Le principali figure di un team di formula 1

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Consideriamo una scuderia di Formula 1, un’azienda che costa milioni di euro a ogni Gran Premio e che tuttavia rende spesso molto di più non solo in termini commerciali di puro valore pubblicitario ma anche sotto l’aspetto tecnologico, di progetto e di marchio. Va da sé che la cosa che si ricorda sono banalmente sempre i piloti: in fondo si tratta della parte mediaticamente più esposta, quella più visibile e il loro nome resta abbinato alla macchina in modo inscindibile per tutta la stagione, a volte per tutta la vita agonistica. Tralasciamo dunque per un istante i piloti e proviamo a capire quali sono le altre figure professionali che fanno la differenza in un team Formula 1. La prima cosa che bisogna fare è separare l’aspetto sportivo e agonistico da quello manageriale e organizzativo.

Team formula 1: la componente meccanici

Mediamente una scuderia di Formula 1 oggi conta più di cento persone gran parte delle quali seguono la macchina in tutti i Gran Premi. Se è vero che esistono figure trasversali che sono funzionali all’attività di tutti i piloti e in tutte le gare, è normale che ogni pilota individui il proprio meccanico di fiducia e che a lui riveli quelle che sono le sensazioni durante le prove feedback preziosissimi che poi si trasformano in correzioni del set up della macchina.

Il capo meccanico è l’uomo che vive più a ridosso del pilota, è il professionista che traduce in concretezza quelle che sono le sensazioni di chi guida. Il meccanico quasi sempre avrà la sua squadra personale così come ogni pilota – solitamente – ha il proprio stratega, il proprio staff medico che si occupa anche di gestione dello stress, fisioterapia e di psicologia per dare a chi guida il massimo supporto possibile. Le persone in tuta che preparano i treni di gomme, il rabbocco di carburante, che seguono dai monitor della telemetria il flusso di ogni dato ad ogni singolo giro sono spesso la chiave del successo, ma anche della crisi di un team Formula 1.

Abbiamo visto spesso nella storia dei Gran Premi di Formula 1 delle corse vinte per un cambio gomme più rapido di qualche decimo di secondo e altre volte perse per errori grotteschi. Diciamo che se il pilota è quello che rischia di più, i meccanici – con tutta la loro piramide organizzativa – sono quelli che arrivano immediatamente dopo perché lo stress di quei pochi secondi di frenetica e sincronizzatissima attività nel corso della gara è sotto gli occhi di tutti e qualsiasi errore viene evidenziato in modo impietoso

L’importanza e l’evoluzione del Com nei team Formula 1

Negli ultimi anni ha acquisito sempre maggiore peso la strategia: quando attaccare, in funzione di quale condizione della macchina effettuare cambi tecnici, in che modo e con che cadenza scandire i pit stop. Il tattico è una figura che la Formula 1 ha preso a prestito dalla vela e che tutto sommato fa, con dati di carattere diverso, esattamente lo stesso lavoro: cerca di limitare i danni nei momenti di crisi e di sfruttare qualsiasi momento di controllo e di superiorità venga evidenziato. Il tattico ha un occhio su quello che accade nel proprio box e molti occhi su quello che accade nei box altrui perché le strategie spesso possono essere interpretate e di conseguenza diventa fondamentale cambiare i propri piani, spesso seduta stante e in pochi secondi.

Da qualche anno ormai lo si sente intervenire soverchiando anche la voce dei telecronisti: è il Com, ovvero l’addetto alle comunicazioni. Alcune scuderie ne hanno una per ogni pilota ma la tendenza in questi ultimi anni è quella di avere un unico addetto che sappia cosa dire e in che modo. Non molti lo considerano, ma il Com ha un enorme valore di marketing per le scuderie: va in onda su tutte le reti collegate e nel momento in cui passa la sua comunicazione le immagini veicolate dalla regia puntano di solito all’interno dell’abitacolo con diversi marchi in bella evidenza. Ci sono aziende che pagano milioni e milioni di dollari per avere questo privilegio.

Il Com si trova al muretto (in qualche caso anche nel truck della scuderia) collegato con le macchine attraverso una radiocuffia microfonata. Al minimo cenno di comunicazione del pilota reagisce in modo proattivo: se viene segnalato un problema tecnico dà il ricevuto e lo stand by per nuove comunicazioni che di solito arrivano dopo una rapida consultazione con direttore sportivo, meccanico e tattico. Ovviamente dipende dalla situazione: se il pilota dice “ho preso un colpo, il musetto è danneggiato, rientro” al Com non resta altro che dare il Roger mentre i meccanici prepareranno il necessario. Ma se il pilota dice “mi sembra che il motore stia scaldando” o “non vi sembra che stia perdendo aderenza?” il Com interviene con una frase che viene ripetuta spesso “keep on going” – vai avanti e ti facciamo sapere al più presto. A volte il Com diventa il primo psicologo dei piloti: se vede il loro uomo è in difficoltà lo spingono a volte anche in modo molto cinematografico con incitamenti del tipo “push push”, o lo avvertono di una “rush hour” quando c’è traffico di doppiati davanti. Non che il pilota certe cose non le sappia: ma alla fine le deve sapere il pubblico. La figura del Com piace e rende tutto molto spettacolare.

La prima qualità del direttore sportivo: circondarsi di professionisti eccellenti

Inutile sottolineare che la figura in assoluto più importante è quella che sintetizza tutta l’attività della scuderia intesa come azienda: si occupa dei numeri, degli introiti, degli acquisti, delle strategie commerciali, dei piloti da mettere sotto contratto e di quelli da testare per il futuro. Ed è il direttore sportivo. In uno sport così competitivo e mosso da interessi stratosferici diventa sempre più difficile trovare quello che faccia davvero la differenza. Persone come Jean Todt alla Ferrari nell’epoca d’oro dei trionfi di Michael Schumacher, o Flavio Briatore in Benetton prima e Renault. Briatore è stato lo spartiacque tra il direttore sportivo tutto dedicato alla F1 e il puro manager: una personalità che ebbe grandi meriti, non solo nell’aver reso le sue macchine vincenti e veloci ma anche nell’aver organizzato staff straordinari scoprendo piloti strepitosi come Alonso.

Un altro grande direttore sportivo fu Niki Lauda, uomo d’esperienza ma anche popolare, rispettato e sempre di grande motivazione per i tifosi. Poche persone che fanno la differenza? No, non succede quasi mai: in un team di cento persone vince sempre la squadra migliore o se non altro quella che commette meno errori. E in questa squadra ingegneri, elettrotecnici, progettisti, addetti al trasporto e alla logistica valgono almeno quanto i migliori meccanici. Anche fuori dal box se non è tutto perfetto e organizzato al millesimo, il bolide rischia di fermarsi.

Ultima modifica: 17 Giugno 2019