Umberto Masetti: primo divo del motociclismo italiano

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Gli appassionati di motociclismo sanno bene di chi stiamo parlando, mentre potrà essere una novità per chi segue il Moto GP da tempi più recenti. Per questi ultimi, infatti, il mito è solo e soltanto un altro, l’immenso e instancabile Valentino Rossi. Ma gli intenditori del genere sanno che Valentino, chiamato il Dottore, porta in qualche modo un’eredità: il primo vero divo del motociclismo italiano non è lui, ma il suo nome è Umberto Masetti.

Scopriamo insieme chi è e perché si può parlare, anche in questo caso, di leggenda. Una leggenda che ha avuto la fortuna di vedere il motociclismo degli anni che furono, ma ha anche conosciuto quello più attuale: è infatti scomparso nel 2006. Vediamo nel dettaglio i particolari della vita di questo campione – divo, che ha avuto l’onere e l’onore di stare in sella alla moto mito dello scenario motociclistico italiano.

Umberto Masetti, un mito lungo 80 anni

Occorre tornare indietro con il tempo di quasi un secolo per andare alla nascita di quello che, senza falsa retorica, può essere definito come il primo divo del motociclismo italiano. E’ infatti il 1926 quando, a Parma, nasce Umberto Masetti.

Il contesto naturalmente non è tra i più semplici, soprattutto se si vuole diventare un motociclista. D’altro canto la prima Guerra Mondiale è finita da poco, gli anni che verranno, anche se il piccolo Masetti ancora non lo sa, non saranno certo tutti rose e fiori. E, naturalmente, social, dirette, aggiornamenti h24 non esistono. Ma la passione di Umberto, esattamente come è accaduto a Vale, Sic e Dovizioso, è la moto, e pertanto anch’egli si impegna con tutte le sue forze per poter gareggiare: nel 1947, a Reggio Emilia, disputa la sua prima competizione. In quell’occasione è a bordo di una moto Guzzi, simbolo del motociclismo di quegli anni e marchio Made in Italy mai dimenticato.

Ripercorrere la storia e la vita di Umberto Masetti è in effetti un tuffo nel passato glorioso dei grandi marchi italiani che hanno fatto la storia del motociclismo e dell’industria delle moto. Ripercorrendo le sue corse, le sue gare, i suoi campionati, infatti, ad uno ad uno vengono alla ribalta i grandi nomi. Ma prima di entrare nel merito, finiamo la cronaca della sua vita e ricordiamo che Umberto Masetti morì nel 2006, a Maranello. Aveva appena compiuto 80 anni e faceva in qualche modo ancora parte mondo delle motociclette. Mondo di cui resta un simbolo, mondo di cui resta un simbolo, il primo divo.

Moto che hanno fatto la storia

Due anni dopo l’esordio in sella alla Moto Guzzi, infatti, Umberto Masetti si presenta al suo primo Motomondiale alla guida di un altro mito (oggi, purtroppo, non più italiano) del motociclismo: è infatti in sella a una Moto Morini, classe 125. Ma i tempi erano diversi e nello stesso anno – siamo quindi sempre nel ’49 – il suo pubblico lo può vedere a bordo di una Bonelli e di una Gilera.

L’anno successivo, all’età di 24 anni, Umberto Masetti vince il Mondiale, in classe 500. Una grande soddisfazione personale e nazionale: è infatti il primo italiano ad aggiudicarsi l’importante primato. Naturalmente il tutto deve sempre e continuamente contestualizzato: partecipare a un Moto Mondiale 70 anni fa non era certo come farlo oggi. Si pensi alle difficoltà di comunicazione, agli spostamenti non certo facili, alla conoscenza della lingua. Insomma, il moto mondiale di 70 anni fa non è comparabile al moto mondiale odierno.

Altre vittorie e il Cile

Negli anni successivi alla sua prima vittoria importante, Umberto Masetti continua a stare in sella dando grandi soddisfazioni: nel 1951 vince ancora, gli anni successivi ottiene sempre buoni risultati ed è, ormai, nei cuori degli appassionati italiani e non.

Successivamente, all’inizio degli anni 60, Masetti decide di lasciare l’Italia per trasferire la sua residenza in Cile. Continua a correre, anche nei Mondiali, in sella a una moto Made in Italy, ottenendo ancora una volta il podio. Anche in questo caso occorre contestualizzare: partecipare alle competizioni significa, per un italiano residente in Cile, la continua necessità chiedere licenze, con conseguenti complicazioni burocratiche.

Ritorno in Italia e il finale

Nel 1972 Umberto Masetti decide di rientrare in Italia. A rivolerlo in patria è un altro grande protagonista del motociclismo italiano, Checco Costa. Checco vuole Umberto per inaugurare la 200 miglia di Imola, un’occasione che permette a Masetti di tornare agli onori della cronaca europea. Masetti ha già 46 anni, ma forse spera ancora di poter tornare in sella, di poter tornare a correre e a dar vita alla sua grande passione.

Ma l’anagrafe non lascia scampo, nessuno si fa avanti e di fatto per lui il rientro nelle gare è in qualche modo precluso. Ma Masetti non lascia il mondo del motociclismo, tanto che nel 1997 – dunque non più giovanissimo – torna alla ribalta come dirigente di un’altro grande marchio, quello dell’Aprilia. Negli ultimi anni, insieme a Nello Pagani, è stato direttore dell’Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile. La sua vita si è conclusa a Maranello, il 29 maggio 2006. Aveva compiuto 80 anni da poco più di 20 giorni.

Ultima modifica: 6 Settembre 2019