Gasometro: tutte le tipologie

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Il gasometro è un deposito di raccolta di gas; una struttura nata nel XIX secolo con lo scopo di immagazzinare il gas illuminante delle città industriali.

Gasometro o gazometro è un deposito di raccolta di gas, il cui volume è variabile, nato nel XIX secolo con lo scopo di immagazzinare il gas illuminante delle città industriali, il cui composto è una miscela di metano, monossido di carbonio, butano, acetilene e altre emissioni gassose.

In questa guida vediamo a cosa serve, quali sono le funzioni del gasometro, quali tipologie sono state introdotte sul mercato e quali sono i possibili utilizzi odierni.

Cosa è un gasometro?

Come già anticipato in premessa, il gasometro o gazometro consente di depositare e raccogliere il gas illuminante cittadino. C’è chi li definisce come reperti archeologici dell’industria: fu proprio l’ingegnere scozzese William Murdoch, che per primo battezzò il syngas.

Era il lontano 1800 il syngas era allora un moderno portmanteau in grado di contenere una miscela di gas composto da monossido di carbonio (CO) e idrogeno (H2), con la presenza di metano (CH4) ed anidride carbonica (CO2).

I gasometri, a seconda dell’origine e degli utilizzi a cui sono destinati e delle miscele di monossido di carbonio e di idrogeno che vengono raccolti, possono contenere gas d’aria, gas di città, crack gas, oxo gas etc.

Attualmente i gasometri sono sempre meno utilizzati dalla moderna società tecnologica e rappresentano più dei reperti di archeologia industriale.

Sicuramente, i gasometri hanno fatto la loro storia e non bisogna dimenticare che in passato venivano utilizzati per accumulare il gas urbano che, all’indomani della Prima Rivoluzione Industriale era prodotto per gassificazione del coke (o carbone “spugnoso”) e, successivamente tramite cracking del petrolio.

Si deve ricordare che il town gas, come era appellato nell’Inghilterra della Prima Rivoluzione Industriale, non era altro che una miscela gassosa ottenuta per distillazione del litantrace, che riscaldato era trasformato in coke.

Durante questo processo di produzione del gas, messo a punto dall’ingegnere britannico Samuel Clegg, si veniva a liberare una miscela di gas che poteva essere utilizzata per l’illuminazione.

Questo gas illuminante era utilizzato sia per usi domestici, sia per illuminare pubblicamente le strade cittadine. Con la diffusione del metano l’utilizzo del town gas è via via scomparso e i gasometri hanno perso il loro ruolo.

Oltre a questi usi, i gazometri possono essere utilizzati anche in ambito industriale, si ricorda che erano in uso nelle acciaierie di Cornigliano e di Taranto.

I gazometri erano composti da un cilindro chiuso da un portello o altro elemento scorrevole che garantisce una pressione costante.

La capacità dei gasometri può variare da circa 1000 mc con gasometri a forma di semplice campana a oltre 50000 mc (telescopici).

A che cosa serve il gasometro?

Come in parte anticipato nel paragrafo precedente, il gasometro non è altro che un reparto archeologico che ha fatto la storia dell’Europa industriale.

Emblema indiscutibile della Prima Rivoluzione industriale, il gasometro assolveva ad una funzione di stoccaggio, di deposito e di regolazione della pressione del “gas di città”, il c.d. gas illuminante prodotto dalla combustione del coke ed era utilizzato per gli usi domestici, per esigenze di riscaldamento domestico e per l’illuminazione delle strade urbane.

Con l’inizio della diffusione del metano tali depositi di gas iniziarono a diventare obsoleti in tutta Europa e furono ben presto messi in disuso e demoliti.

Il gasometro espleta una funzione di contenitore a pressione e, presenta al contempo il limite di non essere in grado di contenere grandi quantità di gas, sebbene le dimensioni ragguardevoli.

In quali ambiti si sta sviluppando il gasometro?

Dal limite di essere un enorme contenitore a pressione ma, di non essere in grado di assolvere ad uso di serbatoio per lo stoccaggio a lungo termine di gas, il gasometro può espletare una funzione di immagazzinamento di gas nel breve periodo.

Questa capacità di consentire lo stoccaggio temporaneo di gas permette di rispondere ai picchi di domanda proveniente dalla popolazione, dal bacino urbano e dai poli industriali, di sopperire ad un rischio di fermare il ciclo di produzione. Inoltre, il gasometro può essere impiegato in quelle aree a forte vocazioni industriale con una produzione di tipo ciclico.

Moltissime sono le ipotesi fatte in merito ad un uso alternativo del gasometro: in tante città italiane, in poli industriali con gasometri in disuso, si parla di recuperi architettonici e di riprogettazioni dell’area.

Un valido esempio di sviluppo alternativo dei gasometri viene dalla capitale austriaca Vienna che ha riqualificato gli edifici esistenti, inutilizzati da anni.

Si tratta di un progetto di riqualificazione territoriale e di architettura urbana: un modo di restaurare i vecchi gasometri utilizzati nel XIX nella vecchia città viennese, sorti nel 1896 nel quartiere di Simmering e dismessi nel 1984.

I vecchi reperti archeologici industriali sono stati dichiarati dalle istituzioni viennesi un monumento nazionale e nel 1995 fu indetto un concorso di progettazione internazionale per il recupero dei quattro gasometri.

Si è trattata di un bando pubblico con l’unico vincolo sulla destinazione d’uso residenziale degli stessi e, nel 2001, il complesso è stato ultimato.

Costato circa 175 milioni di euro, il complesso è architettonicamente di grande gusto stilistico ed un esempio di riqualificazione e di recupero di edilizia urbana dei vecchi e dismessi gasometri. Senza “buttare” la sua storia, Vienna cerca di “reinventarsi” ed ammodernarsi recuperando, al contempo, la memoria.

Quanti tipi di gasometro esistono?

Per quanto concerne le tipologie di gasometri, si devono distinguere i seguenti:

  • gasometri a campana: contenitore cilindrico chiuso sulla facciata superiore ed aperto su quella inferiore, la porzione inferiore è immersa in una vasca d’acqua. Le strutture esterne possono essere in muratura e quelle in acciaio;
  • gasometri a secco: contenitore in cui l’elemento mobile è un coperchio che può scorrere sul lato aperto e superiore, il cui volume è delimitato da un coperchio mobile;
  • gasometro a membrana che sono gli ultimi tipi di gasometri realizzati ed immessi sul mercato. Sono di dimensioni contenute con membrane saldate al fine ultimo di realizzare una sorta di camera d’aria. Questi gasometri a membrana rappresenta l’evoluzione di quello a secco: il contenitore ha una porzione cilindrica sulla cui sommità è posta una membrana che assolve da coperchio mobile. La membrana impiegava sofisticati sistemi di tenuta stabile della pressione. Un peculiare esempio di gasometro a membrana è quello dei gasometri pneumatici. In questa tipologia di gasometro il gas viene a una pressione che dipende da quella di compensazione che mantiene la parte esterna gonfia.

Ultima modifica: 16 Ottobre 2017