Formula 1: le dieci curiosità che non ti aspetteresti

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La Formula 1 affonda le sue radici nel lontano 1878, dove venivano disputate due tipologie di gare: la prima si svolgeva di città in città, mentre la seconda puntava il tutto sulla durata.

Cosa sapere sulla Formula 1

Queste due metodologie di gara sono state etichettate, ai giorni nostri, come le antesignane rispettivamente del Rally e dell’Endurance. Bisognerà, invece, attendere il 1906 per veder nascere i primi Gran Premi veri e propri (dal nome di ‘Formula Grand Prix’), che subiranno una più ferrea regolamentazione soltanto 14 anni più avanti. Sarà subito dopo il secondo conflitto mondiale che verrà creata la ‘Formula A’, il cui nome fu cambiato, come tutti la conosciamo, qualche anno più tardi creando, inoltre, l’ulteriore categoria della ‘Formula 2’. Inizialmente durante le competizioni si respirava uno spirito d’avventura che, mixato alle strenue difficoltà che il pilota e la casa produttrice dovevano mettere in campo per ottenere il massimo dalla vettura in gara, rendevano quasi eroici i tagli del traguardo.

La blanda sicurezza e la relativa semplicità delle meccaniche, quindi, lasciavano il passo ad una visione più sportiva dell’evento che relegava tassativamente in secondo piano ogni secondo fine economico.

L’avvento di pubblicità e tecnologia in Formula1

Uno sguardo alla Formula 1, quindi, in totale contrapposizione con quello dei giorni nostri decisamente più sicuro, per piloti e pubblico, ma anche ostinatamente più indirizzato verso l’aumento di valore del brand ed il mero guadagno dei piloti professionisti.

Questa inversione marcata di tendenza ha iniziato a palesarsi, per l’appunto, quando nella Formula Regina hanno fatto la loro entrata sponsorizzazioni e tecnologia. La pubblicità, croce e delizia della società in cui viviamo, non poteva esimersi dal mettere le sue mani in un mondo, quello legato all’automobilismo professionistico, così zeppo di visibilità nonché di denaro sonante. Così le vetture vintage totalmente glabre hanno indossato, pian piano, alcune etichette che ricordassero il nome di marchi famosi. I brand, però, in accordo coi team automobilistici sempre più assetati di facili introiti hanno calcato ulteriormente la mano, sino a giungere ai giorni nostri dove le vetture hanno la scocca completamente ricoperta di sponsor.

Anche la tecnologia, com’era lecito aspettarsi, non è rimasta a guardare e dalle meccaniche semplicistiche degli anni ’50 siamo giunti ad auto di Formula 1, che si avvicinano più ad uno Shuttle che ad un veicolo a quattro ruote. Di seguito troverete dieci curiosità sulla Formula 1 che non vi aspettereste.

Tempi fotocopia

Stabilire una tempistica di giro identica su pista in Formula 1 parrebbe come un’impresa impossibile, ed invece è ciò che è successo nel 1997 mentre si disputava il Gran Premio d’Europa.

Durante le qualifiche di Jerez, in Spagna, tre piloti riuscirono nella straordinaria impresa, seppur fortuita, di terminare con lo stesso preciso indicatore nel cronometro. A riuscire in questa bizzarra coincidenza furono Michael Schumacher, Jacques Villeneuve ed Heinz-Harald Frentzen. In quell’occasione la pole position fu concessa a Villeneuve perchè, da regolamento, doveva beneficiarne il primo che aveva effettuato il giro lanciato.

La squalifica di Hans Heyer 

Il pilota Hans Heyer nel 1977 si rese protagonista di una vicenda unica nel suo genere nel mondo della Formula 1.

All’epoca Heyer si mise alla guida della sua ATS per le qualifiche al Gran Premio ma, sfortunatamente, non riuscì ad accaparrarsi una postazione nella griglia di partenza. Il guidatore professionista tedesco, però, non si diede per vinto e partecipò ugualmente al GP quando, a causa di un problema alla trasmissione, dovette ritirarsi gioco forza. A quel punto, i guidici si accorsero dell’irregolarità infliggendogli la squalifica a vita dalla F1.

Distacchi degni di nota

Diversamente da altre discipline, come il ciclismo ad esempio, è altamente improbabile che tra i due piloti che tagliano per primi il traguardo vi sia un notevole distacco, anzi.

Invece, il pilota scozzese Jim Clark riuscì in questa particolare impresa durante il GP di Belgio ’63 quando distaccò Bruce McLaren di 4 minuti e 54 secondi, doppiando tutti gli altri piloti in gara ad eccezione dello stesso McLaren.

Figli d’arte

Sono tredici le accoppiate padre-figlio comparse nel mondo della F1, malgrado soltanto due di queste siano riuscite ad accaparrarsi un Campionato Mondiale per generazione. Al momento, soltanto Daemon (1996) assieme a Graham Hill (1962 e 1968), e Nico (2016) assieme a Kiko Rosberg (1982) sono riusciti nell’intento.

Donington 1993

Il Gp di Donington ’93 è stata etichettata da molti come la migliore gara di Ayrton Senna, ma il talentuoso pilota commise una piacevole stravaganza durante quel circuito.

Venne, infatti, chiamato ai box per un cambio gomme ma attraversò la corsia degli stessi senza mai fermarsi e ciò contribuì, inoltre, a fargli registrare il giro più veloce.

Il numero 0

Il pilota Damon Hill, nel 1992, decise di cambiare scuderia passando alla nuova Brabham ma, secondo le regole vigenti all’epoca, non poteva aver diritto ad un numero che non fosse lo 0, il quale rimase sulla sua monoposto per ben 24 mesi.

Il passaggio del testimone

Quasi come se il destino volesse dire la sua anche nel contesto della Formula 1, sono state diverse le occasioni in cui un pilota è uscito trionfante dalla gara di debutto di colui che sarebbe poi divenuto il suo rivale.

Ciò è avvenuto con Senna e Prost, ma anche con Schumachere Button ed, ancora, con Hamilton e Raikkonen.

Età media ribassata

Pare che più la tecnologia si sia avvicinata alla Formula 1 e maggiormente questa disciplina sportiva sia divenuta ad uso e consumo prettamente giovanile.

Facendo un paragone tra l’età media in vigore durante i primi Gran Premi del ’50 e quelli odierni la differenza è abissale: all’epoca un pilota aveva in media 46 anni mentre, adesso, l’età media è poco meno di 26 anni per guidatore.

Dividiamoci tutti tranne il podio

Il Gran Premio del 1997 ha avuto due protagonisti indiscussi in Michael Schumacher e Jacques Villeneuve che si son divisi 12 vittorie, 13 pole position e 12 podi.

La curiosità risiede nel fatto che, malgrado sia stata prettamente una lotta a due per il titolo finale, i due piloti non sono mai saliti sul podio durante quella stagione di F1.

L’ultimo arrivato

Se c’è qualcosa di poco edificante per un pilota di Formula 1 è terminare in ultima posizione dopo che le restanti vetture si sono già qualificate. Ed è ciò che è successo al guidatore professionista Narain Karthikeyan che, nel Gp d’Europa svoltosi a Valencia nel 2011, finì al 24° ed ultimo posto.

Ultima modifica: 26 Maggio 2020