Brexit: BMW potrebbe chiudere le sue fabbriche nel Regno Unito

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La Brexit non è ancora in vigore, ma già da tempo sta facendo preoccupare non poche aziende. Come BMW, per esempio, che ha recentemente dichiarato la possibilità di dover chiudere le sue fabbriche presenti nel Regno Unito nel caso in cui la Brexit dovesse in qualche modo interrompere la sua capacità di importare componenti destinate alla produzione in modo rapido e sostenibile dall’Europa continentale.

Stephan Freismuth, manager doganale di BMW, ha così dichiarato al Financial Times: “Abbiamo sempre detto che possiamo fare del nostro meglio e prepararci preventivamente, ma se alla fine della giornata la catena di fornitura dovesse essere fermata al confine, allora non possiamo permetterci di continuare a realizzare i nostri prodotti nel Regno Unito”.

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Il processo produttivo BMW (come del resto quello di molte altre case) è quello definito “just in time”. Tradotto significa che tutte le parti necessarie all’assemblaggio dei veicoli arrivano alla catena di montaggio solo poche ore prima di realizzare il prodotto finito, così da ridurre il più possibile materie prime e componenti in magazzino e dunque i costi di stoccaggio. Tale sistema potrebbe ricevere seri intoppi in caso di fermi doganali (e dazi) al confine.

In Gran Bretagna BMW ha ben quattro sedi produttive, che sono la fabbrica Mini di Oxford, quella di Goodwood per Rolls Royce, uno stabilimento di motori a Hams Hall e un impianto di pressatura a Swindon, con un impiego totale di manodopera che supera le 7mila persone.

Da notare, poi, che oltre l’80% delle Mini e circa il 90% delle Rolls Royce sono destinate all’esportazione. Anche i motori di Hams Hall sono per lo più inviati in Germania, alle unità produttive BMW. Si tratterebbe dunque di una chiusura estremamente dolorosa per una fetta di economia britannica.

Ultima modifica: 26 Giugno 2018