Michael Schumacher, premi e carriera

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La vita del grande pilota della Formula 1, Michael Schumacher, racconta la salita di un astro e la caduta di una stella, unica e insuperabile.

Vita di Michael Schumacher

 

Il piccolo Michael Schumacher, nato in Renania e di famiglia semplice, è già un fenomeno delle corse su veicoli a motore, anche se i primi da lui pilotati erano solo dei “go-kart” abbastanza semplici e senza tecnologie di avanguardia.

Aveva appena 4 anni, infatti, quando montò per la prima volta su un circuito, quello di Kerpen, e dette subito dimostrazione del suo talento innato e spontaneo: il suo istinto e il fiuto per la pista erano i segnali che un astro vincente era finalmente sbarcato sulla Terra.

Dal giorno della sua nascita – avvenuta il 3 gennaio del 1969 – al fatidico e drammatico 2013 in cui una caduta dagli sci lo fa scivolare nel buio dell’immobilità, il giovane e, poi, l’adulto Michael conquista tutti i podi più alti del mondo e diventa il pilota per eccellenza, il vincente assoluto, un mito in Terra.

Già nel 1984, infatti, aveva partecipato e vinto un primo Torneo Junior a Gotenborg, nel 1987 vinceva anche quello europeo, quindi era passato per altri circuiti e FormuleFord, Konig, Panda – fino ad approdare alla Formula 3 nel 1989 sotto la guida del suo amico e impresario Willy Weber.

Da questo momento in poi il suo percorso ha visto l’avvicendarsi di circuiti, premi e trofei in cui “Schumi” si attesta subito ai primi posti per diventare un pilota imbattibile e, di fatto, invincibile.

Intanto anche il giovane uomo Michael si prepara ad avere una famiglia e si sposa nel 1995 con Clorinna Betsch, cavallerizza tedesca, da cui ha due figli e, in una magica unione di sentimenti e progetti, insieme vivono a Ginevra, in Svizzera. Ignari, tutti, del triste destino che nel 2013 li avrebbe irrimediabilmente separati.

Carriera e premi

 

La carriera di Michael è stata da subito ricca di successi e glorie che nessuno mai aveva prima collezionato, e ancora oggi si stenta ad avvicinarsi alle cifre da lui raggiunte in termini di vittorie e premi importanti.

Dopo il periodo trascorso nella Formula 3 – tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 – il giovane pilota tedesco approda in varie gare e tornei “minori” in cui si esibisce, come nel Gran Premio di Manao e in quello del Giappone, e gareggia nella categoria “sport-prototipi” per la Mercedes imparando al lavoro in team che gli aprirà le porte della gloriosa Formula 1.

Entra in questa categoria prestigiosa nel 1991, con la casa irlandese Jordan, arrivando settimo nel Gran Premio del Belgio ma offrendo una prestazione che suscitò l’interesse di un grosso imprenditore della categoria automobilistica, Flavio Briatore. Con lui, Michael approda definitivamente in Benetton e affianca inizialmente grandi piloti come Nelson Piquet.

Da questo momento inizia la lunga sfida con gli altri grandi della Formula 1, come Ayrton Senna e Riccardo Patrese, ma ottiene in pochi anni il primo posto tra i piloti più forti del mondo. Devono trascorrere gli anni 1993 e 1995 per conquistare qualche gara, fino a quando si decide la sua carriera e con l’approdo nella grande e mitica casa automobilistica italiana, la Ferrari.

Siamo nel 1996, e per un decennio intero – fino al 2006 – le cronache automobilistiche parlano di Michael nominandolo confidenzialmente Schumi, nomignolo che sancisce la forte attrazione e la fiducia di un intero popolo di fan che legano il grande pilota al mitico “cavallino” delle scuderie di Maranello.

La carriera di Schumi si lega indissolubilmente all’evoluzione tecnologica della “mitica rossa” – la Ferrari, appunto – e le sue vittorie si associano alle modifiche e alle rivoluzioni tecniche del veicolo. A ciò si aggiungono anche gli uomini del team di scuderia, i tecnici, i meccanici, i “maghi” del pit-stop, tutto il mondo, insomma, che ruota intorno al virtuoso binomio “Schumi-Ferrari”.

Imperdonabile sarebbe dimenticare anche gli altri grandi piloti dell’epoca, e che hanno sfidato la supremazia del pilota tedesco: Ayrton Senna, Eddie Irvine, Jacques Villeneuve, Jean Alesi, Mica Pauli Häkkinen, Rubens Barrichello, Kimi Räikkönen, Fernando Alonso, e altri tra i più noti e famosi ancora oggi.

È dal 2000, però, che Schumi conquista il podio mondiale e diventa il pilota imbattibile che sappiamo: ormai McLaren e Williams – le due grandi case automobilistiche più competitive – devono rinunciare a superare il loro rivale da sempre, soprattutto per i prodigi tecnici raggiunti dalla Ferrari.

Nel 2006, giunto ai suoi 37 anni, il grande Schumi decide di ritirarsi senza essere passato prima per un nuovo competitor automobilistico, la Honda, avendo saturato ogni rapporto e ruolo con la Ferrari, in crisi di prestazioni e, quindi, di vittorie.

Per i tre anni successivi Michael non perde i contatti con il mondo delle corse ma rimane sempre protagonista svolgendo attività di consulenza e di supporto alla casa delle origini e delle vittorie – la Ferrari -, diventando l’esperto sperimentatore dei nuovi prototipi da lanciare, attestandosi come terzo pilota in scuderia sotto la guida dell’allora Presidente, Luca Cordero di Montezemolo.

Nel 2010 il grande Schumi ci riprova e viene ingaggiato dalla Mercedes con cui riprende la sua carriera di pilota dalla diffusa fama di imbattibilità, forse più veloce delle sue attuali capacità: Michael, infatti, non sorprende e nemmeno si avvicina ai primi posti, e già s’intravedono i primi segni di un declino atteso, seppur evitabile se le prestazioni dell’auto tedesca fossero state migliori.

Alla fine del 2012 si ritira definitivamente dopo aver festeggiato i suoi 21 anni di presenza in Formula 1 e i suoi 7 premi mondiali conquistati: una fine eccellente e un successo irripetibile.

Incidente e condizioni di salute

 

Nel 2013, quando Michael ancora programmava quale sarebbe stato il suo futuro di uomo qualunque e di padre e marito di una splendida famiglia, arriva la tragica fatalità di un incidente da cui non si sarebbe mai più ripreso.

Una banale caduta sugli sci e la vita sfugge via dagli affetti, lascia un corpo fragile e inattivo nelle mani sapienti, ma impotenti, della Scienza: la stessa Scienza che aveva regalato certezze e successi, ma incapace di ridare il vigore della coscienza.

Nel 2006 la famiglia vende alcuni beni del pilota, probabilmente anche per sostenere le onerose cure di cui lui ha bisogno, nonché l’assistenza continua e altamente specialistica.

A tutt’oggi, il grande campione non sembra essersi ripreso e, soprattutto, non si conoscono le sue reali condizioni per l’alone di mistero e di silenzio che copre la vicenda e il suo stato di salute sin dalle origini del trauma.

Ultima modifica: 4 Settembre 2017