di velocità ha avuto una gavetta abbastanza lunga e promettente nelle serie minori.

Nel 2004 corre nelle categorie juniores di kart ottenendo risultati come il secondo posto del campionato francese e il secondo posto nel campionato europeo.

Nelle stagioni 2005 e 2006 corre nella Formula A dei kart diventando campione di Francia e collezionando numerosi podi e riconoscimenti importanti. Si è imposto anche come campione della SWK International Series per la categoria 125.

Nel 2007 diventa campione della Formula Renault e riesce a collezionare numerosi podi e vittorie di gara.

Nelle stagioni 2008 e 2009 corre nella Formula 3 dove si piazza terzo in classifica alla prima stagio e campione europeo nella seconda stagione.

Passa alla GP2 nelle stagioni 2009 e 2010 ottenendo buoni piazzamenti in classifica finale. Sucita l’interesse della scuderia Ferrari che lo mette alla guida della F10 a novembre 2010 per testare i nuovi pneumatici Pirelli in dotazione alle monoposto.

Nel 2012 si ha il passaggio alla Formula 1 e corre per la scuderia Force India ottenendo numeri discreti come terzo pilota. Passa alla scuderia giovani della Ferrari a settembre dello stesso anno e ottiene il miglior tempo ai test di Magny – Cours.

Nelle stagioni 2013 e 2014 corre per la Marussia, ingaggiato in sostituzione di Luiz Razia che non aveva potuto garantire la presenza dei suoi sponsor in supporto al team. Riesce a ottenere numeri che però non portano punti alla scuderia, considerata di livello inferiore rispetto a quelle più blasonate e dotate di auto ben più potenti e innovative.

L’attenzione al giovane pilota da parte della Ferrari non diminuisce e lo ingaggia come tester per i nuovi pneumatici anche nel 2013; è chiaro che la scuderia italiana ha dei disegni ben precisi su Jules Bianchi.

La stagione 2014 del campionato mondiale di Formula 1 vede confermato Bianchi come pilota della Marussia e in quella stagione riesce a conquistare i primi punti storici per il team, che si riveleranno purtroppo gli unici della carriera del giovane pilota francese nella massima serie delle gare di velocità.

Sempre nel 2014 viene chiamato dalla Ferrari per il collaudo della nuova vettura monoposto, ad alimentare la cosa un incidente di Raikkonen, che la scuderia preferisce tutelare e l’assenza di Alonso.

Ma la stagione 2014 è una brutta stagione per Jules Bianchi. E’ il 5 ottobre 2014 e si sta correndo il GP del Giappone valido per il campionato del mondo di Formula 1.

Jules Bianchi team

 

Per quello che riguarda la parentesi giovanile sono da segnalare le esperienze in Formula 3 con la scuderia ART Grand Prix, scuderia che continua a dare fiducia al pilota anche dopo il suo passaggio alla categoria GP2.

Il pilota francese aveva già corso la Formula Renault nel 2007 per la scuderia SG Formula.

Sicuramente più marcata è la sua esperienza in Formula 1 che lo vede dapprima militare per la scuderia Force India per poi passare alla Marussia. Ma quella che è nell’ombra è la scuderia a cui sarebbe sicuramente approdato in futuro, la Ferrari.

Il team italiano lo ha tenuto sott’occhio diversi anni facendolo partecipare ai vari test di collaudo di pneumatici e vetture (ha testato sia i nuovi pneumatici Pirelli che l’allora monoposto F10).

Incidente Bianchi

 

Stagione 2014 di Formula 1, il 5 ottobre di quell’anno si correva il GP del Giappone, sotto una pioggia battente e fitta che dava poca visibilità.

La Sauber di Adrian Sutil era stata coinvolta in un incidente e a bordo pista si trovava la gru mobile che stava recuperando l’auto. Durante il giro successivo Jules Bianchi perde il controllo della sua monoposto a causa della pioggia fitta e si va a schiantare proprio contro quella gru.

Viene trasportato al vicino ospedale di Hokkaichi a causa di un vasto ematoma al cervello e viene operato di urgenza per ridurne l’entità. Uscirà dalla sala operatoria in coma e ci resterà fino al 18 luglio 2015, quando la famiglia ha annunciato a livello ufficiale la morte del pilota.

Nel frattempo durante il periodo comatoso era stato trasportato all’ospedale di Nizza dai familiari.

In seguito all’incidente è stata istituita una commissione d’inchiesta per far luce sulle dinamiche dell’incidente, ritenuto conseguenza inevitabile della scarsa sicurezza in pista a causa delle condizioni meteo proibitive.

Il pilota Felipe Massa dichiarerà di aver più volte durante la gara manifestato la assoluta assenza di visibilità in pista e la necessità di una sospensione della competizione.

Dopo l’incidente mortale di Ayrton Senna nel 1994 le misure di sicurezza in pista si sono alzate di livello in maniera evidente tanto che Bianchi è il primo pilota a morire in pista dopo 21 anni di scampato pericolo.

Ma il dossier dell’inchiesta e i verbali ufficiali della gara e del suo svolgimento non sono bastati a placare la voglia di sapere della famiglia del giovane pilota deceduto, tanto che nel 2016 la famiglia stessa ha fatto causa alla FIA e a tutti gli organismi coinvolti in sede di svolgimento di gara per fa luce sul terribile accaduto.

La FIA ha onorato la memoria del pilota ritirando il numero 17, usato in gara da Bianchi. E’ stato lo stesso presidente Jean Todt a volerlo il 20 luglio 2015, appena due giorni dopo la morte del pilota.

Nonostante la sua brevissima carriera nella massima serie Jules Bianchi rimane nei cuori di molti tanto che all’autodromo di Imola è stato affisso un cartellone in sua memoria. E molti si chiedono chissà come sarebbe andata se il pilote avesse avuto il tempo di iniziare a correre per la Ferrari, scuderia che lo stava coltivando tra le file giovanili. Ma la storia è andata diversamente.

Ultima modifica: 4 Gennaio 2018